Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani
Epigramma
L’epigramma è stato un genere letterario molto studiato da Degani, che se ne occupò dai primi anni Sessanta fino agli ultimi anni di vita; alcuni dei suoi materiali relativi a questo àmbito sono tuttora inediti. A destare l’interesse dello studioso fu, da un lato, la ‘marginalità’ dell’epigramma dai canoni classici, condivisa anche da altri generi cari a Degani, come la poesia parodica e gastronomica e la lessicografia; d’altro lato, il suo interesse fu sollecitato da una «simpatetica immedesimazione» e da forti affinità con questo genere, caratterizzato da una «tensione […] all’essenzialità, talora limpida e fulminea, legata all’arcaica matrice di lapidaria concretezza» (Albiani, FeS, 585s.). Per di più, l’epigramma costituiva per Degani un esempio significativo del legame indissolubile tra filologia e storia, perché richiedeva l’intervento combinato del filologo, che risolvesse criticamente aporie e guasti testuali, e dello storico, che interpretasse correttamente il genere letterario alla luce di alcune sue tipicità, come i fenomeni di riuso, allusione e imitazione, la ricorrenza di temi e motivi letterari, la formazione di raccolte e antologie.
Degani indagò l’epigramma da molteplici punti di vista, ripercorrendone la storia e inquadrandone con precisione autori e scuole, generi e motivi letterari. L’interesse critico ed esegetico per i testi e la preminenza del dato linguistico, comunque, furono sempre la sua costante: proprio per questo, Lehnus (2002, 90) ha riconosciuto in Degani un erede del filologo olandese Carel Gabriel Cobet e lo ha collocato «alla fine di una successione di emendatori ed esegeti dell’epigramma greco che risale a Enrico Stefano, allo Scaligero e al Salmasio, se non addirittura a Planude, con cui in più d’un caso Degani si trovò a competere». In effetti, grazie alle sue «raffinate doti di critico mai disancorato dal testo» (Albiani, FeS, 585), lo studioso ha scritto importanti contributi critico-testuali dedicati al restauro e all’esegesi di passi corrotti o di difficile interpretazione: tra quelli dedicati a singoli epigrammisti, vanno annoverate le pagine su Nicarco (AP XI 329, bibl. Degani nr. 11/1963), Rufino (AP V 94 = Plan. VII 136, bibl. Degani nrr. 14/1964 e 37/1969), Pallada (AP XI 286, bibl. Degani nr. 26/1966) e Meleagro (AP XII 101, bibl. Degani nr. 57/1976).
Le immagini sopra riportate mettono bene in luce l’abitudine di Degani a tornare sui propri scritti anche dopo la loro pubblicazione, con l’attenzione di un redattore attento ai minimi dettagli, che individua refusi e annota nuove considerazioni, ma soprattutto con la curiosità intellettuale dello studioso che non smette mai di ricercare una soluzione ai problemi in cui si imbatte, attraverso continui aggiornamenti bibliografici e una meditata rielaborazione critica dei dati testuali.
Di altri epigrammisti rimangono invece alcuni appunti rimasti inediti, come Antioco (AP XI 422) e Agazia (AP V 280): da questi materiali emerge chiaramente la tendenza di Degani, come si è detto, a restare sempre strettamente ancorato al testo, anche in fase di preparazione e stesura di un articolo. Nel caso specifico di Agazia, di cui si riportano qui di séguito le pagine manoscritte, dapprima viene annotata la pericope testuale, poi se ne forniscono alcune traduzioni di altri studiosi e, infine, si entra nel dettaglio di singoli termini, di cui si discutono varianti testuali, sulla scorta di testimonianze parallele.
A questi contributi critico-testuali vanno poi aggiunte una recensione su Leonida (bibl. Degani nr. 49/1974) e le trattazioni generali su Nosside (bibl. Degani nr. 80/1981-1983) e su Callimaco e Posidippo (bibl. Degani nrr. 61/1977-1978 e 211/1993), mentre «ad Asclepiade, che egli manifestamente predilige, Enzo Degani dedica traduzioni memorabili, tra le più nitide che si conoscano di questo […] poeta d’amore ellenistico» (Lehnus 2002, 96). Nel 1977, nel IX volume di Storia e civiltà dei Greci, Degani pubblicò L’epigramma (pp. 266-299, seguìto, nello stesso tomo su La cultura ellenistica, da L’elegia, pp. 300-314: bibl. Degani nr. 61/1977-1978), «il miglior frutto del suo impegno» in àmbito epigrammatico, «contraddistinto da fine e scaltrita sensibilità letteraria» (Burzacchini 2001, 473); le linee generali di questo capitolo furono poi riproposte, sostanzialmente immutate, nel 1993 nell’omonimo L’epigramma (bibl. Degani nr. 211/1993), una «formidabile sintesi […], che, con passo scattante, conduce il lettore lungo il vertiginoso cammino epigrammatico» (Albiani, FeS, 586).
Negli anni Ottanta e Novanta, comunque, la produzione scientifica di Degani sull’epigramma si concretizzò soprattutto in alcuni «gioielli di informatività, chiarezza ed epigrammatica brevità» (Lehnus 2002, 95): lo studioso, infatti, fu coinvolto in due importanti iniziative scientifiche, per le quali produsse numerose voci enciclopediche, «tutte molto sintetiche, chiare e sempre affidabili strumenti di orientamento» (Vogt 2002, 11). E così, tra il 1984 e il 1991, Degani pubblicò ben 42 voci per il Grande Dizionario Enciclopedico UTET, alcune delle quali di àmbito epigrammatico (si pensi, tra le altre, alla voce generale sull’Antologia Palatina, bibl. Degani nr. 110/1985). A partire dal 1994, poi, su invito di Glenn Most, Degani partecipò alla preparazione del Neuer Pauly, per il quale scrisse 81 voci, pubblicate tra il 1996 e il 1998 (ad eccezione della voce su Ammonides, uscita postuma nel volume XII/2 fra gli Addenda) e concernenti soprattutto autori di epigrammi. Si conservano ancora inedite le pagine con la versione italiana di molte delle voci di Degani, poi tradotte in tedesco dalla redazione del Neuer Pauly. A parte le voci Epigramma e Anthologie, di natura più generale e dunque più corpose, di cui si riporta qui sotto la prima pagina,
le voci manoscritte di Degani sono tutte molto brevi e corrispondono mediamente a una o due facciate, come quelle su Agide, Archia e Asinio Quadrato, qui riportate a titolo d’esempio:
Tuttavia, i rapporti problematici con la redazione del Neuer Pauly indussero lo studioso già nel 1997 a ritirarsi dall’incarico e a passare il testimone a Maria Grazia Albiani, che era già intervenuta per postillarne le pagine manoscritte e segnalare gli errori nella versione tedesca. L’impresa del Neuer Pauly si rivelò, in effetti, piuttosto negativa per Degani, che ne offrì un duro resoconto nell’articolo Impudenze editoriali (bibl. Degani nr. 330/1998): qui egli denunciò la disorganizzazione della redazione e le inesattezze subìte dalle sue voci (tra cui gli errori nella traduzione in tedesco e l’indebita attribuzione della voce su Archestrato a una seconda autrice, Pauline Schmitt-Pantel), che richiesero «un lavoro di ripulitura e di identificazione estenuante, spesso improbo» (p. 120). Per la sua «critique spirituelle, pénétrante, ‘matter of fact’» (lettera di Anna Maria Komornicka, 5.5.1999) Degani ricevette consensi ed espressioni di solidarietà dal mondo accademico per questa disavventura editoriale, su cui «könnte man lachen, wenn das alles nicht so skandalös wäre» (lettera di Carl Joachim Classen, 1.5.1999). Non pochi studiosi illustri, tra cui Rudolf Kassel (lettera del 25.4.1999) e Frederick Williams (lettera del 28.4.1999), ringraziarono Degani per il servizio reso alla filologia classica nell’aver aperto gli occhi a chi non conosceva le reali vicissitudini dietro il Neuer Pauly, sulle quali «difficile est satiram non scribere», commentò Richard Kannicht in una lettera del 25.4.1999.
Coerentemente con la scelta anticonformistica di dedicarsi a generi e autori ‘minori’ o ‘marginali’, Degani si occupò anche di epigramma bizantino, cui rivolse un’attenzione «persistente e inaspettatamente calorosa» (Lehnus 2002, 89) e di cui si occupò anche in uno scritto dal titolo Poesia epigrammatica greca e bizantina, le cui pagine, pur consegnate alla casa editrice Editalia nel novembre 1995, sono rimaste poi inedite. Si trova qui un’introduzione su L’antologia greca e su L’epigramma in Grecia e a Bisanzio, in cui Degani tratta l’epigramma di età arcaica, classica ed ellenistica, e presenta le differenze tra le scuole epigrammatiche peloponnesiaca, ionico-alessandrina e fenicia, per poi spingersi fino all’epigramma di età romana, imperiale e bizantina; a questa sezione introduttiva segue poi un’antologia di autori e testi epigrammatici. Ancora in relazione all’epigramma bizantino, nel 1996 Degani partecipò a due convegni: il 19 aprile a Sassari tenne un intervento dal titolo Modelli latini in Paolo Silenziario?, da cui ricavò l’articolo Paolo Silenziario e la poesia latina (bibl. Degani nr. 344/postumo), mentre il 16 maggio a Milano tenne la relazione La mimesi tra antico e bizantino, cui seguì l’articolo Considerazioni sull’epigramma bizantino (bibl. Degani nr. 329/1998), in cui affrontò il problema della derivazione di Agazia e di Paolo Silenziario da modelli romani.
Albiani, FeS = M.G. A., introd. a Epigramma, in E. Degani, Filologia e Storia. «Scritti di Enzo Degani», Zürich-New York 2004, 585s.
Burzacchini 2001 = G. B., Enzo Degani †, «Gnomon» LXXIII (2001) 470-476.
Lehnus 2002 = L. L., Epigramma classico e bizantino, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 89-99.
Vogt 2002 = E. V., Enzo Degani da ΑΙΩΝ a Eikasmós, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 3-13.
Profili su Degani studioso del genere epigrammatico si hanno in Lehnus 2002 e Albiani, FeS.