Lucretia Estensis de Borgia. Tra biografia e narrazione nelle carte dell'Archivio di Stato di Modena

I volti di Lucrezia

L’ideale di bellezza rinascimentale, ben cristallizzatosi in prodotti letterari coevi quali il De claris mulieribus di Giacomo Filippo Foresti (1497), il Cortegiano di Castiglione (1528) e i Ritratti delle bellissime donne d’Italia del Trissino (1531), proponeva un perfetto equilibrio di virtù fisiche e morali, in intima reciprocità, atte a fornire un ritratto muliebre di estrema armonia. Anche l’immagine di Lucrezia obbedisce ai precetti di modestia e convenientia estetica, fondati su naturalezza e compostezza. Questo è quanto emerge dalla medaglia coniata in occasione delle nozze con Alfonso I del 1502, in cui la Borgia è raffigurata ancora come giovane donna (fig. 1). La folta chioma, raccolta soltanto da un fermaglio, delinea un busto raffinato, depurato da orpelli, che non lascia trasparire nulla dello stato sociale o del rango che di lì a poco otterrà; unica eccezione è la spilla che, in ossequio alla moda dell’epoca, trattiene la veste sull’omero. Sfugge alla coltre dei lunghi e mossi capelli una singola ciocca che, parallela al profilo, scende lungo il collo. Distante è ormai l’iconografia rigida e austera della precedente duchessa Eleonora d’Aragona, ritratta invece nella medaglia dello Sperandio (1473) con il capo velato e i tratti severi, mentre forse più aderente ai canoni dell’epoca è la raffigurazione di Isabella d’Este nella medaglia di Gian Cristoforo Romano (1498). La celebre medaglia dell’ 'amorino bendato' (posteriore al 1505), di cui ci parla Maria Bellonci attribuendone l’ideazione a Pietro Bembo in base a una lettera inviata alla Borgia nel maggio 1503, consegna una rappresentazione della ormai duchessa ancora pedissequamente modellata sull’iconografia della precedente medaglia nuziale. Sul rovescio appare un’impresa raffigurante un puttino bendato avvinto ad un lauro e recante una faretra spezzata, a richiamare virtù coniugale e pudicizia, insieme ad enigmatiche sigle (fig. 2).

Tutto cambia nella rappresentazione, presumibilmente del 1514, tramandataci da una delle lamine argentee conservate nella Collegiata di San Giorgio a Ferrara, in cui Lucrezia, questa volta effigiata per intero, è al centro della scena, accompagnata da un corteo di dame e nell’atto di presentare l’erede e prossimo duca Ercole II al Patrono della città. La duchessa appare più composta e sontuosamente vestita: l’acconciatura con tipico ‘coazzone’ mette in risalto i tratti grevi e i segni dell’età matura, conferendole l’habitus, ormai consolidato, di donna e figura politica di riferimento per la città (fig. 3). Un ruolo di prestigio ormai pienamente fissato nelle più tarde iconografie attribuite alla Borgia, come ad esempio quella a cui rimanda la discussa medaglia della reticella, conservata presso la National Gallery of Art di Washington, e in cui, alla naturalezza delle prime attestazioni, si sostituisce la volontà di una solenne autorappresentazione (fig. 4).

Rosamaria Isabella Laruccia - Giacomo Ventura