Il libero ospedale di Maggiano. La psichiatria fenomenologica di Mario Tobino

La rivista "La Pantera"

Fra le attività innovative della Maggiano dei primi anni ’60 risalta l’istituzione del quindicinale “La Pantera”, una rivista pensata da e per i degenti dentro il manicomio. Ancora oggi, presso la biblioteca “Giordano” nei locali della Fondazione Tobino (l’ex manicomio di Maggiano), si possono rileggere tutti i numeri a partire dal 1964. Attiva fino ai primi anni ’70, le pubblicazioni sono ricche di nomi e varietà di argomenti, soprattutto fra gli anni 1966-1969, a cui appartengono gli esemplari più interessanti.
Concepita come una rivista a tutti gli effetti e corredata anche dal “Panterino”, il supplemento al numero quindicinale di approfondimento, “La Pantera” ospita interventi e articoli di degenti, medici e infermieri, che in questa nuova possibilità di esposizione, se pur interna all’ospedale, parlano delle nuove attività di Maggiano, come il Festival della Canzone e il cinema, commentano le teorie psichiatriche e le novità legislative (la legge Mariotti), stilano rapporti di riunioni e conferenze avvenute nell’ospedale (come nel caso del rapporto infermieri-malato). Non in meno conto è tenuta la parte per le prove letterarie e “poetiche” dei malati, esemplate dalla ricorrente sezione “I nostri poeti”.


La rivista dei malati di Maggiano ci parla di un’operazione non scontata anche per il periodo rivoluzionario che fermentava negli anni ’60 dal momento in cui, pur nella difficoltà della rappresentazione e dell’affermazione di una realtà che sfuggiva, per la velocità dei mutamenti in avvenire, alla sua piena interpretazione da parte degli stessi suoi protagonisti (e non sono sporadiche anche le questioni, sulle pagine della stessa rivista, di contrasti di opinione sui medesimi scorci di vita ospedaliera), essa crea un ponte verso il “dentro” e uno verso il “fuori” dell’istituzione: mentre si ottiene uno spazio dove poter dare voce alla propria storia, ci si pone in relazione non gerarchica dentro la comunità ospedaliera, avendo inoltre la possibilità di "dire la propria" a un lettore esterno, ora fruitore di una rappresentazione della realtà manicomiale descritta finalmente dai suoi protagonisti.