Il libero ospedale di Maggiano. La psichiatria fenomenologica di Mario Tobino

La formazione medica

Inizialmente immatricolato all'Università di Pisa nell'anno accademico 1930/1931, il percorso di Tobino nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Bologna inizia nel 1933. Quando il «figlio del farmacista» arriva nella città emiliana si immerge in un panorama complesso e in piena espansione edilizia, sulla spinta riformatrice del fascismo.

 

Le convenzioni Università-Amministrazione-Provincia hanno inizio nel 1897 e, nel 1910, la “Seconda Convenzione edilizia” è quella che si occupa di ampliare e definire il quartiere universitario; tra gli atti, un punto dell’accordo comprende la “Clinica per le malattie nervose e mentali”. Si prevede l'integrazione con l’Ospedale pubblico, aumentando quindi l’interconnessione fra Università e potere statale. Nel 1929 viene firmato l’accordo per la riorganizzazione architettonica delle Cliniche universitarie, fra cui anche la Clinica per le malattie nervose e mentali, che fino a quel momento non era mai stata effettivamente aperta. 

 

Il 2 novembre 1933 Mario Tobino chiede il passaggio all’Università di Bologna per completare il quarto e il quinto anno. Riguardo alla scelta maturata a Pisa dirà: “Ero iscritto alla facoltà di medicina a Pisa, ma a Pisa io non mi trovavo bene, non sapevo con chi parlare, c’avevo sempre questa… ero fasciato di solitudine; tanto che fui sempre molto grato a mio padre: gli domandai «Mandami a Bologna»; disse «Vai»”.

 

Non sono molti gli accertamenti documentari delle lezioni seguite da Tobino, come quelli delle effettive suggestioni accademiche ricevute sui banchi dell’Università. 
In questo blocchetto di appunti, l’unico rintracciato delle lezioni, leggiamo note di “psichiatria” e “pediatria” (non con Pincherle, ma con De Tomi - come segnala Tobino - assegnato alla cattedra di “Puericultura, semeiotica e terapia pediatrica”), in cui l’unica frase, prima del disegno di un volto e della scrittura di getto di un racconto è: «Eugenetica è quella materia che studia i mezzi per migliorare i fattori ereditari della razza».  La lezione è quella del 6 dicembre 1934 (dai registri delle lezioni, ASUBO). Il racconto che segue diverrà invece poi Due marinai, in La gelosia del marinaio (1942).

 

 

Dopo Tonini, Carlo Ceni è uno dei protagonisti della storia della Clinica. Professore di Psichiatria presso l’Ateneo bolognese dal 1932 e professore di Tobino nel secondo biennio 1935-1936, forma la cattedra psichiatrica bolognese del decennio fascista insieme ai professori Giovanni De Nigris e Paolo Jedlowski che, proprio nell’anno accademico 1934-1935, assumono la Libera Docenza in “Clinica delle malattie mentali e nervose” e vengono assegnati alle cattedre di “Semeiologia psichiatrica” e “Semeiologia delle malattie nervose e mentali”. Giovanni De Nigris incontrerà poi Tobino nel manicomio di Ancona (II), di cui l’ex assistente è direttore dal 1939 al 1947, prima di spostarsi al manicomio di Volterra. 

 

Il “Contributo allo studio dell’autolesionismo” è un saggio che prende in considerazione le implicazioni legali dei casi di autolesionismo in rapporto a quelle varie “psicologie” che Tobino distingue, differenziando ulteriormente i casi del “tempo di pace” e del “tempo di guerra”, fra gli autolesionisti. In questa distinzione sono individuati gli autolesionisti “fissi” e quelli “temporanei”. I secondi, spinti dalla necessità economica, i primi dalla loro stessa natura, per i quali «c’è bisogno per combattere questa piaga sociale, innanzitutto di un medico di buona cultura, veloce nell’osservazione ed equilibrato nel giudizio, quindi, accertato il fallo, di severità. Per la seconda forma di autolesionismo, cioè quello temporaneo, oggi purtroppo fiorente per le condizioni economiche così amare forse c’è bisogno solo di comprendere».

 

 

Fondamentale tappa per la comprensione della maturazione medica, la prima tesi di specializzazione viene edita nel 1943 sulla “Rivista di freniatria”.
Nel momento dello studio per la specializzazione Tobino trova l’insegnamento di Giuseppe Ayala, ora direttore della Clinica e primo professore del corso (cfr. ASUBO, libretto d’iscrizione scuola specializzazione). Nel 1958, relativamente a questo periodo, durante la progettazione dell’Ospedale di Vicenza, dirà: «Io sono medico di manicomio, da anni e anni, da quando son laureato, | e i malati di mente un poco li ho conosciuti, per lo meno mi sono fatto su di loro delle domande. Quelli delle cliniche, senza mai interpretar l’anima dei malati di mente, come marescialli di un esercito borbonico che si sentono fieri perché per soldati hanno una plebe, attuarono loro volgari voluttà di dominio, e così, come insulse serve, continuano. L’unico in Italia che si era distinto, separato da questo immondezzaio era stato Cardona, il direttore della clinica, di Neurologia di Firenze» (D 38 bis, 1958).


 

Già praticante a Maggiano da quattro anni, appena prima di divenire primario, nel 1946 Tobino consegue anche la seconda specializzazione in Medicina e Chirurgia, questa volta in “Medicina Legale” (sotto la guida, ancora una volta, di Giorgio Benassi, e dietro consiglio di Aldo Cucchi, in quel momento assistente alla cattedra). La tesi Gli stati emotivi e l’imputabilità tratta della riflessione sul Codice Rocco circa lo statuto di “passione” e di “emozione” contemplate dal Codice penale in vigore. Viene pubblicata, l’anno dopo, a due mani con lo stesso Aldo Cucchi in “Note e riviste di psichiatria” (a. LXXIII, n. 3, luglio-settembre 1947).

Le consuete modifiche, nella direzione di una maggiore brevità ma soprattutto della focalizzazione netta sull’argomento, cioè sulla riflessione sull’articolo del Codice Rocco circa l’imputabilità, in ogni caso, dei soggetti dichiaratamente mossi da “impeto passionale”, cassano molte parti della tesi discussa da Tobino, che qui riportiamo integralmente; alcune sono da leggere come prime teorizzazioni del concetto di "sentimento" e individualità, poi declinate in ambito psichiatrico.

Si legge in chiusura: «Una bibliografia che raccolga le opere che trattano delle emozioni e delle passioni, dovrebbe comprendere quasi tutti gli scritti filosofici dall’epoca greca a quella moderna.[..]».