Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani

Lirica. Giambo ed elegia

La lirica greca arcaica è stata uno dei generi più amati da Degani, che se ne occupò per quarant’anni. Pur interessandosi ampiamente anche all’elegia e all’affine genere epigrammatico, cui dedicò i fondamentali capitoli L’epigramma e L’elegia (bibl. Degani nr. 61/1977-1978, poi nr. 211/1993), Degani ebbe una speciale predilezione per la giambografia arcaica, della quale lo affascinavano alcuni aspetti comuni alla commedia antica, quali l’ὀνομαστὶ κωμῳδεῖν, l’αἰσχρολογία, la ἰαμβικὴ ἰδέα, il carattere spregiudicato e dissacrante: furono proprio queste affinità tra i due cognata genera a favorire l’avvicinamento dello studioso alla lirica e a destarne l’interesse precipuo per «i due poeti sui quali gli studi di Degani si sono esercitati più a lungo e profondamente, Archiloco e Ipponatte, tanto che a questi studi è notoriamente legata per buona parte la sua reputazione di grecista» (Arrighetti 2005, 372).
Dal 1962 cominciarono ad apparire i primi lavori di Degani su Ipponatte (bibl. Degani nrr. 6 e 8/1962) e nel gennaio 1967, a 32 anni, lo studioso firmò il contratto con la Teubner per un’edizione critica del giambografo. «Ipponatte sta mutando volto con questi tuoi studi», gli scriveva Luigi Enrico Rossi in una lettera del 17.1.1972. Di rilievo l’intervento su Ipponatte come autore parodico del 1974 (bibl. Degani nrr. 48 e 51/1974), «forse uno dei lavori meglio riusciti: l’esegesi, impeccabile, di un singolo passo apre la strada ad un esame critico-letterario, ad un’indagine dei rapporti, nella Ionia del VI sec., tra fatto letterario e realtà economico-politica» (Bossi 2000, 340). Come continua ancora Bossi (ibid.), «ben presto, l’indagine su Ipponatte si era estesa all’intera giambografia, in primis ad Archiloco. Trait d’union, fra essi, gli ‘Epodi di Strasburgo’» (bibl. Degani nr. 42/1972), di discussa attribuzione.
A metà degli anni Settanta, complici i suoi interessi lessicografici e il «felice e fortunato episodio» (Tosi 2001, 171) della scoperta di una glossa esichiana (π 839 Hansen πάρεξ τὸ θεῖον χρῆμα· ἔξω τῆς μίξεως), Degani intervenne in modo dirimente sulla dibattuta questione dell’autenticità del primo Epodo di Colonia, dimostrandone la paternità archilochea e l’esistenza di esegesi antica di riferimento, la cui assenza fino ad allora era stata uno degli argomenti addotti da quanti sostenevano la tesi dell’inautenticità. Grazie a tale scoperta cruciale, Degani «aveva rotto il silentium antico sul carme: ma c’era voluta la sua caparbia tenacia per ritrovare quella voce flebile, ma decisiva. Sul piano del metodo, una conferma forte della fragilità di ogni argumentum ex silentio» (Rossi 2005, 385). Numerosi furono i riscontri nettamente positivi, e addirittura entusiastici, alle acquisizioni di Degani sull’Epodo di Colonia (bibl. Degani nrr. 50/1974, 54/1975, 59/1977-1978, 63/1977-1978, 68/1979): in una lettera senza data, Martin L. West si complimentò con lui per «l’opera dotta e stimolante sul Nuovo Archiloco, col quale il suo nome sarà sempre connesso dopo la bella scoperta esichiana».
Il 14 aprile 1977 Degani tenne a Modena una lezione agli studenti del Liceo Classico “L.A. Muratori” sul tema Problemi di lirica greca, di cui si conserva il testo dattiloscritto, ricco di puntuali osservazioni sulla crisi in atto negli studi classici e sull’importanza di una filologia rigorosa, l’unica foriera di buoni risultati; per esempio, rifacendosi al suo Metafore ipponattee (bibl. Degani nr. 39/1971), evidenziò i triti clichés di cui era vittima Ipponatte, «il poeta che, forse più di ogni altro, è stato per così dire ‘incapsulato’ – per i suoi versi singolari e pittoreschi quanto provocatori – nelle più svariate e mostruose etichette» (p. 2):

Nel 1977 uscirono per la casa editrice Nuova Italia i Lirici greci. Antologia a cura di Enzo Degani (che si occupò dei poeti giambici ed elegiaci) e Gabriele Burzacchini (bibl. Degani nr. 58/1977-1978), un’opera eccellente che ottenne subito ottimi riscontri per «il rigore scientifico congiunto a completezza bibliografica, ad acume critico, a buon senso d’esegesi» (Vittorio De Falco, lettera senza data): «con tale vigile sensibilità, con tale rigore esplanatorio, con tale strenua metodicità, con tale ricchezza di novità ermeneutiche […] rappresenta davvero una festa per l’intelligenza» (Marcello Bondardo, lettera del 17.4.1977).
Nei primi anni Ottanta Degani intraprese con la Mondadori un progetto, mai portato a conclusione, di traduzione e commento di Archiloco (con la collaborazione di Francesco Bossi) e Ipponatte, che nel saggio Per una traduzione di Ipponatte (bibl. Degani nr. 99/1984, p. 146) presentò come «un lavoro che ha intenti puramente filologici, proponendosi nient’altro che un’interpretazione, il più possibile letterale ed esatta, del testo stampato a fronte». Notava provocatoriamente Rossi (2005, 389): «Come! Un hermanniano che si preoccupa di tradurre? Ebbene: queste note di traduzione sono esegesi della più alta qualità, da cui molto si impara». Se ne riportano alcuni esempi dalle pagine manoscritte in preparazione alla traduzione di Ipponatte:

Come si legge nella prima pagina, Degani esplicita le finalità della sua nuova traduzione dei due giambografi arcaici: «di A. e di Ipp. esistono molte traduzioni, alcune assai felici, decisamente ‘artistiche’… La presente invece non ha altri intendimenti che non siano rigorosamente filologici: intende proporre un’interpretazione, il più possibile letterale ed esatta, degli originali che ad essa stanno di fronte… Una traduzione dunque non ‘bella’, e neppure scorrevole ed elegante: bensì piatta ed uniforme […]». Sopravvive anche la traduzione manoscritta dei Giambi di Archiloco, rimasta inedita, di cui si propongono qui i frr. 196a e 217-220 West,

così come la versione dattiloscritta della traduzione di Archiloco, con correzioni autografe di Degani:

Finalmente, nel 1983 uscì per i tipi della Teubner l’edizione critica Hipponax. Testimonia et fragmenta (bibl. Degani nr. 89/1981-1983). Nonostante la delusione di Degani nei confronti della casa editrice, per via di numerosi errori tipografici e dell’unica mandata di bozze, che lo costrinsero a progressive integrazioni di Addenda et Corrigenda (cf. bibl. Degani nr. 98/1984, p. 307), l’edizione fu «un’opera davvero formidabile» (Burzacchini 2001, 472), che «ha innegabilmente segnato una svolta decisiva nel campo degli studi ipponattei, per certi aspetti, anzi, addirittura rivoluzionaria, e per ciò stesso feconda» (Morelli 2002, 20): «mai il testo di un lirico greco frammentario aveva ricevuto, mi pare, un trattamento così esauriente e rigoroso. Si sente su questo libro il peso di venti, venticinque anni di lavoro condotto con intelligenza, pazienza, dedizione, amore» (lettera di Walter de Sousa Medeiros, 29.9.1983). Dell’Hipponax uscì poi una seconda edizione aggiornata nel 1991 (bibl. Degani nr. 196/1991), mentre nel 1984 furono pubblicati con l’editore Adriatica gli Studi su Ipponatte (bibl. Degani nr. 98/1984), anche in questo caso con qualche imprevisto editoriale: dati come “ormai imminenti” nel 1971, pianificati poi per il 1979 e quindi per il 1982, a seguito di una serie di «infortuni tipografici a catena (ho dovuto cambiare tipografia un paio di volte)» (lettera a de Sousa Medeiros, 11.11.1983) gli Studi finirono per seguire l’edizione, invece che precederla. Ad ogni modo, il binomio edizione critica + Studi su Ipponatte, «una delle maggiori acquisizioni degli studi attuali sulla lirica greca arcaica» (Franco Montanari, lettera senza data), ottenne una calorosa accoglienza nel mondo accademico e consacrò Degani come il massimo esperto di Ipponatte, un autore la cui complessità non doveva certo sfuggire agli studiosi: «Hipponax is surely one of the most difficult and elusive authors […]. Competent editing of his fragments demands an expertise and learning that very few scholars today command» (lettera di William M. Calder III, 21.11.1983).
Presto Degani fu invitato a tenere numerose conferenze di argomento lirico: nel triennio 1977/1979 fu nel Regno Unito come Visiting Professor presso il Birkbeck College di Londra, dove si occupò di Comedy and Iambus, Textual problems in Greek poets, Emendations and interpretations of Greek (and Latin) texts; nel 1979 a Venezia parlò di Problemi testuali ipponattei, nel 1980 a Varsavia e a Mannheim di Ipponatte nella letteratura latina, nel 1982 a Salerno di Osservazioni su alcuni papiri di Ipponatte. Tra il 18 e il 22 aprile 1983 fu in Grecia, ad Atene, Salonicco e Ioannina, per un ciclo di lezioni dal tema Osservazioni critico-testuali su alcuni frammenti di Ipponatte, di cui si conserva il testo dattiloscritto in greco moderno, con alcune correzioni autografe di Degani nella sua caratteristica penna rossa:

Poi passò in Spagna, dove tenne un intervento su Giambo e commedia a Barcellona nel maggio 1983 e uno su Ipponatte: problemi linguistici e critici a Madrid il 5 aprile 1984, su invito del Departamento de Griego de la Universidad Complutense e della Fundación Pastor de Estudios Clásicos.

Il 1° ottobre 1984 fu a Treviso per una relazione su La poesia giambica greca, in cui riprese l’intervento tenuto a Modena nel 1977, che ampliò con i risultati delle sue ricerche più recenti, illustrando gli strumenti funzionali nella dotta e comica poesia ipponattea al raggiungimento del Witz parodico: metafore varie, iperboli, paragoni burleschi, colorite espressioni idiomatiche, elementi pantagruelici, escrologia, nomi parlanti, paretimologie, antilabai, combinazione di metri diversi, linguaggio colorito, variegato e pieno di voci straniere, accostamento di voci volgari ed auliche, stratagemmi furbeschi, scene paradossali, l’ἀπροσδόκητον

Il 12 novembre 1984 Degani tenne a Catania una preziosa relazione metodologica incentrata su Problemi di ecdotica, in cui descrisse il proprio Hipponax come «uno strumento di lavoro il più possibile esauriente ed attendibile, da mettere al servizio di nuove ricerche, con un ventaglio esaustivo dei risultati finora raggiunti: un’edizione ‘aperta’, insomma, che non pretenda di dettare soluzioni definitive, ma che, aliena da fuorvianti suggestioni, sia punto di partenza per ulteriori, più approfondite indagini» (pp. 2s.). Come mostrano le pagine qui sotto, Degani rifiutava nettamente la cosiddetta ‘teoria dell’azzeramento’, tanto comoda quanto pericolosa, poiché «il rigetto preliminare del “ciarpame bibliografico”, onde avere, vergini da ‘scorie’, un amplesso più intimo e fecondo con il testo classico, porta in realtà ad infortuni di vario genere e ad eiaculazioni precoci»; al contrario, solo «il vaglio minuto, umile e paziente, di tutto ciò che si è fatto in precedenza […] porta […] a risultati più cauti e meditati; e consente di rettificare, fra l’altro, molte di quelle falsae adscriptiones che sono retaggio non indifferente dei nostri apparati» (p. 7).

Negli anni successivi, Degani si occupò anche della figura femminile nella lirica greca (Torino 1986, Ginevra 1994), di esotismi e barbarismi nella letteratura greca arcaica (Gressoney-Saint-Jean 1988) e soprattutto del tema Ipponatte e i poeti filologi, titolo di una conferenza a Brescia nel 1995 e di un fondamentale saggio dello stesso anno, ancora in difesa «della poesia ipponattea, che – sulla scorta di clichés tanto grotteschi quanto inconsistenti (poeta ‘proletario’, ‘pitocco’, ‘maledetto’, ‘beat’ e così via) – è stata a lungo ritenuta ‘volgare’ e ‘indotta’. Si tratta al contrario di un’arte colta, a sfondo essenzialmente comico-parodico, letterariamente consapevole quanto priva di ‘volgarità’ […]. Ipponatte è un poeta altamente sofisticato, che come pochi sa deformare gli altisonanti moduli omerici e mescolare abilmente la formula aulica al contenuto ‘plebeo’ e viceversa, sempre allo scopo di trarne impensati effetti parodici. Non a caso, e non a torto, Polemone di Ilio lo proclamò εὑρετὴς τῆς παρῳδίας» per «il vero primo esempio di sistematica detorsio Homeri»: tutti tratti che rendono la poesia ipponattea «un aristocratico prodotto di alto livello e dalle multiformi, imprevedibili capacità espressive, scanzonato, burlesco, irriverente, decisamente antiomerico» (bibl. Degani nr. 236/1995, pp. 135s.).
L’attività deganiana sulla lirica greca arcaica non poteva chiudersi in miglior modo che con il ciclo sudamericano del settembre 1998, che portò Degani in Argentina (Buenos Aires e La Plata) e in Cile (Santiago), dove riprese molti degli argomenti già affrontati nelle conferenze europee di argomento lirico, e a Chiavari, dove il 17 aprile 1998 tenne una conferenza su La poesia giambica greca: in questa occasione gli fu conferito il Praemium Classicum Clavarense dall’Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC).

Tra i progetti di Degani vi fu anche un’edizione divulgativa dei frammenti ipponattei (con testo, traduzione e note), comunque rigorosamente filologica. Tuttavia, sfumati gli accordi da lui presi con la Rizzoli, l’edizione uscì postuma nel 2007 presso Pàtron (bibl. Degani nr. 346/postumo). Sulla sorte editoriale di questo ‘ultimo Ipponatte’ di Degani, cf. Burzacchini 2008-2009 (per il sommario, cf. https://www2.classics.unibo.it/eikasmos/doc_pdf/Ipponatte.pdf).


Abbreviazioni bibliografiche
Arrighetti 2005 = G. A., Sulla filologia di Enzo Degani, «Eikasmós» XVI (2005) 371-382.
Bossi 2000 = F. B., Enzo Degani, «Eikasmós» XI (2000), 337-344.
Burzacchini 2001 = G. B., Enzo Degani †, «Gnomon» LXXIII (2001) 470-476.
Burzacchini 2008-2009 = G. B., Un recupero editoriale: l’ultimo Ipponatte di Enzo Degani, «IFilolClass» VIII (2008-2009) 1-22.
Morelli 2002 = G. M., Giambografia, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 15-30.
Rossi 2005 = L.E. R., Un esploratore della parola, «Eikasmós» XVI (2005) 383-392.
Tosi 2001 = R. T., Enzo Degani (1934-2000): scienza filologica e storia della filologia, «Paideia» LVI (2001) 169-176.
Per i contributi di Enzo Degani sulla lirica greca, si rimanda in particolare ai nrr. 6/1962, 8/1962, 27/1967, 39/1971, 41/1972, 42/1971, 45/1973, 47/1973, 50/1974, 51/1974, 52/1975, 54/1975, 56/1976, 58/1977-1978, 59/1977-1978, 61/1977-1978, 62/1977-1978, 63/1977-1978, 68/1979, 72/1979, 75/1979, 76/1980, 82/1981-1983, 83/1981-1983, 85/1981-1983, 87/1981-1983, 89/1981-1983, 92/1981-1983, 93/1981-1983, 98/1984, 99/1984, 117/1985, 131/1986, 132/1986, 133/1987, 139/1987, 146/1987, 152/1988, 156/1988, 162/1989-1990, 163/1989-1990, 190/1991, 196/1991, 209/1993, 210/1993, 212/1993, 214/1993, 233/1995, 236/1995, 331/1998, 346 (postumo). Per la poesia parodica e gastronomica si rimanda anche ai contributi in calce alla sezione Parodia e gastronomia.
Profili su Degani studioso di lirica si hanno in Morelli 2002 e nell’introduzione di Francesco Bossi al capitolo relativo a Giambo ed elegia in E. Degani, Filologia e Storia. «Scritti di Enzo Degani», Zürich-New York 2004, 3s.; per i rapporti tra giambografia e commedia negli studi di Degani, cf. G. Mastromarco, Enzo Degani: gli studi sulla giambografia e la commedia, «Odeo Olimpico» XXIV (1999-2002) 247-257.