Lucretia Estensis de Borgia. Tra biografia e narrazione nelle carte dell'Archivio di Stato di Modena

Il rapporto con la famiglia d'Este

 

Sin dal 1501, in vista delle nozze con Alfonso d’Este, Lucrezia intrattenne un fitto scambio epistolare con Ercole I, che proseguì anche dopo il suo arrivo a Ferrara. Occasione di scrittura sono le circostanze più varie: oltre a quelle riconnesse al matrimonio, anche questioni politiche e diplomatiche, scambi di doni e resoconti sullo stato di salute in una commistione tipicamente rinascimentale tra dimensione pubblica e dimensione privata, tra Casa e Stato. Il 1° settembre 1501, a coronamento di una lunga e complessa trattativa, Lucrezia ricevette finalmente a Roma da Ercole I la tanto attesa comunicazione dell’avvenuta stipula del contratto di matrimonio, per procura, con Alfonso (doc. 14). La minuta della lettera ducale lascia trapelare con evidenza, oltre al compiacimento di rito per il successo dell’accordo, anche le motivazioni squisitamente politiche e dinastiche alla base dell’unione. Stabilitasi a Ferrara nel 1502 e subito alle prese con gravidanze difficili e problemi di salute, Lucrezia dovette affrontare un momento assai grave e delicato nel 1503: a Medelana, dove si era ritirata per sfuggire alla peste, ricevette la notizia della morte del padre Alessandro VI († 18 agosto 1503). Rimasta priva di protezione ed esposta ora a odi e vendette, e trovandosi in una situazione di estrema debolezza anche all’interno della corte estense per non aver dato ancora un erede legittimo ad Alfonso, Lucrezia si affidò nuovamente al duca Ercole I e alla sua scaltrezza. È a lui che il 3 ottobre 1503 rivolge una vibrante ma composta lettera (doc. 15), scritta tutta di suo pugno, raccomandandogli le fragili sorti di suo figlio Rodrigo, duca di Bisceglie, nato dal precedente matrimonio con Alfonso d’Aragona: allontanarlo dall’Italia, inviandolo a Valencia in Spagna, come suggerito dal cardinale Francesco Borgia? Lucrezia, sebbene prostrata all’idea della distanza- «anchor che lla distantia per esser sì lunga me parga como ad matre durissima», scrive - si affida al prudente giudizio di Ercole I.

Maddalena Modesti

 

 

Originali cancelleresche e debitrici alla penna di Cristoforo Piccinini, queste lettere appartengono al periodo più sereno di Lucrezia a Ferrara. Nel maggio del 1502, Lucrezia Borgia prese possesso delle ville ferraresi di Belriguardo e di Belfiore per trascorrere quella che sembrava una serena gravidanza. Interlocutore e destinatario delle missive è il padre observandissimo ovvero Ercole I. Conclusa nel migliore dei modi la trattativa matrimoniale, finite le cerimonie nuziali del febbraio 1502, la duchessa di Ferrara scrive amorevolmente al suocero per ringraziarlo dei doni di cibo squisito (doc. 18) e per compiacersi con lui della bellezza delle residenze in cui sembra destinata a vivere con la sua corte (doc. 16). Certo persistono alcuni doveri ai quali Lucrezia adempie con solerzia. Riceve l’ambasciatore del marchese di Saluzzo (doc. 17) e si occupa del caso della malmaritata Barbara Torelli Bentivoglio che per sfuggire al coniuge Hercole, dal quale era stata ingiustamente imprigionata nella rocca di Fermo, si era rifugiata presso la corte ferrarese (doc. 19). Barbara diverrà componente della sua famiglia e nonostante le pretese del marchese di Mantova perché entri nella casa di Giovanni Gonzaga, resterà a Ferrara andando in sposa ad uno dei più fidati amici e consiglieri di Lucrezia, il conte Ercole Strozzi.

Bruno Capaci