Il Segno di Ariosto. Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena.

Lettere (1509)

[1] Usura, carestie, timori di attacchi.

Ippolito si trova a Padova per la guerra contro Venezia accanto ai collegati di Cambrai. La lettera del ‘familiare’ Ariosto lo informa sugli avvenimenti e il clima politico ferrarese, perché non venga accusato dal suo signore di negligenza. Ariosto riferisce del fallimento di un certo Beniamin Hebreo da Riva, che aveva avuto un prestito ad usura da altri ebrei forestieri (la pratica dell’usura era particolarmente praticata dagli ebrei nella Ferrara del Rinascimento). Nella seconda parte della lettera si dà conto del raccolto di vino e di frumento e del timore di molti abitanti di Adria. Vedendo crescere il livello delle acque del Po, questi temono un attacco dei veneziani e per questo motivo si preparano a riparare a Ferrara.

 

[2] Ariosto e i cani.

Ariosto informa Ippolito di una sua visita al cardinale Giuliano Cesarini (abate di Nonantola dal 1505 al 1510). In questa occasione il “fedele servitore” racconta di essersi sentito obbligato a donare all’illustre ospite la sua bracca, cagna di grande bellezza e di razza, per preservare il bellissimo levriero che apparteneva al maestro di stalla di Ippolito, su cui si era posato lo sguardo del porporato cinofilo. Si riporta poi la notizia di un duello d’onore che dovrebbe avvenire tra due siciliani, Marino da la Maitina, lo zio di una fanciulla sedotta di cui si sono dissipati i beni, e il presunto genero, Francesco Salamone (che aveva partecipato alla disfida di Barletta e che sarà capitano alle dipendenze del Guicciardini). Si rileva anche l’insorgere a Ferrara di un malcontento popolare per le imposte che vengono inflitte dal Duca.

 

[3] Comandanti per le truppe pontificie

Il 15 dicembre il conte della Mirandola, Ludovico Pico, viene decapitato da una palla di cannone veneziana e ora Ippolito ne caldeggia la sostituzione con Giovanni Paolo Baglioni. Tuttavia, Ariosto informa il cardinale che il pontefice, pur avendo ricevuto la candidatura del signore di Pesaro Giovanni Sforza, si è risolto poi per una nomina di suo gradimento, quella di Ottaviano Fregoso.

Ariosto ha tuttavia sentito dire a Roma dal conte Ludovico di Canossa che il pontefice non era contento dei servigi del neoeletto capitano (tanto Ludovico di Canossa che Ottaviano Fregoso compariranno nel Cortegiano del Castiglione).