Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani
Eikasmós
Il 1990 è l’anno di fondazione di «Eikasmós. Quaderni Bolognesi di Filologia Classica», che dall’anno 2000 reca sul frontespizio la dicitura «Rivista fondata da Enzo Degani». Per il titolo, «scelto dallo stesso Degani (non senza il plauso di Scevola Mariotti) e prontamente ratificato dall’intera équipe» (Burzacchini 2001, 475), si ricorse al termine greco εἰκασμός, che «non alludeva alla sola ‘congettura’, in senso tecnico, ma anche e soprattutto alla complessa azione mentale dell’εἰκάζειν, del fornire – sulla base degli indizi reperibili – la soluzione logicamente più verisimile, probabilisticamente più attendibile, quindi scientificamente più valida, di un problema» (Tosi 2001, 176). Il nome scelto è perciò un chiaro riferimento alla vocazione squisitamente filologica e critico-testuale della rivista, che si affianca a un interesse specifico per la storia della filologia classica.
Degani aveva già acquisito una breve esperienza come direttore di rivista nel biennio precedente (1988/1989), quando si era assunto l’incarico di dirigere il «Giornale Filologico Ferrarese». Ben presto, però, si rese conto che sarebbe stato importante per gli studiosi bolognesi potersi dotare di una propria rivista, che consentisse loro di rendere noti i frutti del proprio lavoro in tempi rapidi e di unire le due anime del suo magistero, l’approccio critico-esegetico ai testi e la storia della filologia classica. Per questo, «Eikasmós» si è presentata subito come una rivista ‘militante’, in lotta contro il progressivo declino degli studi classici: «la migliore risposta», ha scritto Tosi (ibid.), «che egli avesse dato a chi voleva affossare gli studi classici era la fondazione della rivista “Eikasmós”, […] i cui articoli dovevano caratterizzarsi per l’assoluta e rigorosa scientificità». Gli obiettivi di Degani emergono anche dalla Presentazione della rivista, pubblicata all’inizio del I volume (bibl. Degani nr. 177/1989-1990):
Un precoce sostenitore del nuovo periodico fu l’allora Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, Fabio Alberto Roversi Monaco: nel quadro delle iniziative messe in campo per celebrare il nono centenario dalla nascita dell’Ateneo felsineo, infatti, incentivò la fondazione di «Eikasmós» e garantì il necessario finanziamento, dimostrando così la propria fiducia in Degani e la stima per il nuovo progetto. Il sostegno del Rettore alla nuova rivista non venne mai meno, come dimostra la lunga corrispondenza con Degani tra il 1989 e il 1997. Come si può leggere dal documento su carta intestata riportato qui sotto, datato al 18 ottobre 1989, Degani chiese al Rettore la possibilità, subito concessa, di apporre il magnum sigillum sulla copertina della rivista:
La missiva a Roversi Monaco rivela che, in principio, Degani aveva pensato a una cadenza semestrale per il nuovo periodico, salvo poi optare sin da subito per una pubblicazione annuale. Il I volume, uscito nel 1990, fu l’unico a recare il titolo in caratteri greci (come mostra la copertina riportata qui sotto); ben presto, infatti, come gli era stato preannunciato da Klaus Alpers (lettera del 15.6.1991) e da Winfried Bühler, Degani dovette prendere atto della difficoltà che tale scelta procurava a biblioteche e librerie, e si rassegnò, pur a malincuore, al titolo in caratteri latini.
La fondazione della nuova rivista richiese un’energica campagna promozionale, con l’invio di brochures pubblicitarie; a molti corrispondenti fu esteso l’invito a sottoscrivere un abbonamento, con la proposta di attivare scambi con altre riviste. Dopo il I volume, che Degani volle distribuire gratuitamente in Italia e all’estero, molti studiosi annunciarono l’adesione propria o dei propri enti di affiliazione, come Lowell Edmunds (lettere del 27.2.1991 e del 29.1.1993), Richard Kannicht (lettera del 28.3.1991) e Nigel G. Wilson (lettera del 13.7.1991). Nel desiderio di rivendicare un pieno statuto di dignità scientifica per la sua rivista, Degani ebbe cura di segnalarne sistematicamente i contributi nel repertorio bibliografico dell’«Année Philologique», come mostra la sua corrispondenza con Pierre-Paul Corsetti (lettere del 12.2.1991, 18.9.1992, 29.9.1992). «Confesso di sentirmi soddisfatto e fiducioso», scrisse Degani in una lettera dell’11.10.1991 ad Agapitos G. Tsopanakis.
La rivista ebbe grande successo e ottenne presto notorietà a livello nazionale e internazionale. Rudolf Kassel, scrupoloso lettore di ogni numero di «Eikasmós», in merito al II volume (1991) commentò in una lettera a Degani del 9.2.1992: «dieser ganze Band ist voll von interessanten Dingen, und sie haben Grund zum Stolz darauf, dass der Eikasmós mit dem zweiten Band auf guter Bahn ist; möge ich am ihm die Snellsche Regel erfüllen‚ „Einmal ist keinmal, zweimal ist immer“!». A rendere prezioso «Eikasmós» contribuirono la serietà scientifica dei suoi contributi, l’impegno della redazione e la straordinaria ricchezza delle due anime (così Ernst Vogt in una lettera del 21.4.1999) della «nuova e subito autorevole rivista, sintesi di Wortphilologie e Altertumswissenschaft» (Luigi Lehnus, lettera del 22.3.1991). Da un lato, gli studiosi espressero grande stima per l’alto valore scientifico della sezione critico-testuale ed esegetica, come scrissero Peter Parsons (lettera del 18.3.1991) e Bruno Lavagnini (lettera del 11.3.1991), che definì la prima sezione «un coraggioso richiamo – vorrei dire cobetiano – alla priorità dei testi dai quali la filologia nasce e di cui si pasce, a guisa di verme, ma essa è un verme che risana i danni provocati dal troppo lungo periodo della trasmissione a mano dei testi». D’altro lato, anche la sezione sulla storia degli studi ebbe un enorme impatto, perché costituiva un unicum di cui si sentiva necessità da più parti, come gli scrissero, tra gli altri, Walter de Sousa Medeiros (lettera del 25.6.1991), Mario Capasso (lettera del 27.7.1992) e Antonio Carlini (lettera del 20.3.1993). Tutti i riscontri epistolari sono stati raccolti e conservati con cura da Degani, segno dell’importanza da lui riconosciuta al progetto e della soddisfazione per il successo dell’amata rivista.
Ancora oggi, e sin dai primi numeri, «Eikasmós» si compone di quattro sezioni: alle prime due già segnalate, I. Esegesi e critica testuale e II. Storia della filologia classica, si aggiungono III. Recensioni e IV. Segnalazioni bibliografiche. Queste ultime due sezioni, lungi dall’essere secondarie, ne rappresentano invece un caposaldo, perché coerenti con la visione di Degani sulla necessità di una documentazione approfondita e aggiornata e di «un costante impegno di aggiornamento e valutazione degli studi del settore» (come si legge dalla Presentazione sul sito web della rivista).
L’unico numero monografico uscito nella serie è il IV volume (1993), esclusivamente dedicato alla storia della filologia classica e in particolare alla Festschrift Vogt: fu questa un’occasione importante per incrementare la fama di «Eikasmós», per rafforzare la collaborazione con studiosi stranieri e per dimostrare il valore altamente scientifico del lavoro di Degani e della redazione. Nell’articolo «Eikasmós» e la «Festschrift Vogt» (bibl. Degani nr. 221/1994), edito nel V volume (1994), Degani volle sottolineare la coerenza con cui la rivista stava portando avanti gli obiettivi che ne avevano costituito le premesse: «“Eikasmós” – in greco ‘congettura’ – si proponeva un’impostazione rigorosamente filologica, ancorata dunque ai testi: finalizzata alla loro costituzione, ma non meno alla loro esegesi, alla loro delucidazione sia formale che sostanziale – se è vero che interpretatio e divinatio non sono che momenti di un unico processo ermeneutico. Fin dagli inizi, tuttavia, “Eikasmós” fece posto non solo a lavori di natura critico-testuale, ma riservò altresì – programmaticamente – un’apposita rubrica alla storia della filologia classica: nella convinzione, da un lato, che la pratica filologica non possa prescindere dall’attenzione per i Maestri del passato, le cui concrete esperienze ed elaborazioni teoriche hanno conferito alla nostra disciplina una sempre più lucida consapevolezza metodica; dall’altro, nella convinzione che proprio questo tipo di indagini risponda in modo privilegiato all’esigenza di ritrovare le giustificazioni più intime e vitali delle nostre Fachwissenschaften attraverso la loro storia, ed altresì di verificarne l’effettivo collegamento con le istanze della società contemporanea» (p. 393).
L’impegno della redazione permise una crescita costante della rivista, apprezzata anche per la sua puntualità: «è un atto di coraggio e di fede, non solo di dottrina ed intelligenza: la puntualità esige molta fatica e l’alto livello un grande impegno», gli scrisse Marcello Gigante in una lettera del 2.2.1991. Di certo, la dedizione al progetto fu più che ripagata, se Martin L. West, nell’inviare un suo contributo (poi uscito nel V volume del 1994), definì «Eikasmós» «one of the best current classical periodicals».
Negli anni la rivista si è anche arricchita di tre collane: i «Sussidi» e gli «Studi» di «Eikasmós», inaugurati rispettivamente nel 1992 e nel 1996, e infine gli «Studi Online», avviati nel 2004, dopo la morte di Degani. E se oggi «Eikasmós» è arrivato al suo XXXV volume, ciò è merito della redazione, che ha mantenuto vivo il ricordo di Degani e ne ha portato avanti gli insegnamenti, confermando il successo della sua sfida iniziale. Dall’originario nucleo ristretto, comprendente Francesco Bossi, Gabriele Burzacchini, Ornella Montanari, Vinicio Tammaro e Renzo Tosi, la redazione si è arricchita nel tempo: Degani riteneva importante coinvolgere colleghi specialisti di àmbiti diversi e a tal fine ha saputo riunire attorno a sé un gruppo compatto, «in quelle riunioni di redazione che erano vera (e mai più replicata, con quell’intensità) attività seminariale, palestra di metodo, scuola di filologia, tirocinio di ‘cucina’ redazionale» (Neri 2023, 142). Come ricorda Burzacchini (2001, 475s.), uno dei primi membri della redazione, «al lavoro di Eikasmós ci affezionammo subito tutti senza remore, con l’entusiasmo di chi sentiva di produrre qualcosa di veramente utile per il progresso delle nostre discipline. Il comitato scientifico redazionale si riuniva assai di frequente, nei periodi cruciali con cadenza addirittura settimanale, nello studio stesso di Enzo. Lì s’esercitava davvero un proficuo lavoro d’équipe […]. Enzo gestiva le sedute con autorevolezza e polso. Era estremamente attento a raccogliere le osservazioni di tutti, pronto a discutere senza pregiudizi qualunque problema, sempre ben contento di poter sottoporre al nostro vaglio i suoi stessi lavori, ammettendo all’occorrenza, con l’umiltà del genuino studioso, anche i propri errori. Da quelle sedute abbiamo tutti appreso moltissimo. E se “Eikasmós”, superando il trauma della scomparsa del suo direttore, potrà continuare a vivere, sarà anche perché il comitato redazionale, nel corso di questi anni, si è venuto formando come ‘scuola’, nel miglior senso del termine». A oltre vent’anni di distanza, l’attuale importanza di «Eikasmós» nel panorama internazionale delle riviste di filologia classica testimonia con forza la veridicità di queste parole.
«Eikasmós» non solo costituisce l’ennesima prova del valore di Degani come studioso, ma ne attesta anche la generosità a spendersi al servizio della sua disciplina e la capacità di coinvolgere amici e collaboratori in un’iniziativa in cui credeva intimamente. Come ricorda Ornella Montanari (2002/2003, 247), la rivista «è stata la sua creatura più sofferta, la più amata, quella per cui si è speso con gli slanci migliori. Mai l’hanno spaventato la logica dei costi sempre crescenti né, tanto meno, le spesso deludenti campagne di abbonamento; alle nostre inquietudini, a volte mal dissimulate, ripeteva sereno che si sarebbero sempre trovati i soldi per tenere aperta “questa finestra sul mondo”, che il lavoro redazionale oscuro e silenzioso era il metodo migliore per crescere e misurarsi, senza distinzioni anagrafiche». Per il desiderio di fare qualcosa di utile a collaboratori, allievi e a tanti studiosi, anche delle future generazioni, Degani profuse tutte le proprie energie, nell’ultimo decennio di vita, per la crescita di «Eikasmós», con una generosità non comune: «il poter regalare le annate della rivista, con la prodigalità degna di un vero aristocratico, era la legittimazione del lavoro, suo e della sua scuola, era l’auspicio fiducioso che i nostri studi continuassero nel tempo» (Montanari 2001, 319). Questo, dunque, è stato il più grande lascito di Degani, una «eredità che ci fa ricchi e responsabili […]. La tua Rivista: perla della filologia classica e uno dei vanti dell’Ateneo di Bologna» (Dionigi 2001, 11).
Burzacchini 2001 = G. B., Enzo Degani †, «Gnomon» LXXIII (2001) 470-476.
Dionigi 2001 = I. D., Saluto a un amico, «Eikasmós» XI (2000) 9-11.
Montanari 2001 = O. M., Ricordo di un maestro e di un amico, «CFC(G)» XI (2001) 315-320.
Montanari 2002/2003 = O. M., Ricordo di Enzo Degani (1934-2000), «Sileno» XXVIII/XXIX (2002/2003) 243-247.
Neri 2023 = C. N., La Filologia e la didattica del Greco Antico a Bologna da Coppola a Degani (1945-2000): appunti per una ricostruzione, in W. Tega (a c. di), Le Scienze umanistiche a Bologna tra il secondo dopoguerra e il XXI secolo, Bologna 2023, 123-148.
Tosi 2001 = R. T., Enzo Degani (1934-2000): scienza filologica e storia della filologia, «Paideia» LVI (2001) 169-176.