Lucretia Estensis de Borgia. Tra biografia e narrazione nelle carte dell'Archivio di Stato di Modena

Il matrimonio. Le famiglie

Vengono qui presentate due investiture fatte da Papa Alessandro VI nel medesimo anno, mese e giorno; una su istanza della Camera Apostolica ed una su richiesta del Duca di Ferrara. Sulla camicia posta esternamente alla prima bolla vi è un’annotazione che recita: «Bolla di Alessandro VI in cui concede ad Ercole I il vicariato di Ferrara, ecc…Tal Bolla non si dee mai mostrare, essendo di gran lunga meno amplia d’un altra Bolla del giorno ed anno suddetto che esiste nell’archivio segreto».

Sulla prima bolla le parti discordanti sono indicate da appositi segni grafici. Chi poteva preoccuparsi al punto da suggerire tali precauzioni? Si presume che la mano di queste annotazioni sia da attribuirsi a L. A. Muratori, bibliotecario e archivista alla Corte Estense, che aveva lavorato nel corso del XVIII sec. per oltre dieci anni a sostegno degli Estensi nella disputa con la Santa Sede circa il possesso delle valli di Comacchio. Entrambe le bolle furono oggetto di accurato studio al momento della rivendica del feudo di Ferrara che culminerà con la famosa devoluzione del 1597; fu la prima delle due a determinare tale esito, ritenendo la Santa Sede che, con la seconda bolla, Alessandro VI avesse alterato indebitamente le antiche concessioni e diminuito il censo dovuto. Tuttavia, fu la seconda bolla, più ampia e completa, ad essere trasferita a Vienna insieme all’ archivio che Francesco V, ultimo Duca di Modena, portò con sé quando lasciò il Ducato nel 1859 e che conservava presso di sé al momento della sua morte nel 1875. Solo nel 1921 questo archivio fu recuperato e restituito all’Italia e poté far ritorno a casa e con esso fece ritorno anche la bolla alessandrina che qui si presenta per la prima volta.

 

Il Duca Ercole riteneva che a seguito del matrimonio del figlio Alfonso con Lucrezia Borgia sarebbe riuscito ad ottenere maggiori concessioni dal papa; non contento della bolla emanata (doc.2), ne chiedeva una nuova come attesta questa minuta (doc.3) in cui avrebbe voluto non solo veder ampliata la concessione del Ducato di Ferrara a tutti i discendenti in perpetuo, e non fino alla terza generazione, ma anche che la sua autorità venisse estesa anche alle terre di Romagna e di Lugo e Argenta.

 

 

Nel Castello di Ferrara, in una camera di quello che sarebbe stato l’appartamento di Lucrezia Borgia, alla presenza di numerosi testimoni, tra cui il vescovo di Orte Luigi Catellani, Guglielmo Raimondo Borgia nipote del papa, il conte Borso da Correggio, il giureconsulto e consigliere ducale Giovanni Luca da Pontremoli e molti altri, viene redatto questo l’atto di ratifica (doc. 4). Con esso si attesta che il giorno 5 gennaio 1502 Ferrante d’Este, con pieno mandato di procura ad agire per conto del padre, il duca Ercole I, ha ricevuto i 74.000 ducati d’oro a saldo della dote di 100.000 ducati d’oro, prevista nel contratto di matrimonio stipulato a Roma dal notaio Camillo Benimbene. I residui 26.000 ducati d’oro erano già stati ricevuti in tre distinte soluzioni, la prima di 15.000 ducati, la seconda di 10.000 e la terza di 1.000. Tra le clausole del documento si specifica inoltre la piena restituzione dei castelli che erano stati dati in pegno del pagamento della dote. Si ratifica infine che Alessandro VI ha versato quanto stabilito e null’altro sarà dovuto. Il documento esposto è l’originale, redatto dal notaio ferrarese Geronimo Stabellini sulla base delle imbreviature del notaio Teobaldo Malatesta. Entrambi i notai appongono al documento il proprio segno tabellionale e la sottoscrizione autografa.

Margherita Lanzetta