Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani

Parodia e gastronomia

«In Italia Degani è stato davvero il primo, agli inizi degli anni ’70, ad affrontare seriamente, nel campo degli studi di grecistica, i temi della parodia e della poesia gastronomica» (Di Marco 2002, 60). L’interesse di Degani – «alieno da ogni ‘moda’ culturale» (Lorenzoni, FeS, 477) – per la poesia parodica, e per quella gastronomica in particolare, ha dato nuovo vigore allo studio di un genere sino ad allora svalutato come inferiore o non letterario, nell’intento di riabilitarne lo statuto poetico.
Nell’anno accademico 1973/1974 Degani tenne un corso pionieristico sui Poeti parodici greci (con testi e commenti editi da Vinicio Tammaro, bibl. Degani nr. 48/1974), dedicato, tra gli altri, al suo autore d’elezione, il ‘poeta pitocco’ Ipponatte, in linea con «l’anticonformistico interesse che lo studioso coltivava verso i cosiddetti generi minori, essendo egli stesso, peraltro, fine gourmet e non meno valente ὀψαρτυτής, oltre che schietto e arguto (spesso autoironico) dissacratore» (Lorenzoni, ibid.). Il lavoro risultò da subito «utilissimo» (così Luigi Enrico Rossi in una lettera dell’8.3.1975) agli occhi degli studiosi del tempo.
Nei vent’anni successivi Degani portò avanti le sue ricerche sul genere parodico con numerosi contributi scritti e orali. Si ricordi, tra gli altri, Poesia parodica greca (bibl. Degani nr. 84/1981-1983), in cui all’introduzione di Degani (La poesia parodica Appunti, pp. 5-36) seguivano i testi e le traduzioni dei suoi collaboratori (Tammaro per Hipp. fr. 126 Deg., Egemone, Eubeo, incertorum fragmenta; Ornella Montanari per Archestrato; Alberta Lorenzoni per Matrone; Leonardo Paganelli per la Batracomiomachia). Secondo la definizione del genere parodico qui data da Degani (p. 7), «nel lettore, cui sono ben familiari le caratteristiche dell’opera parodiata, vengono sollecitate, e subito eluse, determinate aspettative»: fu questo «un vero colpo d’ala alle definizioni precedenti», come rilevò Aurelio Privitera (lettera del 18.7.1982). In una lettera del 7.5.1984 a Viktor Jarcho, che gli aveva appena richiesto l’invio di questo lavoro, Degani lo definisce semplicemente una “dispensa” in usu scholarum, a riprova del suo costante interessamento per la pratica didattica, sempre connessa e intersecata con la ricerca scientifica:

Come per altri generi, ad esempio “Tragedia e Dramma Satiresco”, anche per la poesia parodica Degani realizzò riassunti dettagliati di opere di altri studiosi, con ampie rassegne bibliografiche e un’attenta riflessione sui materiali allora disponibili, nel tentativo di mettere ordine negli studi su un genere ancora tutto da approfondire:

Quello del 1973/1974, peraltro, non fu l’unico corso monografico di Degani sui poeti parodici: a parere dello studioso, evidentemente, il primo passo per riabilitare il genere era proprio illustrare la poesia parodica anche ai suoi studenti, perché potessero apprezzarla. E così, i materiali preparatori per le lezioni, ma anche gli appunti pubblicati ad uso dei suoi allievi (bibl. Degani nr. 84/1981-83), mostrano che la poesia parodica greca fu ancora nel decennio successivo oggetto dei suoi corsi monografici, come nell’anno accademico 1981/1982:

e nell’anno accademico 1983/1984, dedicato ai fragmenta parodica incerti auctoris:

Una decina di anni dopo l’inizio della frequentazione del genere parodico, apparvero anche i primi contributi di Degani dedicati precisamente al sottogenere della poesia gastronomica, che pure doveva essere in parte integrata già nelle sue ricerche sul genere parodico. Quello gastronomico doveva stuzzicare particolarmente l’interesse di Degani, non solo in quanto sottogenere di quello parodico, ma anche, come si è detto, per il suo amore per la cucina: «di contro a una lunga tradizione che giudicava il mangiare qualcosa di basso e di indegno per i nobili sentiri, Degani lo percepiva come un’esperienza raffinata, che poteva contribuire alla crescita culturale dell’individuo, al pari della letteratura e di ogni altra arte» (Tosi 2001, 172).
Come per la produzione frammentaria dei tragediografi greci, anche per la poesia parodica e gastronomica Degani si circondò di collaboratori, in vista di un progetto di edizione che coinvolgeva la Montanari (per Archestrato, edito nel 1983), la Lorenzoni (per Matrone) e Tammaro (per i poeti parodici minori), come si desume dalle lettere di Degani a Peter Parsons del 14.1.1983 e 8.2.1983:

La produzione di Degani sulla poesia gastronomica fu ufficialmente inaugurata nel 1982/1983 dagli Appunti e dagli Assaggi di poesia gastronomica greca (bibl. Degani nrr. 88 e 91/1981-1983), e divulgata nel mondo accademico anche con alcuni contributi orali, come la conferenza a Madrid del 4 aprile 1984 sui Problemas de poesía gastronomica griega, poi editi nel 1985 (bibl. Degani nr. 109/1985):

A questa prima conferenza di Madrid ne seguirono altre sul genere parodico e gastronomico, come quelle di Messina nel 1986 (La poesia epica parodica), di Madrid nel 1993 (L’elemento gastronomico nella commedia greca postaristofanea), di Monaco nel 1993 (Beiträge zur gastronomischen Dichtung der Griechen), di Madrid nel 1997 (Parodia e gastronomia in Platone comico) e infine di La Plata (Argentina) nel 1998 (Poesia parodica greca in esametri).
Gli studi di Degani sulla poesia gastronomica riscossero pure – attraverso la mediazione della studiosa di Storia dell’Alimentazione June di Schino (con la quale Degani intraprese anche un progetto, poi rimasto incompiuto, su Ateneo di Naucrati) – l’interesse dell’Accademia Italiana della Cucina, che gli richiese un contributo di stampo divulgativo già nel 1989 (bibl. Degani nr. 166/1989) e poi, nel 1993, un’introduzione alla ristampa dei frammenti gastronomici di Archestrato raccolti, tradotti in endecasillabi e commentati da Domenico Scinà nel 1823 (bibl. Degani nr. 215/1993):

L’opera ricevette un’entusiastica accoglienza presso la stessa Accademia (il Presidente Franco Marenghi in una lettera del 26.8.1993 si complimentò con Degani «per la completezza e la profondità del lavoro») e presso la critica, come mostra l’articolo di Adriana Macchetta su «Il Giornale» del 3.1.1994, in cui si rivela pieno apprezzamento per la «dottissima introduzione di Enzo Degani, illustre grecista e fine gourmet»:

La figura di Scinà, siciliano come Archestrato, non era nota in àmbito classicistico: l’anno successivo alla pubblicazione della raccolta di frammenti di Archestrato, Degani dedicò allo studioso, docente di Fisica Sperimentale nella Regia Università di Palermo, un profilo di una trentina di pagine (bibl. Degani nr. 220/1994), garantendogli così un posto nella storia della filologia con un ritratto non meno accurato di quelli da lui scritti per illustri filologi e classicisti. Come ha giustamente osservato Arrighetti (2005, 375s.), «è un caso che, direi in maniera indiretta ma efficace, dà l’idea di come Degani lavorasse, una maniera della quale, del resto, si hanno altre prove nella sua produzione; per lui, veramente, dello studio di un problema o di un autore faceva parte ineludibile anche la storia degli studi su quel problema e su quell’autore, anche di quelli più peregrini, anche risalenti ad epoche e a personaggi che in genere si reputano irrimediabilmente sorpassati e dai quali non ci si aspetta nulla. Ma per Degani, riguardo ad Archestrato, la sua ricerca di documentazione era evidentemente arrivata fino a Domenico Scinà [...]; poi, alla figura dello Scinà si era incuriosito – ed è da dire in maniera tutt’altro che superficiale – fino a tracciarne l’abitualmente esatto profilo che ha lasciato».
Degani indagò a fondo le due anime proprie della poesia gastronomica, quella didascalico-prescrittiva del ricettario di Archestrato e quella descrittiva del Banchetto di Matrone, potendo così mettere a confronto l’arte raffinata dell’uno e i procedimenti parodici dell’altro, impietosamente tacciati di Unsinn da Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (un giudizio poi accolto anche da Paul Maas). Le sue indagini furono arricchite dalle forti connessioni istituite tra il genere parodico e gastronomico ed altri generi da lui amati e frequentati, quali il giambo, il dramma satiresco (bibl. Degani nr. 225/1994) e la commedia (bibl. Degani nr. 219/1994).
Al mondo accademico fu subito evidente come Degani avesse aperto nuovi fronti di ricerca, necessari perché inesplorati o trascurati; Werner Suerbaum, ad esempio, nel 1993 offrì a Degani in anteprima un proprio lavoro sugli Hedyphagetica di Ennio, per i quali proprio Archestrato fungeva da modello:

Anche un ente come il Warburg Institute di Londra, con una lettera del 1.7.1993, gli fece richiesta, prontamente esaudita, di una copia di La poesia gastronomica greca (bibl. Degani nrr. 183 e 189/1989-1990), «not only because of the subject in itself, but because […] we can help students better to keep abreast of new research in the areas we try to cover»:


Abbreviazioni bibliografiche
Arrighetti 2005 = G. A., Sulla filologia di Enzo Degani, «Eikasmós» XVI (2005) 371-382.
Di Marco 2002 = M. D.M., Poesia parodica, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 59-72.
Lorenzoni, FeS = A. L., introd. a Parodia e Gastronomia, in E. Degani, Filologia e Storia. «Scritti di Enzo Degani», Zürich-New York 2004, 477s.
Tosi 2001 = R. T., Enzo Degani (1934-2000): scienza filologica e storia della filologia, «Paideia» LVI (2001) 169-176.
Sui contributi di Enzo Degani sulla poesia parodica e gastronomica, cf. nrr. 48/1974, 51/1974, 55/1975, 84/1981-1983, 86/1981-1983, 88/1981-1983, 91/1981-1983, 107/1984, 109/1985, 114/1985, 166/1989-1990, 168/1989-1990, 183/1989-1990, 189/1991, 198/1991, 215/1993, 219/1994, 220/1994, 225/1994, 226/1995, 264/1996, 312/1997, 328/1998, 332/1998, 341/1999. Per Ipponatte si rimanda anche ai contributi in calce alla sezione Lirica
Profili su Degani studioso della poesia parodica e gastronomica si hanno in Lorenzoni, FeS e Di Marco 2002.