Dall’Alma Mater al mondo. Dante all’Università di Bologna

Presentazione

Presentazione (a cura di Francesco Citti)

In occasione del settimo centenario della morte di Dante, con la mostra Dall’Alma Mater al Mondo. Dante all’Università di Bologna, l’Ateneo bolognese raccoglie una duplice sfida: da un lato riflettere su alcuni momenti della ricezione di Dante, in particolare tra la fine dell’età moderna e la contemporaneità, dall’altro ripensare alla propria storia parimenti centenaria, che inevitabilmente si è intersecata con quella di Dante e della sua straordinaria opera. Aprendo le celebrazioni dantesche, un maestro dell’Alma Mater recentemente scomparso, Andrea Battistini, ha ricordato come la Commedia non solo  tocchi le emozioni dei suoi lettori, ma pretenda da loro un «responso», una presa di posizione: si potrebbe persino pensare che «Dante abbia previsto fin dal principio la presenza necessaria dei commentatori, cominciando subito a disseminare figure enigmatiche come il veltro, le tre fiere, che suscitano non solo la suspence e il bisogno di proseguire nella speranza di trovare qualche spiegazione, ma stimolano anche coloro che ritengono di averne decifrato il senso – comunque molteplice – ad apporre al suo testo chiose che, sedimentate, hanno dato vita al secolare commento. Per nessun altro come per Dante» conclude Battistini «vale il principio ermeneutico della “cooperazione interpretativa” tra autore e lettore».

Queste parole mi sembrano la chiave di lettura più adeguata per comprendere il senso di questa mostra: la prima sezione (coordinata da Giuseppe Ledda) è costituita infatti da un percorso attraverso la lettura di Dante all’Università di Bologna che, partendo da Carducci e Pascoli, giunge ai nostri giorni, coinvolgendo una molteplicità di discipline e di punti di vista; proprio per questo la realizzazione di questo itinerario ha richiesto la collaborazione di quattro dipartimenti di area umanistica (Filologia Classica e Italianistica; Beni Culturali; Storia Culture Civiltà; Lingue, Letterature e Culture Moderne), della Biblioteca Universitaria e del Sistema Museale di Ateneo, cui si è affiancato il Dipartimento di Architettura.

L’ampiezza e la varietà dei materiali sono tali, che si potrà qui richiamare solo sinteticamente qualcuno dei percorsi possibili. Protagonisti sono innanzi tutto i commenti antichi, in latino e in volgare, tra cui spiccano i nomi di Benvenuto da Imola, Pietro di Dante, Iacomo della Lana e, più tardi, di Cristoforo Landino. Questi commenti, sia manoscritti che stampati in preziosi incunabuli, si trovano esposti nell’atrio dell’Aula Magna (per l’iniziativa Spiegare Dante. Testimonianze e commenti alla Divina Commedia nelle raccolte della Biblioteca Universitaria di Bologna, promossa dalla Regione Emilia-Romagna) e costituiscono così l’introduzione ideale ai documenti dell’attività esegetica contemporanea: si comincia con l’edizione di Dante interfoliata e annotata da Carducci, si passa per quella postillata da Pascoli, per finire con l’attualissimo e fortunato commento di Emilio Pasquini e Antonio Enzo Quaglio (per tacere di altri commenti alla Vita Nova, alle Rime e alle opere latine), cui si accompagnano edizioni rare (come la princeps del 1472, l’edizione con illustrazioni di Dante Gabriel Rossetti, o le preziose stampe di Tallone) e innumerevoli Lecturae Dantis, offerte in occasioni pubbliche, o semplicemente nelle aule universitarie. Ma accanto a questo nucleo, costituito dagli studi analitici sul testo, la sua tradizione ed esegesi, troviamo in mostra contributi che da diversi punti di vista illuminano il mondo di Dante e dei suoi contemporanei: lavori di paleografi, filologi romanzi e storici cooperano nel fare emergere uno sforzo condiviso di interpretazione multidisciplinare, che si intensifica in occasione degli ultimi tre centenari danteschi.

Così, in occasione del sesto centenario della nascita (1865), accanto all’impegno di Carducci per celebrare il poeta dell’unità d’Italia, viene documentato il clamore suscitato dalla sensazionale scoperta delle ossa di Dante a Ravenna. Il tema è centrale anche nel sesto centenario della morte (1921), con la promozione di un ampio studio antropologico delle reliquie da parte di Fabio Frassetto e di studi biografici e d’archivio da parte di Corrado Ricci a Ravenna, mentre a Bologna, nell’Università e all’Archiginnasio, si moltiplicano le iniziative, coordinate dall’italianista Alfredo Galletti, e con il contributo del latinista Giuseppe Albini. Il settimo centenario della nascita (1965) segna un ulteriore intensificarsi degli studi nell’ambito dell’italianistica (con una ricca produzione scientifica che giunge fino ai nostri giorni), ma vede soprattutto un coinvolgimento corale dell’Ateneo nello studio dell’opera di Dante e del suo tempo (basti menzionare, tra gli altri, gli studi di Ovidio Capitani, Gina Fasoli e Augusto Vasina): persino l’anno accademico (1965-1966) si apre con una prolusione dantesca, di Raffaele Spongano, e sempre in questa occasione riceve la laurea h.c. il grande dantista americano Charles Singleton (i cui saggi sono pubblicati dal Mulino grazie all’interesse dell’amico Ezio Raimondi).

Alla scrittura accademica si accompagna, in modo non sporadico, anche una scrittura letteraria, che si nutre di Dante: anche qui il percorso parte da Carducci (autore fra l’altro dei sonetti Dante e Giustizia di Poeta, nelle Rime nuove) e Pascoli (per cui si ricorderanno almeno il Conte Ugolino nei Primi Poemetti e l’Inno degli emigrati italiani a Dante, in Odi e Inni), e passa attraverso le prove poetiche di Albini (con il sonetto Dante, e soprattutto il poemetto Ravenna, lodato al Certamen Hoeufftianum del 1911, che ne illustra l’esilio e quindi il culto dopo la morte) e di Pighi (che nel poemetto latino Verona ad Dantem immagina pascolianamente il ritorno di Dante in città, in occasione del centenario del 1965), per arrivare a Umberto Eco: questi, oltre ad aver scritto alcuni saggi danteschi, con giocose parodie sceglie di approfondirne il lato ‘comico’, e in tutte le sue opere letterarie si mostra profondamente influenzato dalla lettura di Dante, e affascinato dal suo mondo.

Tanto all’attività esegetica, quanto alla riscrittura si ricollega infine la seconda sezione della mostra, Dante nel mondo (coordinata da Alessandro Zironi): si tratta di un itinerario molto ampio dal punto di vista geografico e linguistico (che comprende arabo, basco, castigliano, catalano, inglese e americano, islandese, neerlandese, norvegese, portoghese, polacco, russo, tedesco, ungherese) e cronologico. Per fare qualche esempio, si va dalla prima traduzione in una lingua romanza della Commedia, quella castigliana, in prosa, di Enrique de Villena (prima metà del XV sec.), a quella tedesca, in versi, di Christian Joseph Jagemann, prodotta alla corte di Weimar a fine Settecento; si passa per la Vita Nova tradotta da Dante Gabriel Rossetti (1861), per arrivare alla più stringente attualità, con la versione castigliana, in endecasillabi, del poeta José María Micó, del 2018.

I percorsi e le suggestioni potrebbero moltiplicarsi, grazie alla ricchezza e alla varietà dei materiali, concessi generosamente dai numerosi Enti prestatori, cui va il doveroso ringraziamento. Così come non si può non ringraziare l’Ateneo, per l’attivo sostegno (ed in particolare i due Dipartimenti, di Filologia Classica e Italianistica e di Lingue, Letterature e Culture Moderne, che hanno inserito mostra e catalogo nei loro progetti di eccellenza), il Comitato scientifico, e tutto il personale che ha contribuito alla realizzazione della mostra.

EN (abstract)

On the occasion of the seventh centenary of Dante's death, with the exhibition Dall’Alma Mater al Mondo. Dante at the University of Bologna, the University of Bologna takes up a double challenge: to reflect on some moments of Dante's reception, in particular between the end of the modern age and contemporaneity, and to rethink its own history, intersected with Dante’s and of his extraordinary work. Andrea Battistini, a recently deceased master of the Alma Mater, recalled how the Comedy not only touches the emotions of its readers, but demands from them a "response", a stance: "For no one else as for Dante does the hermeneutic principle of the "interpretative cooperation" between author and reader».

The first section (coordinated by Giuseppe Ledda) consists of a path through the reading of Dante at the University of Bologna which, starting with Carducci and Pascoli, reaches the present days, involving a variety of disciplines and points of view.

The protagonists are first of all the ancient commentaries, in Latin and in the vernacular, exhibited in the atrium of the Aula Magna, which constitute the ideal introduction to the documents of contemporary exegetical activity: starting with the edition annotated by Carducci, then the one annotated by Pascoli, ending with the commentary by Pasquini and Quaglio, which are accompanied by rare editions and countless Lecturae Dantis. Alongside this nucleus we find works by paleographers, romance philologists and historians, which intensify on the occasion of the last three centenaries.

Thus, on the occasion of the sixth centenary Dante’s birth (1865), alongside Carducci's commitment, the sensational discovery of Dante's bones in Ravenna is documented. The theme is also central to the sixth centenary of his death (1921), with the promotion of an extensive anthropological study of the relics by Fabio Frassetto and of biographical and archival studies in Ravenna by Corrado Ricci, while in Bologna, the initiatives by Alfredo Galletti and Giuseppe Albini. The seventh centenary of his birth (1965) sees above all a choral involvement of the University in the study of Dante's work and his time (studies by Ovidio Capitani, Gina Fasoli and Augusto Vasina): even the academic year (1965-1966) opens with a Dantean lecture (Raffaele Spongano) and also on this occasion the great American dantist Charles Singleton receives the h.c. degree (whose essays are published by Il Mulino thanks to the interest of his friend Ezio Raimondi).

Academic writing is also accompanied by literary writing: here too the path starts from Carducci and Pascoli and passes through the poetic tests of Albini and Pighi, to arrive at Umberto Eco.

Finally, the second section of the exhibition, Dante nel mondo (coordinated by Alessandro Zironi), deals with a very broad itinerary from a geographical, linguistic and chronological point of view.

Dutiful thanks go to the numerous material Lenders, to the University, to the Departments of Classical and Italian Philology and of Modern Languages, Literatures and Cultures, which have included the exhibition and catalog in their Projects of Excellence, to the Scientific Committee, and to the entire staff, who contributed to the realization of the exhibition.