Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani
Commedia
A una lettura cursoria della bibliografia di Enzo Degani, i contributi specifici sulla commedia paiono concentrati soprattutto in determinate fasi della carriera dello studioso, con un particolare addensamento nel periodo 1961-1966 e negli anni Novanta; a parte qualche nota critico-testuale, il periodo intermedio sembrerebbe scandito solo dalla felice parentesi della traduzione delle Nuvole di Aristofane, curata per la messa in scena a Siracusa nel 1988. In realtà, la commedia ricorre trasversalmente in ampia parte della produzione di Degani, che l’ha posta in stretta connessione con altri due generi a lui particolarmente cari, la giambografia arcaica e la poesia parodica e gastronomica.
Di fatto, la prima pubblicazione di Degani fu proprio relativa alla commedia: nel 1960, infatti, uscì su «Maia» l’articolo Arifrade l’anassagoreo (bibl. Degani nr. 1/1960), in cui lo studioso proponeva di vedere nelle tirate di Aristofane contro Arifrade una forte polemica nei confronti delle dottrine di Anassagora. Come ha giustamente notato Tammaro (FeS, 353), questo primo articolo costituiva già «una testimonianza significativa della spiccata sensibilità storico-culturale che, fin dagli inizi, fu indubbia qualità di Degani: presente anche laddove […] nel problema che di volta in volta si affronta sembri prevalere la dimensione formale, e imporsi la riconosciuta maestria critico-testuale dello studioso». D’altra parte, l’interesse per la figura di Anassagora, contestualizzato nella situazione storica, politica e culturale dell’Atene di V secolo a.C., era chiaramente ereditato dal maestro patavino Carlo Diano, il cui merito era stato proprio l’aver rivalutato Anassagora come uno dei massimi filosofi greci, rappresentante esemplare del pensiero greco fra Parmenide e Platone, e l’averne rilevata l’eco nei testi drammatici coevi. Al di là delle influenze di Diano, comunque, già in Arifrade l’anassagoreo si intravedono tratti peculiari di Degani, come la passione per l’ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν (da lui stesso praticato per scherzo sin dai tempi del liceo, come racconta nei Ricordi di un vecchio pigafettiano, bibl. Degani nr. 185/1989-1990) e quella per l’analisi semantico-lessicale di termini osceni cari alla commedia aristofanea, sviluppata anche nel breve saggio critico sul vocabolo λαικάζειν (bibl. Degani nr. 4/1962). Se ne vede qui la prima pagina, accompagnata a lato da riferimenti bibliografici e citazioni nella grafia di Degani:
Questa e altre note critico-testuali dei primi anni Sessanta ben dimostrano per Mastromarco (2002, 38) «come il giovane studioso avesse già una piena, sapiente padronanza della lessicografia», da cui il ricorso all’analisi semantico-lessicale e all’esegesi antica come parte integrante del suo metodo filologico.
Poi, per circa un ventennio, la commedia parve scomparire quasi del tutto dall’orizzonte degli interessi di Degani. Ma fu una scomparsa solo apparente: in quegli anni, infatti, Degani si dedicò a intensi studi sulla giambografia, un genere che mise spesso e volentieri in relazione con la commedia. La maturazione dell’indagine sui legami tra i due generi si rinviene non solo nel paragrafo Commedia e poesia parodica del I capitolo degli Studi su Ipponatte (bibl. Degani nr. 98/1984), ma soprattutto in Insulto ed escrologia in Aristofane (bibl. Degani nr. 145/1987) e in Giambo e commedia (bibl. Degani nr. 152/1988). Le idee deganiane trovarono una buona accoglienza nella comunità internazionale e gli valsero, tra l’altro, l’invito al XXXVIII degli Entretiens sur l’Antiquité Classique della Fondation Hardt (Vandœuvres 1991), a cui partecipò con la relazione Aristofane e la tradizione dell’invettiva personale in Grecia (bibl. Degani nr. 210/1993), ritenuta da Tammaro (ibid.) «tra le pagine migliori della produzione deganiana». Degani riteneva dunque la giambografia arcaica il modello letterario privilegiato della commedia aristofanea: presupposti comuni ai due cognata genera erano infatti la ἰαμβικὴ ἰδέα e l’ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν, gli elementi scommatici ed escrologici, l’invettiva politica e la parodia mordace e dissacrante.
Nel 1987 l’Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) affidò a Degani la traduzione delle Nuvole di Aristofane per la messa in scena al teatro di Siracusa, tra il 21 maggio e il 26 giugno 1988, per il XXX Ciclo di spettacoli classici:
L’incarico di tradurre per la scena non richiedeva in apparenza un grande rigore filologico: nella relazione Per una traduzione delle Nuvole di Aristofane (bibl. Degani nr. 187/1991), tenuta in un Convegno a Palermo nell’aprile 1988, Degani espose tra i suoi obiettivi la piena recitabilità e la fruibilità della traduzione da parte di un pubblico di non specialisti, per garantire le quali affrontò una serie di problemi extra-filologici che gli permettessero di rendere chiaro il testo agli spettatori, al di là della fitta trama di allusioni, citazioni e riferimenti storico-mitologici, che sarebbero altrimenti rimasti oscuri:
Come si legge dalla nota di traduzione qui sopra riportata, nonostante la destinazione performativa, Degani si accostò al testo da vero filologo, mantenendo una fedele aderenza della traduzione all’originale greco, di cui rispettò i diversi livelli stilistici ed espressivi (ad esempio, con la resa in versi delle sezioni corali), e ricorrendo a edizioni critiche e commenti, ad altre traduzioni delle Nuvole e persino alla tradizione scoliastico-lessicografica, così da evitare le critiche che lui stesso aveva mosso all’Orestiade di Pier Paolo Pasolini nel 1961. Il tentativo evidentemente riuscì molto bene, e con la sua traduzione Degani ottenne un grande successo di pubblico (l’INDA registrò, non a caso, il più alto incasso della sua storia fino ad allora) e recensioni positive da parte delle cronache giornalistiche.
Nell’introduzione al libretto, riportata qui sopra, Degani riconobbe l’aiuto concreto che gli venne dal regista Sammartano, «con la generosità e l’onesta intellettuale che in lui erano profondamente radicate» (Mastromarco 2002, 47), e prospettò l’uscita di un’apposita monografia che giustificasse le sue scelte e interpretazioni. Si spiega così – anche per la mancata realizzazione di un’altra traduzione delle Nuvole, segnalata ancora nel Convegno del 1988 come «sensibilmente diversa da quella siracusana perché non legata alle contingenti esigenze della rappresentazione» (bibl. Degani nr. 187/1991, p. 127 n. 2) – la pubblicazione degli Appunti per una traduzione delle “Nuvole” aristofanee (bibl. Degani nr. 178/1989-1990). A scapito del titolo troppo modesto, si tratta di pagine densissime di informazioni, interpretazioni e proposte esegetiche, con cui Degani rivendica lo statuto intrinsecamente filologico della propria traduzione, nonostante lo scopo primariamente divulgativo e scenico. Gli Appunti costituiscono, pertanto, un saggio esemplare del modus operandi di Degani come traduttore-filologo, fedele all’originale greco e attento a non eludere mai le difficoltà poste dal testo, e in essi «è dato di toccare con mano quella cura quasi spasmodica che, in ogni circostanza (tanto più per i molteplici obblighi di una traduzione legata a una messa in scena), il Nostro aveva per una scrittura rigorosa quanto efficace ed incisiva» (Tammaro, ibid.).
Nel dicembre 1988 Degani tenne alcune conferenze in Germania (il 12 a Konstanz da Hans-Joachim Newiger, il 14 a Köln da Rudolf Kassel e il 15 a Hamburg da Winfried Bühler) incentrate su Bemerkungen zu dramatischen Texten, con particolare attenzione ad alcuni problemi testuali in Sofocle (Ichneutai fr. 314,122 R.2: bibl. Degani nr. 149/1988), Aristofane (Nub. 638s.: bibl. Degani nr. 154/1988) ed Efippo (fr. 12,2 K.-A.). Dell’intervento su Efippo, poi rimasto inedito, si conserva il testo dattiloscritto con alcune auto-correzioni di Degani:
L’ultimo decennio di vita di Degani ha conosciuto un rinnovato interesse dello studioso per la commedia. Il 5 aprile 1990 Colin Austin tenne una conferenza all’Università di Bologna dal titolo Observations critiques sur les Thesmophories d’Aristophane. Per l’occasione, Degani approntò un’apposita presentazione di Austin: si noti il punto 5 dei suoi appunti, in cui Degani rileva come «prova di civiltà […] particolarmente gradita e opportuna» da parte di Austin l’aver distribuito in anticipo il materiale per la sua presentazione.
Della conferenza si conservano anche alcuni appunti di Degani, che li annotò poi sul retro delle pagine manoscritte del relatore, come nel caso qui sotto, relativo al termine ἀλοῶν, già appuntato nell’agenda di Degani:
Negli ultimi anni, Degani scrisse altre note critico-testuali ed esegetiche di argomento comico e partecipò ad alcuni Convegni, come a Madrid nel 1993, dove offrì una «felice sintesi della storia dell’elemento gastronomico-culinario nella commedia greca» (Mastromarco 2002, 51) con la relazione L’elemento gastronomico nella commedia greca postaristofanea (bibl. Degani nr. 328/1998). Dai materiali di un Convegno tenutosi a Salamanca nel 1996, invece, sono emerse anche alcune pagine inedite di Degani, come le 14 facciate di Osservazioni sul dialogo tra Pisetero e il Sicofante (Ar. Av. 1410ss.), contenenti una disquisizione sul nome di Pisetero e alcune note critico-testuali ricche di fonti di rimando.
Austin 1990 = C. A., Observations critiques sur les Thesmophories d'Aristophane, «Dodone(philol)» XX (1990) 9-29.
Mastromarco 2002 = G. M., Commedia, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 31-58.
Tammaro, FeS = V. T., introd. a Commedia, in E. Degani, Filologia e Storia. «Scritti di Enzo Degani», Zürich-New York 2004, 353s.
Profili su Degani studioso della commedia si hanno in Mastromarco 2002, Tammaro, FeS e G. Mastromarco, Enzo Degani: gli studi sulla giambografia e la commedia, «Odeo Olimpico» XXIV (1999-2002) 247-257.