Il libero ospedale di Maggiano. La psichiatria fenomenologica di Mario Tobino

La "baracchetta" di Tobruk

Del periodo libico di Mario Tobino rimane Il Deserto della Libia, il libro del 1952 rielaborato per dieci anni prima della sistemazione in volume, la cui prima, sofferta redazione è "Il Libro della Libia". A Felice Del Beccaro, sull’ideazione del romanzo del 1952 dirà: «Il trattato, mi sorrideva quello; non il romanzo ottocentesco, l’eroe con l’eroina, invece la moltitudine dei soldati, il romanzo moderno, un trattato di anatomia, il corpo da sezionare era quella guerra italiana, la nostra condizione».


Prima a Sorman e poi a Tobruk, in Libia Tobino vive a stretto contatto con i costumi degli arabi e della comunità locale, in qualità di medico all’ospedale da campo davanti alla città conquistata dagli inglesi. Protagonista indiscusso del libro, se pur compreso solo in appendice all’originale progetto del libro, Oscar Pilli rappresenta la follia fuori dal manicomio, la prova di un sistema di pensiero, gestualità e comunicazione che in sé si sostiene e si alimenta. 
 

 

 

 

In queste due carte, i fogli 31-32, che fanno parte dell’appendice dedicata al tenente Pilli, poi espunta dall’autore dal nucleo manoscritto originale del Libro della Libia, leggiamo: «Però in questa visita agli arabi dove Marcello così si conduceva vi era una certa influenza di quell’affascinante personaggio, di nome Oscar Pilli, che, chi vuole, troverà in qualche tratto nell’ultimo capitolo del libro. Infatti era un celeste spettacolo vedere Pilli davanti agli arabi, un antico toscano, tutta pazza verità, davanti a un orientale immobile nella pigra voluttà; egli piroettava angelico puttino (e Marcello diverse volte fu spettatore), tastava, aizzava, derideva, si prostrava ironicamente ma nondimeno con abbandono davanti al misterioso arabo, e volava nelle parole negli estri uguale che non si può dire, certamente una delle interpretazioni più genuine di Oscar Pilli. E Marcello aveva respirato quella cocaina».

 

Controverso, sadico, gioioso e folle, Pilli costituisce un centro propulsore di vita nell’intorpidimento dei soldati nell’oasi al centro di un deserto piatto, dove le gerarchie militari sembrano non avere senso e dove l’attesa appiattisce ogni razionalità. Nello svolgimento del protagonista, nei due capitoli che vedono Pilli nella sua ascesa attraverso i ruoli militari fino alla sua eliminazione, Tobino propone una figura imprendibile, un matto fuori dall’ospedale psichiatrico, soggetto alle leggi comuni, incastonato nei ranghi amministrativi degli uomini, entro i quali è prima carnefice e poi inevitabilmente vittima.
 

«Non v’erano più interessi, Pilli non era più il comandante…Dovevamo entrare nel suo mondo, nel suo cerchio, esser felici».