Dall’Alma Mater al mondo. Dante all’Università di Bologna

Paleografi

I paleografi bolognesi per lo studio di Dante (a cura di Maddalena Modesti e Annafelicia Zuffrano) 

La scuola dei paleografi dell’Università di Bologna ha offerto grandi contributi allo studio dell’ambiente e del contesto storico della Bologna medievale che Dante ebbe modo di frequentare in diverse fasi della sua vita.

Gianfranco Orlandelli (Bologna, 1919-1991) è stato professore di Paleografia latina e Diplomatica dal 1960 al 1991. Ha contribuito alla ricostruzione dell’ambiente della Bologna comunale e universitaria, così come traluce dalla documentazione coeva, nei formulari notarili e nei trattati dei maestri di Ars notarie [1], nei registri dei Memoriali e nei documenti giudiziari bolognesi [2][3].

Fra queste testimonianze si trovano anche tracce precoci della circolazione delle opere dantesche, come un codice dell’Inferno depositato nel 1325 da dominus Mediuscomes del fu Ezzellino de Est de Padua nel fondaco di Charolus Lapi de Florentia [4] o un esemplare della Vita nova rubato nel 1306 [5][6]; o indizi dell’attività di Bartolomeo de Bartoli, copista di un celebre codice della Commedia [7][8].

Giovanni Feo (1961-2013), professore di Paleografia latina e Diplomatica dal 2001 al 2013, con Armando Antonelli ha pubblicato nel 2004 uno studio su La lingua dei notai a Bologna ai tempi di Dante (link). Attraverso l’esame di scritture in volgare di carattere pratico [9][10], oggetto anche di verie tesi [11], è andato alla ricerca di nuove attestazioni del volgare bolognese che Dante mostra di conoscere e di apprezzare nel De vulgari eloquentia.

EN

Bolognese paleographers for the study of Dante

The University of Bologna’s School of Paleography has made significant contributions to the study of the environment and historical background of medieval Bologna, where Dante had the opportunity to study during various stages of his life.

Gianfranco Orlandelli (Bologna, 1919-1991) was a professor of Latin Paleography and Diplomatics from 1960 to 1991. He contributed to reconstructing the ambience of medieval Bologna and its university as revealed in contemporary documentation, in notarial forms and in treatises written by the masters of the Ars notarie [1], in the registers of the “Memoriali” and in judicial documents [2][3]

These testaments include early traces of the circulation of Dante’s works, such as a codex of the Inferno deposited in 1325 by the dominus Mediuscomes of the late Ezzellino de Est de Padua in the storehouse of Charolus Lapi de Florentia [4], a manuscript of the Vita nova stolen in 1306 [5] [6], and evidence of the activities of Bartolomeo de Bartoli, copyist of a famous codex of the Comedy [7] [8].

Giovanni Feo (1961-2013) was a professor of Latin Paleography and diplomatics from 2001 to 2013. He co-published a study on La lingua dei notai a Bologna ai tempi di Dante (link) (‘The Language of Notaries in Bologna in Dante’s Time’) with Armando Antonelli in 2004 . He examined writings in the vernacular of a practical nature [9] [10], also subject of a number of thesis he assigned and supervised [11], seeking out new proof of the Bolognese vernacular that Dante demonstrated knowledge and appreciation of in De vulgari eloquentia