Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani

Bizantinistica

Per chi conosca l’importanza della civiltà di Bisanzio, non solo per la trasmissione dei testi classici, ma anche per il suo valore intrinseco di espressione culturale di un preciso momento storico, non può destare meraviglia il fatto che un grecista a tutto tondo come Degani si sia occupato anche di filologia e letteratura bizantina. Per la sua visione storicistica, infatti, lo studioso vedeva nella cultura bizantina una manifestazione particolare dell’idea di Graecitas, nell’intima convinzione che «non vi sia sostanziale soluzione di continuità tra le varie fasi dello sviluppo della lingua e della civiltà greca, dalle attestazioni più antiche fino alla cultura neoellenica dei nostri giorni» (Burzacchini 2003, 10). Proprio per questo, Degani, «come è ovvio in chi studia la trasmissione di poeti frammentari e in chi come lui seppe semplicemente tutto di lessici ed etymologica medievali, non si ritrasse di fronte a Bisanzio, e in quel campo ha dato anzi contributi perfetti» (Lehnus 2002, 96s.).
Titolare della cattedra di Filologia Bizantina, per quattro anni a Cagliari (dal 1965/1966 al 1968/1969) e per uno a Bologna (1977/1978), nel corso delle sue ricerche lessicografiche Degani si addentrò ripetutamente nel campo della filologia bizantina per indagarne la produzione esegetica, comprendente anche quelle «compilazioni di varia struttura ed estensione, spesso monumentali quanto farraginose, ma d’importanza non di rado incalcolabile», che a suo avviso costituivano, «tra i molteplici meriti che vanno riconosciuti agli eruditi bizantini, uno dei principali» (bibl. Degani nr. 227/1995, p. 505). E tuttavia, Degani considerò Bisanzio «non solo come un immenso serbatoio di pur incalcolabile portata per la conservazione e l’intelligenza dei monumenta di tutta la tradizione ellenica, ma anche come robusta portatrice di peculiari valori autonomi» (Burzacchini 2003, 10).
In effetti, fu probabilmente l’interesse per il genere epigrammatico a spingere Degani ad approfondire anche la produzione letteraria di questa civiltà. All’epigramma bizantino lo studioso dedicò, infatti, un’attenzione «persistente e inaspettatamente calorosa», anche se «sostanzialmente limitata agli autori ancora classici dell’età pregiustinianea e giustinianea, da Pallada a Paolo Silenziario» (Lehnus 2002, 89), nei quali poteva indagare meglio la persistenza del classico. Su questi epigrammisti, molti dei quali, in realtà, di età ancora imperiale e pre-bizantina, Degani diede giudizi coerenti con i propri gusti estetico-letterari: e così, nel capitolo su L’epigramma (bibl. Degani nr. 211/1993, pp. 232s.), lo studioso mostra di approvare i temi scommatici di Pallada, «sorretti […] da una propensione di stampo ipponatteo per la beffa ed il sarcasmo», e i «toni insolitamente delicati ed intimi» e la «raffinata eleganza e classica perfezione formale» di Paolo Silenziario; al contrario, risulta piuttosto duro il suo giudizio sull’«indigesto pastiche» di Gregorio di Nazianzo, i cui epigrammi costituirebbero una «farraginosa produzione» caotica e contrassegnata «dall’incessante ripresa degli stessi concetti e degli stessi argomenti». Nella primavera del 1996 lo studioso partecipò anche a due convegni sull’epigramma bizantino a Sassari e a Milano: dai suoi interventi ricavò due articoli, Paolo Silenziario e la poesia latina, uscito postumo (bibl. Degani nr. 344/postumo), e le Considerazioni sull’epigramma bizantino del 1998 (bibl. Degani nr. 329/1998), in cui negò la dipendenza diretta di Agazia e di Paolo Silenziario dagli elegiaci latini, rispetto ai quali suggerì il ricorso a fonti comuni.
Infine, Degani dedicò alcuni contributi anche alla letteratura bizantina dei secoli successivi. Nel 1969 uscirono i suoi Contributi critico-testuali a due “Encomi” di Niceforo Basilace (bibl. Degani nr. 38/1969), incentrati sugli encomi di Basilace per Adriano Comneno e Alessio Aristeno. In seguito si dedicò al De signis Constantinopolitanis di Niceta Coniate, «un suggestivo opuscolo ecfrastico, di notevole importanza, fra l’altro, anche per la storia dell’arte bizantina» (Burzacchini, FeS, 635), su cui tenne due lezioni nella primavera del 1979 a Ravenna e a Salerno; sull’argomento ricavò poi l’articolo Il “De signis Constantinopolitanis” di Niceta di Chone, uscito nel 1979 sulla rivista «Corso di Cultura sull’Arte Ravennate e Bizantina» e poi ripubblicato nel 1981 (bibl. Degani nrr. 66/1979 e 79/1981-1983). Si è conservato il dattiloscritto della lezione ravennate, di cui si riportano qui alcune pagine:

Le pagine sopra proposte mostrano la cura di Degani, «inesorabilmente sensibile al dominio della forma» (Lehnus 2002, 97), nel riformulare il testo nel modo migliore, con la riscrittura di interi paragrafi e persino delle note finali; da questo si potrà comprendere anche il giudizio negativo per il «mero esercizio retorico-letterario» (bibl. Degani nr. 211/1993, p. 232) di Gregorio di Nazianzo sopra riportato. Le numerose correzioni, nella sua tipica penna rossa, confluirono poi nell’articolo pubblicato nello stesso anno.
Nella lezione di Ravenna, Degani propose numerosi esempi tratti da vari passi testuali del De signis Constantinopolitanis, di cui fornì ampie traduzioni, testimonianze parallele e indicazioni storiche e letterarie di vario tipo. A Salerno, invece, dopo una prima parte introduttiva analoga alla lezione ravennate, si concentrò maggiormente sugli errori di testo e traduzione nelle edizioni esistenti e soprattutto nella vulgata (l’edizione di August Immanuel Bekker del 1835), sottolineando la necessità di un «adeguato commento», di un’«attendibile, precisa traduzione» e di nuove cure filologiche per l’operetta, come rivela anche in questi appunti manoscritti:


Abbreviazioni bibliografiche
Bekker 1835 = Corpus scriptorum historiae Byzantinae. Nicetae Choniatae historia, ex rec. I. B., Bonnae 1835.
Burzacchini 2003 = G. B., Enzo Degani e la lessicografia bizantina, in AA.VV., L’erudizione scolastico-grammaticale a Bisanzio (lessicografia, trattatistica grammaticale, esegesi, ecc.), «Atti della VII Giornata di Studi Bizantini. Salerno 11-12 aprile 2001», Napoli  2003, 9-25.
Burzacchini, FeS = G. B., introd. a Bizantinistica, in E. Degani, Filologia e Storia. «Scritti di Enzo Degani», Zürich-New York 2004, 635s.
Lehnus 2002 = L. L., Epigramma classico e bizantino, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 89-99.
Per i contributi di Enzo Degani specifici sulla bizantinistica, si rimanda in particolare ai nrr. 38/1969, 66/1979, 79/1981-1983, 329/1998, 344/postumo. Per i contributi sull’epigramma bizantino e sulla lessicografia bizantina, si rimanda anche ai contributi in calce alle sezioni Epigramma e Lessicografia
Profili su Degani bizantinista si hanno in Lehnus 2002 e Burzacchini 2003 e FeS.