La biblioteca di Carducci: i classici italiani fra XIII e XIV secolo
Libri donati
L’altro mezzo che arricchì la biblioteca di Carducci di volumi preziosi, anche se in numero decisamente inferiore rispetto alle edizioni che il poeta decise di acquistare a sue spese, furono le donazioni da parte di ammiratori, amici o a volte anche scolari che, ormai laureati e non dimentichi dei favori e dell’affetto del Maestro, sapevano che non c’era per lui dono migliore di un libro. Era, quello del dono, un modo per omaggiare il poeta, consegnando un pezzo di sé o della propria biblioteca privata al grande scrittore.
Sono tanti e diversi i nomi degli amici che gli offrirono uno o più volumi: essi ricorrono nelle note di possesso o sul verso delle schede redatte da Carducci. Tra loro si ricordano, ad esempio, Francesco Zambrini, Luigi Frati, Emilio Teza, Angelo Solerti, Gaspero Barbèra, Alessandro D’Ancona, Alberto Bacchi della Lega. Quest’ultimo, in particolare, fu segretario per più anni di Carducci e con il tempo divenne suo bibliotecario personale e vero e proprio perno della libreria. Da solo, Bacchi della Lega donò al poeta ben centotrenta volumi e quei regali sono in realtà l’esito di una vera e propria riverenza che nutriva nei confronti del poeta: una forma di gratitudine verso chi gli aveva offerto l’aiuto necessario per coronare il suo sogno, quello di entrare, come sotto-bibliotecario, nel personale delle biblioteche di Bologna, su tutte l’Archiginnasio. Tra gli altri, Bacchi della Lega donò a Carducci un saggio sul Decameron pubblicato da Magheri a Firenze nel 1821 dal titolo Osservazioni di Luigi Fiacchi sul Decamerone di m. Giovanni Boccaccio con due lezioni dette dal medesimo nell’Accademia della Crusca: la nota di possesso manoscritta da Carducci sul recto della carta di guardia recita infatti: «Giosue Carducci dono di A[lberto] Bacchi d[el]la Lega 6 maggio 1899».
I regali di editori e traduttori rappresentano il maggior incremento della libreria dalla fine degli anni Ottanta e per il ventennio successivo, sino alla morte di Carducci. Si contano, dallo schedario, una ventina di edizioni di Petrarca, due di Boccaccio e più di cinquanta di Dante.
Poteva anche capitare che i libri entrassero nella sua biblioteca “per baratto” o per “scambio”. Succedeva che Carducci si disfacesse di un volume per lui di minore importanza per acquisire un’edizione di suo maggiore interesse. È il caso, per esempio, de Il decameron con le annotaz. dei Deputati, di M. Colombo e di P. Dal Rio, Firenze, Passigli, 1841-’44, che, come recita la nota carducciana sul verso della carta posta sul suo schedario e di seguito riprodotta, ottenne a «Roma, [l’] 8 dec[embre] 1886, dal Brilli, per baratto».