Lucretia Estensis de Borgia. Tra biografia e narrazione nelle carte dell'Archivio di Stato di Modena
Il corpo di Lucrezia: salute, medici e medicina
Dedicataria del trattato di ginecologia Enneas Muliebris di Ludovico Bonaccioli, non meno che degli Asolani di Pietro Bembo, Lucrezia Estense de Borgia conobbe e potere in egual misura e fu pertanto a contatto con i medici e archiatri, allo stesso modo in cui frequentò uomini d’arme e cardinali. E soprattutto con questi ultimi era richiesto un tratto di penna piuttosto scevro dai motivi della autocommiserazione e incline a ribadire una fortissima presenza a se stessa. La sua corrispondenza racconta, tra le altre cose, la quotidiana esperienza di febbri, fluxi e violente emicranie, legati alle sue difficili gravidanze. Specie nell’estate del 1502 (docc. 47-48) le lettere di Lucrezia Borgia a Ercole I d’Este appaiono impegnate ad arginare le conseguenze negative che le sue febbri malariche comportavano. E questo atteggiamento ci introduce ad uno specifico modo di raccontare la malattia al tempo della civiltà delle buone maniere. Sembra che la duchessa di Ferrara interpreti un vero e proprio galateo della sofferenza e, al tempo stesso, manifestazione di temperanza nel far fronte al dolore e allo scoraggiamento indotti dalla malattia e di ‘autodominio’ nel sapersi relazionare con i suoi familiari, consapevole del ruolo dinastico e politico che ha assunto.
L'aspetto pubblico della malattia: Lucrezia e la peste del 1505
In questa lettera (doc.49) la malattia è considerata dal punto di vista dell’intervento pubblico. Lucrezia Borgia mostra di sapere gestire con particolare efficacia la propagazione del contagio pestilenziale a Modena. Tuttavia esiste spazio anche per la narrazione non priva di risvolti drammatici in quanto il racconto di Lucrezia descrive eventi commoventi come la morte di una bambina e di una ragazza, prime vittime del terribile morbo.
Questa missiva di Lucrezia al marito Alfonso I (doc.50) è senza dubbio assai dolorosa in quanto contiene la notizia dell’aggravarsi del primogenito Alessandro. Così dietro i ruoli istituzionali di Alfonso e Lucrezia si può percepire il dramma di due genitori che discorrono per lettera delle precarie condizioni di salute del loro unico figlio. In questa lettera spiccano le qualità umane e professionali dell’archiatra di corte, Francesco Castelli, che si muove in modo esemplare nella difficile situazione, rassicurando amorevolmente Lucrezia, visitando a più riprese il figlio, scrivendo puntuali lettere al duca per avvertirlo della gravità della situazione e dell’imminenza del pericolo per la salute del caro figliolino.
Bruno Capaci