La biblioteca di Carducci: i classici italiani fra XIII e XIV secolo

Posseduti

Per quanto riguarda le opere di Guittone d’Arezzo, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e Fazio degli Uberti possedute e conservate da Giosue Carducci, attraverso lo spoglio dello schedario redatto dal poeta con l’aiuto del genero Gnaccarini emerge che di Guittone d’Arezzo Carducci possedette solo tre edizioni, di cui una del Settecento sulle Lettere, una dell’Ottocento sulla vita e l’opera, e una del Novecento sulle Rime. Di Guido Cavalcanti invece si conservano dodici volumi, i più del 1800, tra cui le Rime edite ed inedite per opera di Antonio Cicciaporci pubblicato a Firenze per l’editore Carli nel 1813 e donato a Carducci, come recita la nota di possesso sulla carta di guardia, l’11 giugno 1865 dal professor Pietro Ellero (Pordenone 1833 – Roma 1933) (insegnante prima a Pavia e poi dal 1861 a Bologna di diritto penale).

Per quanto riguarda le opere di Cino da Pistoia, queste sono nove, tra cui due edizioni del Cinquecento, ossia le Rime di M. Cino da Pistoia Iureconsulto e Poeta celebratiss. novellamente poste in luce, Roma, 1559 e le Rime novellamente poste in luce, Roma, 1559, a cui si aggiungono sei edizioni del 1800, di cui ben la metà avute in dono dal curatore o dall’editore. Di Cino da Pistoia si conserva anche una Vita e memorie di messer Cino da Pistoia. Terza edizione rivista ed accresciuta dall’autore can. cav. Sebastiano Ciampi. Tom. I, edita per i tipi Manfredini a Pistoia nel 1826, che presenta un’importante annotazione autografa a penna nera sul verso della copertina: in essa Carducci giustifica la rilevanza che, ai suoi occhi, presentava quest’edizione, terza e definitiva appunto, rispetto alle precedenti del 1808 e del 1813. Solo questa, infatti, era degna di comparire nella sua libreria proprio perché compimento definitivo di un percorso seguito dal testo, attraverso la cura degli editori, che portò ad avere la sua forma migliore, quella ricercata dal poeta (di seguito si riportano le immagini del frontespizio e dell’annotazione carducciana).

Quanto a Fazio degli Uberti, la libreria di Carducci presenta otto esemplari. Di particolare rilievo le edizioni del Dittamondo, un poema enciclopedico di sei libri in terzine incatenate cominciato da Fazio degli Uberti nel 1345 e rimasto interrotto alla morte dell’autore, di cui nella biblioteca di Carducci si custodiscono due edizioni: una stampa antica del 1501 edita a Venezia con il titolo Opera di Faccio degli Uberti fiorentino chiamato Ditta Mundi, e una moderna, Il Dittamondo di Fazio degli Uberti fiorentino ridotto a buona lezione colle correzioni pubblicate dal cav. Vincenzo Monti nella proposta e con piu’ altre, stampata a Milano nel 1826.