Dall’Alma Mater al mondo. Dante all’Università di Bologna

Giovanni Pascoli

I corsi danteschi di Pascoli professore a Bologna (a cura di Francesca Florimbii)

Oltre che grande poeta in italiano e in latino, Giovanni Pascoli (1855-1912), fu un appassionato studioso di Dante, a cui dedicò diversi volumi. Il suo culto dantesco, risalente agli anni del liceo, subì una svolta nel 1882, quando Pascoli visitò la tomba di Dante a Ravenna ed ebbe la prima ispirazione per la sua opera esegetica, che iniziò a prendere forma negli anni immediatamente successivi.  Dopo aver insegnato latino e greco nei licei e nelle Università di Bologna, Messina e Pisa, nel 1905 fu chiamato a succedere a Carducci sulla cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Bologna. Qui la sua esegesi dantesca giunse a termine. Il 17 gennaio 1906 cominciarono le sue lezioni di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, con la cosiddetta Prelezione al corso di Letteratura italiana [1], un’introduzione agli argomenti del corso, conservata, in minuta autografa, presso l’Archivio di Casa Pascoli a Castelvecchio. 

Qui il professore annunciava: «Se avrò tre anni di vita e di forza, io vorrò fare il Comento della Divina Comedia. Buon augurio mi offre questa città nella quale furono fatti i primi comenti di Dante». La prelezione rappresenta una delle poche fonti dirette degli argomenti che Pascoli affrontò nel suo insegnamento bolognese. Se quanto Pascoli afferma nella prelezione avvalora l’ipotesi di un corso dantesco che si estese per più anni accademici, alcune carte conservate a Casa Pascoli a Castelvecchio confermano che fra il 1909 e il 1911 Pascoli dedicasse ancora le proprie lezioni a Dante. Si tratta anzitutto di un manipolo di fogli, intitolati Lezioni dantesche del 1909-1910 [2], che custodisce un commento organico a diciotto canti dell’Inferno: una fitta parafrasi continua in cui l’esegesi è spesso arricchita dal rinvio ai testi ritenuti centrali nella costruzione del viaggio dantesco.   

Pascoli fa spesso ricorso agli ipotesti della Commedia e, forte dell’affinità elettiva esistente tra autore e glossatore, supera la consuetudine di accostare il commento alle rime, lasciando ampio spazio a intuizioni personali. A questo materiale si affianca una dispensa apografa, relativa all’a.a. 1910-1911 [3], organica nel suo insieme ed esclusivamente dedicata alla Commedia. Quattro delle nove lezioni custodite nella dispensa coincidono con alcuni fogli autografi conservati a Casa Pascoli, che ne testimoniano l’autenticità. Uno dei tanti testimoni dell’incessante lavoro di esegesi dantesca di Pascoli è senz’altro un’edizione della Commedia di Dante Alighieri, stampata a Padova nel 1881, ancora oggi conservata a Casa Pascoli, a Castelvecchio [4]. I diversi segni di lettura e le numerose annotazioni autografe disseminate sulle pagine rivelano la sua costante riflessione sul testo del poema: «lo meditavo per giorni interi e ne sognavo (sorrida o rida chi vuole; ma è vero!) le notti», affermava infatti nella prefazione alla Minerva Oscura, dichiarando di «aver visto nel pensiero di Dante» e di aver scoperto «le leggi di gravità» del mondo dantesco.  

Con il volume la Minerva oscura (1898) [5] Pascoli inizia a divulgare la propria interpretazione della costruzione morale del poema dantesco: attraverso una fitta rete di corrispondenze, nell’intento di dimostrare l’unicità dei sistemi penali di Inferno e Purgatorio e la perfetta coerenza strutturale della Commedia. A seguito delle recensioni negative ricevute da questo primo scritto, Pascoli decise di ribadire la scientificità e la validità della propria esegesi, componendo nei primi mesi del 1899 una Lettera a Francesco Flamini [6] – scelto come interlocutore per le sue qualità di profondo conoscitore di Dante –, rimasta inedita per volontà dell’autore e apparsa postuma. Nel secondo volume dantesco, Sotto il velame (1900) [7] – Pascoli analizza singoli luoghi della Commedia per riuscire a ricostruirne il sistema filosofico. In Sotto il velame, Pascoli sostiene che il tema nodale del poema sia l’abbandono della vita attiva per quella contemplativa A partire dall’analisi del sistema penale dell’Inferno, ripercorre il tragitto fisico e spirituale di Dante: un cammino catartico, di cui Pascoli esamina i singoli momenti studiando i vari ostacoli incontrati e superati dal pellegrino. Testimoniano una stesura iniziale e ancora provvisoria di tre capitoli di Sotto il velame le carte intitolate alle Tre fiere, al Corto andare e alle Tre rovine [8], predisposte in vista della pubblicazione. 

Nonostante le aspre critiche che i suoi studi danteschi suscitavano, generando nel loro autore un certo malcontento, Pascoli non abbandonava l’idea di promuovere la propria visione del poema sacro e lavorava instancabilmente al terzo dei suoi scritti, stampato con il titolo di La Mirabile visione dall’editore messinese Muglia nel 1902 [9]. Dopo aver ripercorso gli antefatti della Commedia assieme a Dante autore, Pascoli si mette quindi nuovamente in viaggio con Dante personaggio, nell’intento di dare una maggiore organicità a temi e motivi già diffusamente introdotti nei due precedenti volumi. Insiste sul rapporto della Commedia con l’Eneide; riconosce in Dante il nuovo Enea. Le carte relative alla Mirabile visione [10] paiono ancora piuttosto lontane dalla forma definitiva: si tratta di un abbozzo della parte iniziale dell’opera, comprensivo di frontespizio, proemio e primi quattro capitoli del futuro volume. In maniera analoga, i diversi materiali di lavoro e le varie stesure che si conservano a Casa Pascoli del quarto scritto dantesco, la Prolusione al Paradiso – apparso a stampa nel 1903 (Messina, Muglia), dopo un lavoro di revisione del discorso pronunciato da Pascoli il 4 dicembre 1902 nella chiesa di Orsanmichele a Firenze – [11, 12], mostrano l’opera in un stadio compositivo ancora frammentario, nonostante Pascoli già si occupasse, come del resto nel caso precedente, dell’allestimento del paratesto, a cominciare dal frontespizio che sarà in effetti ricalcato nell’edizione a stampa. Benché sempre più turbato dall’accoglienza negativa riservata ai suoi studi sulla Commedia, nella Prolusione al Paradiso Pascoli continua a ripetere di avere compreso il messaggio più autentico di Dante, la vera concezione teologica alla base del suo poema: «In verità cosa avrei potuto far di meglio? Io portava a Firenze, nelle loro prime linee, il pensiero di Dante e il disegno del poema, i quali da sei secoli s’ignoravano e si cercavano. Con profonda letizia oggi mi compiaccio che risonasse là questa voce sì fioca di parole, ma che rivelava sì profondi misteri».

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The Dantescan Courses of Professor Pascoli at Bologna

As well as a great poet in Italian and Latin, Giovanni Pascoli (1855-1912) was a passionate scholar of Dante, to whom he dedicated several volumes. Although Pascoli’s adoration of Dante dates back to his high school years, his visit to the poet’s tomb in Ravenna in 1882 was a turning point. It was the first inspiration for his exegetical work, which began to take shape in the years immediately following. After teaching Latin and Greek in high schools and universities in Bologna, Messina and Pisa, he was called to succeed Carducci as chair of Italian Literature at the University of Bologna in 1905. Here he brought his exegesis on Dante to fulfilment. He began his lessons on Italian Literature in the Faculty of Letters at the University of Bologna on 17 January 1906 with the so-called “Preview of the Italian Literature Course” [1], an introduction to the course content. The original rough draft is preserved at the Casa Pascoli Archives in Castelvecchio. Here, the professor announced: If I have three years of life and strength, I wish to comment on the Divine Comedy. This city, where the first commentaries on Dante's Comedy were written, offers me a good omen”. The preview is one of the few direct sources for the subjects that Pascoli addressed while teaching at Bologna. If Pascoli’s words in the preview suggest a Dante course that extended over several academic years, papers stored at Casa Pascoli in Castelvecchio confirm that from 1909 and 1911, Pascoli continued to devote his lessons to Dante. First, a handful of documents entitled “1909-1910 Dantean Lessons” [2] offers a cohesive commentary on eighteen cantos of the Inferno: a dense, continuous paraphrase. The exegesis is often enriched by references to texts considered central in the construction of Dante's journey. Pascoli draws upon the Comedy’s hypotexts. Confident in the elective affinity between author and glossarist, he overcomes the custom of positioning verses and commentary side-by-side: so leaving ample space for personal intuition. This material is joined by a copy of his lecture notes for the 1910-1911 academic year [3], a coherent whole entirely dedicated to the ComedyFour of the nine lessons coincide with original papers preserved at Casa Pascoli, in testament to their authenticity. One of the many witnesses to Pascoli's constant dedication to Dantescan exegesis is doubtlessly an 1881 edition of the Commedia di Dante Alighieri printed in Padua and still preserved today at Casa Pascoli in Castelvecchio [4]. Various signs of wear from reading and numerous annotations scattered across the pages reveal his constant reflection on the text of the poem: I meditated on it for entire days and dreamed of it (smile or laugh, if you want; but it’s true!) at night”, he states in the preface to Minerva Oscura (‘Dark Minerva’), declaring that he had seen Dante’s thought” and discovered the laws of gravity” of the Dante world. With the volume Minerva Oscura (1898) [5]Pascoli begins to divulge his own interpretation of the moral construction of Dante’s poem: lighting upon a dense web of parallels to demonstrate the uniqueness of the penal systems found in the Inferno and Purgatorio and the Comedy’s perfect structural coherence. Following the negative reviews garnered by this first book, Pascoli chose to reaffirm the scientific nature and validity of his exegesis. He composed Lettera a Francesco Flamini (‘Letter to Francesco Flamini’) in the first months of 1899 [6], choosing Flamini as interlocutor for his deep knowledge of Dante. The letter was left unpublished at the author’s behest, appearing posthumously. In his second volume on Dante, Sotto il velame (‘Under the Veil’, 1900) [7], Pascoli analyses individual places in the Comedy to reconstruct the underlying philosophical system. In Sotto il velamePascoli argues that the poem’s central theme is the abandonment of active life for a contemplative one. Beginning from an analysis of the Inferno’s penal system, it traces Dante's physical and spiritual journey: a cathartic path. Pascoli examines the path's individual moments by exploring the different obstacles encountered and overcome by Dante as pilgrim. Three chapters of Sotto il velame prepared for publication, entitled Le tre fiere (‘Three Fairs’), Il corto andare (‘The Short Run’) and Le tre rovine (‘The Three Ruins’) [8], testify to an early and still provisional draft of the work.  Although the harsh criticism elicited by his work on Dante disgruntled the author, Pascoli did not abandon the idea of promoting his own vision of the sacred poem. He worked tirelessly on his third book, released under the title La mirabile visione (‘The Marvelous Vision’) by the Messina publisher Muglia in 1902 [9]. After revisiting the background of the Comedy together with Dante as author, Pascoli sets out on a new journey with Dante as character, seeking to provide a greater organicity to themes and motifs already widely discussed in the previous two volumes. He stresses the connection between the Comedy and the Aeneid,  viewing Dante as the new Aeneas. The papers relating to La mirabile visione [10] seem rather removed from the definitive form they would assume. They sketch out the first part of the work, including the title page, preface and first four chapters of the future volume. Similarly, the working materials and various drafts preserved in Casa Pascoli of his fourth volume on Dante, Prolusione al Paradiso ('Prelude to Paradise’) show the work in a still fragmentary compositional stage. As in the previous case, Pascoli had already taken care to prepare the paratext, beginning with the cover page, which would in fact be reproduced in the print edition [11]. The book appeared in print in 1903 (Messina, Muglia), following Pascoli’s revision of the speech he delivered on 4 December 1902 in the Church of Orsanmichele in Florence [12]Although increasingly disturbed by the negative reception produced by his research on the Comedy, in Prolusione al Paradiso Pascoli continues to repeat what he has understood as Dante's most authentic message, the true theological conception underlying the poem: "In truth, what could I have done better? I brought Dante's thought and the design of his poem, for six centuries neglected and sought, to the front lines, to Florence.  I rejoice with deep happiness today that this voice resounds, so weak in words yet revealing such profound mysteries”.