Dall’Alma Mater al mondo. Dante all’Università di Bologna

Lingua inglese, francese e tedesca

Traduzioni in lingua inglese (a cura di Carlotta Farese, Gilberta Golinelli, Gino Scatasta)

La ricezione dantesca in ambito anglofono è certamente marcata, per il pubblico internazionale, dall’immaginario preraffaellita. La fortuna di Dante nel Regno Unito inizia però ben prima e si conferma a partire dall’età romantica grazie alla versione di Cary [1]. Vi è da parte sua la volontà di adattare la traduzione alla sintassi dell’originale; il lessico ricco di arcaismi rispecchia il gusto romantico del tempo. La restituzione del testo di partenza anima anche Dante Gabriel Rossetti, che si cimenta con la Vita nova [2], opera che doveva accompagnarsi al suo ciclo iconografico ad hoc che segnerà a lungo la ricezione inglese di Dante. Nella traduzione della Commedia dello statunitense Longfellow [3] è palese il suo sforzo di restare quanto più possibile prossimo all’originale, rispettando il testo piuttosto che interpretarlo, non assumendosi la responsabilità di interpretare Dante, ma solo di trasmetterlo al lettore anglofono. All’opposto si pone il nordirlandese Carson [4]: non conoscendo la lingua italiana, produce una sorta di riscrittura di traduzioni precedenti, preoccupandosi però di rendere lo spirito conflittuale dei tempi di Dante, non troppo discosto dalla tensione e contrapposizione dell’Ulster.

Traduzioni in lingua francese (a cura di Riccardo Campi)

La frequentazione francese nei confronti dei testi danteschi è di lunga data e quantitativamente cospicua. La scelta qui proposta si concentra sul XX secolo. La questione traduttiva principale sta nella resa dell’endecasillabo della Commedia in una misura adatta alla prosodia francese. Si va da soluzioni polimetriche come quella adottata da Longnon [5], mentre la traduzione di Pézard [6] si concentra maggiormente sulla resa testuale, privilegiando arcaismi attenti anche alla restituzione fonica dell’originale. La scelta di Risset [7] è andata, invece, verso una scelta modernizzatrice del testo, adottando il verso libero e liberando al contempo la traduzione da scelte ampollose e sclerotizzanti che a livello lessicale non avrebbero restituito la dinamicità dell’originale dantesco. Scialom [8] adotta il decasillabo, il metro usuale della poesia epica francese, al fine di restituire la tensione ritmica che accompagna l’avanzare delle terzine del testo dantesco. Anche Vegliante [9] è preoccupato dalla resa metrica, ma sfugge dalla gabbia del decasillabo alternandolo con dodecasillabi alessandrini assonanzati, rifiutando l’obbligo della terza rima restituendo così al lettore francese contemporaneo un testo agevole e scorrevole ma mai banale. 

Traduzioni in lingua tedesca (a cura di Chiara Conterno, Michael Dellapiazza, Barbara Ivancic, Alessandro Zironi)

Risale al periodo pre-romantico la prima traduzione tedesca integrale della Commedia, a cura di Jagemann [10], che a lungo aveva risieduto in Italia e poi presso la corte di Weimar, dando abbrivio al successo di Dante in Germania in età romantica. È il re Giovanni di Sassonia, sotto lo pseudonimo Filatete che traduce le tre cantiche [11] nel corso di 40 anni, partendo dall’Inferno, scoperto durante un soggiorno del sovrano nel corso della sua Italienische Reise. Tutt’altra atmosfera adombra le altre due traduzioni in mostra, concepite durante il periodo dei totalitarismi. La edizione ottocentesca della Commedia per mano di Witte [12] è ristampata in occasione della visita di stato di Hitler in Italia, a suggellare l’amicizia italo-tedesca, in cui Dante, il cui cognome è etimologicamente germanico, sarebbe allora il naturale legame tra i due popoli. Curiosa la traduzione di Geiger, stampata in Italia presso una casa editrice usa a stampare opere d’arte in libri di pregio [13], che rispecchia lo spirito del traduttore austriaco (ma attivo a Venezia) legato ai melancolici destini della Felix Austria imperiale in contatto con Rilke, Zweig e von Hoffmansthal. 

EN

Translations into English 

The English-speaking world’s reception of Dante is certainly marked, for the international public, by Pre-Raphaelite imagery. Dante’s destiny in Britain begins much earlier, however, and gains momentum during the Romantic era with Cary’s translation [1]. Cary sought to model the translation after the syntax of the original; his lexicon, rich in archaisms, reflects the Romantic tastes of the period.  Dante Gabriel Rossetti was also driven to recreate Dante’s original text. He grappled with La Vita Nova [2], a translation that was to accompany his iconographic cycle. Rosetti’s art would long influence the English reception of Dante. The American poet Longfellow [3] made a clear choice to follow the original as closely as possible in translating the Comedy, honouring the text rather than interpreting it. He viewed his task not as explaining Dante, but only transmitting the poet’s words to the English-speaking reader. The Northern Irish poet Carson [4] took the opposite approach. Never having learned Italian, he produced a sort of compendium of previous translations. His concern was to bring to life the conflictual spirit of Dante's age, far from foreign to the tension and opposition of Ulster. 

Translations into French 

Dante’s career in French has been prolific and long-standing.  Here we focus on the 20th century. The main translation issue lies in surrendering the Comedy’s hendecasyllable to a metre adapted to French prosody.  Solutions range from Longnon’s polymetric approach [5] to Pézard’s focus on duplicating the original text; he deployed archaisms to reproduce the sound of Dante’s poem [6]. Risset instead opted to modernise the text [7], adopting free verse while freeing the translation from pompous, ossifying word choices that would not have expressed the dynamism of the original Dante. Scialom [8] adopted the decasyllable, the usual metre of French epic poetry, to recreate the rhythmic tension accompanying the advancement of tercets in Dante’s text. Even Vegliante [9] was concerned about metre yet escapes the prison of decasyllables by alternating these with harmonious 12-syllable alexandrines and choosing not to rhyme the tercet’s third line: thus presenting the contemporary French reader with an easy, flowing, yet never trite text.  

Translations into German 

The first complete German translation of the Comedy dates to the Pre-Romantic period. It was edited by Jagemann [10], who long resided in Italy before moving to the Weimar court. He heralded the success of Dante in Romantic-era Germany. It was King John of Saxony, under the pseudonym Philalethes, who translated the three canticles [11] over the course of 40 years. First came the Inferno, which the king had discovered during one stop on his Italienische Reise. A different atmosphere shadows the other two translations on display, conceived during the period of totalitarianism. Witte’s 19th-century edition of the Comedy [12] was reprinted on the occasion of Hitler’s state visit to Italy. The gesture would seal the friendship between Italy and Germany, it was hoped; and Dante, whose surname is etymologically Germanic, would then be the natural bond between the two peoples. Geiger’s translation, issued by an Italian publisher that usually printed prestigious volumes of artwork [13], is another odd relic. It reflects the spirit of the translator, originally from Austria but active in Venice and in contact with Rilke, Zweig and von Hofmannsthal. Geiger is linked to the melancholy destiny of imperial Felix Austria.