Lucretia Estensis de Borgia. Tra biografia e narrazione nelle carte dell'Archivio di Stato di Modena

Parlar per cifre e per emblemi, fra storia e narrazione

Collocate all’interno della busta 141 nella sezione Casa e Stato, Carteggi tra principi estensi dell’Archivio Segreto Estense, le familiares di Lucrezia Estense de Borgia furono scritte dal 1501 al 1519 e indirizzate rispettivamente al suocero Ercole I, al marito Alfonso I e ai cognati Ippolito I, Ferrante e Giulio d’Este. Non possiamo ritenere queste lettere un documento autobiografico in senso stretto, perché il loro principale oggetto è il governo della casa e dello stato estense, ma non c’è dubbio che in esse si esprime la personalità di Lucrezia che, anche nei momenti più difficili, dalla malaria del 1502 alla morte del padre Alessandro nel 1503, dalla prigionia del fratello Cesare, nel 1505, alla guerra contro Venezia del 1509, risulta forte e temperata. Le missive della busta 141 si comprendono ancora meglio in tutta la ricchezza dei loro contenuti se di leggono e si confrontano con le risposte dei destinatari ricavata dai Carteggi tra principi estensi. Un vero e proprio network di lettere viene creato per collegare, dalle sedi di Ferrara, Modena, Spilamberto, Belriguardo e Rezo (Reggio Emilia) i principi, regnanti e non, di casa d’Este. La maggior parte di queste lettere è indirizzata ai duchi di Ferrara Ercole I e Alfonso I, rispettivamente suocero e marito, ma anche al cognato il cardinale Ippolito I. Con quest’ultimo Lucrezia Borgia condivise momenti importanti del governo del Ducato, in particolare nel 1507 al tempo dello sfortunato tentativo dei Bentivoglio di tornare a Bologna. La corrispondenza della duchessa di Ferrara che va dal 1501 al 1507 presenta accenni non fuggevoli al rapporto con il fratello Cesare. In ognuna di queste missive egli è sempre e soltanto il «Ducha di Romagna» ma traspare tra le righe la sua presenza assidua, affettuosa e protettiva.

 

 

Dopo il 1503, in seguito alla sua caduta politica, Cesare Borgia diverrà oggetto delle preoccupazioni politiche e diplomatiche di Lucrezia, delle quali si trova abbondantemente traccia in questo epistolario, soprattutto nelle missive indirizzate nel 1505 ad Alfonso I e Ippolito d’Este. In quell’anno la duchessa di Ferrara tenterà di promuovere un’iniziativa negoziale della Santa Sede presso Ferdinando II, viceré di Spagna, per liberare il fratello prigioniero nel forte della Mota a Medina del Campo. Impresa che però non sarà fortunata nonostante il sostegno, oltre che dei familiari estensi, del duca di Urbino e del marchese di Ferrara. Cesare Borgia morirà a Viana nel 1507. Le lettere che si presentano in questa mostra appartengono, idealmente, a due sezioni ribattezzate ‘galateo familiare’ e ‘galateo della sofferenza’. Quelle appartenenti alla prima, originali cancelleresche, appaiono debitrici alla penna di Cristoforo Piccinini. Questa porzione dell’epistolario, presentata nella sezione di seguito dal titolo Il rapporto con la famiglia d’Este riguarda un periodo più sereno di Lucrezia a Ferrara, ovvero i mesi da febbraio a maggio nel 1502. Sembra apparire tra le righe di queste lettere la bellezza e la serenità dell’ambiente in cui sono state scritte, ovvero la residenza ‘delizia’ di Belriguardo, che fu cara anche a Torquato Tasso e a Johann Wolfgang Goethe. La seconda porzione, qui presente nella sezione Il corpo e lo spirito, con lettere dettate a Niccolò Bendidio e a Cristoforo Piccinini, attraversa la terribile estate del 1502, da luglio a settembre, e giunge all’ottobre del 1505, quando muore il caro figliolino Alessandro, secondogenito di Lucrezia. Spicca in questa corrispondenza la figura del medico di corte Francesco Castelli, la cui visita a Lucrezia e al figlio Alessandro nell’ottobre del 1505 appare come un vero esempio di civiltà cinquecentesca delle buone maniere, declinate nella cura e nell’assistenza anche psicologica di una madre in procinto di perdere il suo neonato.

Bruno Capaci