Il libero ospedale di Maggiano. La psichiatria fenomenologica di Mario Tobino

VI. Immagini da Maggiano

L'ospedale ha anditi, ombre medievali, spesse mura. Una volta qui abitavano i frati dell'Ordine L., questa la loro Casa madre. Fino a che, a metà del Settecento, per certe loro impuntature, irritarono il pontefice che comandò lasciassero il convento, si trasferissero in città. [...] L'ospedale ha ancora voci, ombre, anfratti, freschi angoli del convento. Per giungere al reparto n. 2 vi sono gradini ripidi, color tabacco friato, incassati tra due muraglie, come conducessero alla clausura. E un dopopranzo scendeva Anselmo le antiche scale quando da un lungo corridoio - che aveva sul fianco una fuga di porte - gli arrivò un suono amato, una musica, non di violino né di pianoforte o chitarra, ma di uno strumento della musica moderna, del jazz, gli arrivò l'umana voce del sassofono, quello speciale clarinetto argentato a forma di molle snodo di serpente. Si avvicinò cautamente a dove proveniva quel suono. Seduto sull'unica sedia di una stanzetta, le pareti nude, un malato stava soffiando sullo strumento.  (Mario Tobino, Per le antiche scale)

Il recupero del passato di Maggiano diviene più difficoltoso oltrepassando, a ritroso, le soglie della Seconda Guerra Mondiale. 
Il valore artistico delle opere di Lorenzo Viani e Fidia Palla, scelti qui nelle loro rappresentazioni dell’ospedale di Maggiano, si innesta dunque anche su un notevole valore storico e documentario, nel restituirci l’importante testimonianza di decenni inediti di Fregionaia, qui rappresentati dall’occhio di due artisti peculiari.  
Pur muovendosi su orizzonti formativi e di produzione talvolta anche molto distanti, emergono qui due visioni dell’ospedale colte nel loro passaggio dal “fuori” al “dentro” del “pozzo” manicomiale, da Fidia sperimentato e vissuto in prima persona, da Viani lambito e osservato nei suoi dieci mesi alle “Villette” di Nozzano.
Le loro testimonianze dialogano e si affratellano, nell’ibridare la percezione dell’artista con quella del protagonista delle vicende. Mentre Viani viene guidato nella rappresentazione dalla sua convivenza assidua, poetica e biografica, con l’umanità degradata dei poveri e dei derelitti, nonché dalle conversazioni e dalla frequentazione con lo psichiatra Guglielmo Lippi Francesconi, Fidia Palla interiorizza la vita del manicomio rendendoci partecipi, attraverso i suoi numerosissimi disegni, di grande valore, e le lettere, di cui qui proponiamo una scelta, del suo doloroso percorso come ricoverato.