La biblioteca di Carducci: i classici italiani fra XIII e XIV secolo
La formazione della biblioteca
Quello della formazione della sua biblioteca fu un iter indubbiamente faticoso, che tutti coloro che desiderano costruirsi una libreria di rispetto conoscono, fatto di «incertezze, diffidenze, esami laboriosi, lunghe ricerche di consiglio presso i manuali, esplorazioni di cataloghi e mostre antiquarie e dei carretti dei libri d’occasione» (TAVONI, "Quegli antichi compagni de’ miei sogni e de’ miei pensieri", in Carducci e Bologna, 1985, p. 128). Si sente però anche tutta la soddisfazione di poter guardare una libreria tanto ricca e fornita e ricordare l’avventura con cui ogni libro è venuto ad occupare il suo preciso posto.
Carducci fu un attento bibliofilo e, con l’occhio e il gusto che sono tipici di questa figura, andò alla ricerca non solo delle belle raccolte con raffinate impressioni, ma anche del libro raro, ossia dell’edizione meno conosciuta, più corretta e più vicina all’archetipo. Scelse i volumi, che dovevano figurare tra gli scaffali della sua libreria, consultando i cataloghi d’antiquariato librario o le raccolte di amici e discepoli, ricercando la validità del testo presentato. La decisione che lo spingeva ad acquistare un libro piuttosto che un altro non era tanto la rarità di un’edizione, o il suo costo elevato, o il fatto che nessun altro lo possedesse nella propria libreria, ma la convinzione che quello era un ottimo libro, «documento della evoluzione dell’opera che è contenuta nell’edizione» (SORBELLI, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d’Italia, 1936, vol. LXII, p. XI). Dunque, il libro che per Carducci valeva la pena acquistare doveva contribuire ad illuminare il contenuto del volume, rappresentando un momento importante nel processo di formazione e di sviluppo dell’opera d’arte. E questo metodo di ricerca fu utilizzato sia per cinquecentine e incunaboli, di cui la biblioteca carducciana conserva ben ottocentottantacinque esemplari secondo l’Indice delle Cinquecentine redatto da Torquato Barbieri, sia per le ancora più numerose edizioni dell’Ottocento. A questo, si aggiungeva anche il desiderio di rimanere sempre aggiornato sui volumi che era indispensabile avere sui propri scaffali, tra vecchie edizioni e nuove uscite.
Al momento del suo trasferimento a Bologna, nel 1860, Carducci non disponeva ancora della liquidità necessaria all’acquisto delle preziose cinquecentine. Dunque, all’inizio, e per quasi un ventennio (tra il 1860 e il 1880), i volumi che entrarono nella sua libreria furono principalmente antologie ed edizioni di opere di (e su) Dante o Petrarca pubblicate nella prima metà dell’Ottocento, spesso corredate del commento di studiosi autorevoli come Tassoni, Muratori, Leopardi, ecc. Si trattava di edizioni meno costose ma comunque ottime per il testo tramandato e capaci di rispondere alle esigenze del Carducci studioso e professore. A questo proposito, da uno spoglio dello schedario, redatto da Carducci con l’aiuto del genero Gnaccarini, è emerso che gli autori apparsi subito sugli scaffali della libreria carducciana furono appunto Dante e Petrarca. Per quanto riguarda Dante, sono più di venti le opere acquistate dallo studioso nel decennio 1860-1870: vi si trovano volumi commentati della Divina Commedia, presente fin dall’inizio in cinque edizioni, a cui si uniscono otto saggi sull’argomento, e altre opere minori come tre edizioni della Vita nova e una degli Amori e Rime. Per quanto riguarda le edizioni di Petrarca comprate agli inizi degli anni Sessanta, invece, si stima siano entrate in quel periodo nella biblioteca di Carducci edizioni commentate e antologie delle Rime, di cui si contano quindici volumi entro il 1870; presenti anche l’Africa o i De remediis utriusque fortunae, nonché cinque edizioni delle Lettere. Boccaccio invece è poco presente in questi anni: compare solo in tre edizioni, ossia le Genealogiae J. B., Venezia, 1511 (donatogli nel 1869 da Ferdinando Cristiani), Opere volgari ediz. prima, Firenze, 1827-34 (comprato dal Dotti a Firenze per £ 40 nell’agosto del 1863) e La storia del calonaco da Siena, Londra, 1863 (comprato nel 1866). Oltre ai grandi del Due-Trecento, sono presenti nella biblioteca di Carducci fin dall’inizio anche Burchiello (con due edizioni dei Sonetti), Machiavelli (con le Opere complete, Torino, 1858 e gli Scritti inediti riguardanti la storia e la milizia, Firenze, 1857), Tasso (con due cinquecentine delle Rime), Parini (ben otto sono le edizioni acquistate da Carducci nei primi anni Sessanta, tra cui Alcune poesie di Ripano Eupilino, Londra, 1752, diverse edizioni delle Lettere, un’edizione delle Odi già divulgate, Milano, 1791, e le Poesie, Pisa, 1806-15), Monti, Foscolo (solo tre edizioni di argomento vario entrano nella sua libreria in quegli anni), Leopardi (ci sono quattro edizioni che il poeta acquistò dalle librerie bolognesi già nei primi anni Sessanta, come le Canzoni, Bologna, 1824, il Discorso in proposito di una orazione greca di Giorgio Gensito Pletane e volgarizzazione della medesima, Milano, 1827, e le Operette morali Primo saggio, Milano, 1826). Di tutti questi autori, ma in particolare della triade di nostro interesse, ossia Dante, Petrarca e Boccaccio, la biblioteca di Carducci si fornì, negli anni successivi, di molti altri volumi commentati e di antologie: Dante continuò ad affluire nella libreria anche nel biennio 1870-’71 e nel decennio 1880-’90 (a cui risalgono la Commedia con il commento di Cristoforo Landino, Venezia, 1544, tre edizioni del Convito, tre della Vita nova, due della Monarchia, oltre a moltissimi saggi sulla Divina Commedia). Pochi, invece, sono gli ingressi di Petrarca nel decennio 1870-’80, che tornano invece numerosi verso la fine degli anni Ottanta, sempre in edizioni commentate e antologie, principalmente delle Rime, tra cui si ricordano Le rime, Tuscolano, 1521 (dono di Angelo Solerti del 1892), Il Petrarca, Lione, 1537 (comprato dalla libreria di Firenze, Franchini, nel 1881), Le rime brevemente sposte da Lodovico Castelvetro del 1572 (acquistato dal Ramazzotti nel 1885) e Il Petrarca con nuove espositioni etc., Lione, 1574 (donatogli nel 1884). Nel biennio 1870-’71 fu invece Boccaccio a registrare i maggiori ingressi nella biblioteca di Carducci, raggiungendo però un vero incremento solo nel decennio 1880-’90 quando entrarono due edizioni dell’Ameto, una della Teseide, una della Fiammetta, una dell’Amorosa visione e quattro del Decameron, a cui si aggiunsero due saggi sulla vita e l’opera di Boccaccio.
Come si è visto dai titoli e dalle date di pubblicazione e di acquisto delle edizioni elencate, le stampe che Carducci acquistò nei primi anni Sessanta sono per lo più di letteratura contemporanea. Le cinquecentine, il cui «corpus […] si rivela come un serbatoio immenso non solo per gli studiosi di storia della letteratura italiana, ma anche per i bibliografi e gli appassionati di storia della stampa e del libro» (TAVONI, "Quegli antichi compagni de’ miei sogni e de’ miei pensieri", in Carducci e Bologna, 1985, p. 137), a parte pochissime eccezioni, entrarono nella biblioteca carducciana solo nel decennio 1880-1890.
Per quanto riguarda invece la tipologia di libri che vennero comprati da Carducci, a partire dall’analisi dello schedario (in merito alle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio), si stima che tra il 1860 e il 1870 vennero registrati circa diciassette saggi, mentre in numero molto più elevato sono le edizioni commentate o le antologie, circa trenta in totale. Tra il 1870 e il 1880 entrarono circa quindici saggi ma sempre maggiore risulta il numero delle edizioni e antologie con una prevalenza per la Divina commedia (quattro volumi) e per le Rime (cinque), insieme ad altre opere minori. Il decennio 1880-1890 registra l’acquisto più consistente delle edizioni commentate sulla Commedia (ben quattordici) e nove saggi, sui più di venti comprati, sono relativi a Dante. Tra il 1890 e il 1900 entrarono, invece, sette edizioni della Divina commedia, due della Vita nova, circa una decina di saggi su Dante, due edizioni dell’Amorosa visione di Boccaccio, con altri testi minori, quattro edizioni delle Rime e cinque saggi su Petrarca. Il maggior numero di saggi entrò però a partire dal 1900 e fino alla morte di Carducci: tra il 1900 e il 1907 furono infatti ben venti quelli confluiti nella libreria (tra cui tredici su Dante e sei su Petrarca), mentre ormai in numero molto inferiore erano le edizioni commentate o le antologie acquistate dal poeta (solo tre della Commedia, tre del Decameron, due delle Rime).