Filologia e Storia. Nel laboratorio di Enzo Degani

Lessicografia

La lessicografia greca è stata uno dei maggiori interessi di Degani, che si occupò di questioni di lingua e di lessico sin dai tempi della tesi di laurea e dei primi articoli (bibl. Degani nrr. 2/1961, 4 e 7/1962): i lessici e le fonti esegetiche, infatti, costituivano miniere di informazioni preziose per chi, come lui, si occupasse di poesia frammentaria. Nondimeno, «lo studio della lessicografia non è stato per Enzo Degani né secondario né complementare», bensì «un momento fondamentale nella messa a punto del metodo filologico» (Tosi, FeS, 683) e «una strada privilegiata per soddisfare quell’interesse per la lingua che fu, tra quelli suoi, del tutto speciale» (Arrighetti 2005, 376).
L’incontro di Degani con la lessicografia avvenne durante il decennio trascorso all’Università di Cagliari (1959-1969) come assistente di Benedetto Marzullo: l’Ateneo sardo, infatti, era in quegli anni «un agguerrito centro di studi sulla lessicografia greca (settore allora in Italia decisamente trascurato)» (Burzacchini 2001, 471) proprio per merito di Marzullo, con cui Degani condivideva «da una parte il rilievo assolutamente primario dato ai testi, che, innanzi tutto, dovevano essere costituiti criticamente; dall’altra l’amore per l’avventura pionieristica in campi inesplorati (o ritenuti assolutamente marginali) della cultura classica» (Tosi 2001, 169). E così, anche Degani si appassionò alla lessicografia, «un terreno accidentato e poco gradito a molti» (Montanari 2002, 87) del quale divenne in breve tempo uno specialista, attestandosi, negli anni Settanta, su posizioni diverse da quelle di Marzullo. Una volta passati da Cagliari all’Università di Bologna (dove Marzullo approdò nel 1967, Degani nel 1969), infatti, i due studiosi, pur partendo entrambi da un funzionalismo di tipo empirista, finirono per scontrarsi sul piano metodologico. Secondo Marzullo, che aveva coniato il termine ‘coppia contigua’ per designare l’abbinamento di lemma e interpretamentum, alcune glosse anomale nascevano da una meccanica rottura del tessuto sintagmatico di un locus classicus, e l’editore doveva ripristinare i termini di quel passo, anche a costo di congetture apparentemente spericolate. Degani, invece, partiva da uno storicismo di fondo nell’interpretazione dei dati testuali e letterari, secondo il quale non era possibile prescindere da procedimenti intrinseci all’esegesi antica, come epitomazioni, interpolazioni e rielaborazioni di vario tipo; in questo senso, la coppia da lui ribattezzata ‘endiadica’ o ‘sinonimica’ manteneva le tracce del contesto e degli accidenti della trasmissione testuale, e le glosse anomale erano tali perché conservavano la traccia dell’antica esegesi che desumeva una spiegazione dall’immediato contesto (sugli studi italiani di lessicografia e sulla disputa metodologica tra Marzullo e Degani, si veda da ultimo Tosi 2022, in part. 281s.).
In effetti, un incentivo per l’interessamento di Degani al genere lessicografico fu senza dubbio l’importanza delle fonti esegetiche nella trasmissione di testi frammentari, come quelli della poesia lirica arcaica: e così, nel 1970 lo studioso supervisionò la tesi di laurea di Luigi Leurini, incentrata su Le Glosse del Lessico di Esichio a Ipponatte, mentre fra 1974 e 1975 scoprì un’importante glossa esichiana (π 839 Hansen) che gli consentì di dimostrare la paternità archilochea del primo Epodo di Colonia (bibl. Degani nr. 55/1975). Le ricerche incrociate tra i due generi permisero così a Degani di imporsi già nei primi anni Settanta come voce autorevole negli studi sia di lirica che di lessicografia.
In quegli anni lo studioso tenne diversi interventi orali incentrati su Problemi di lessicografia greca, titolo proposto per la prima volta a Catania il 30 ottobre 1975 e a Urbino il 4 dicembre dello stesso anno. Si riportano qui le prime pagine del testo dattiloscritto della lezione urbinate, in cui Degani presenta l’origine e lo sviluppo storico del genere lessicografico, ne illustra i tre principali filoni di ricerca (lessicale-glossografico, grammaticale-etimologico e storico-antiquario) e offre numerosi esempi di glosse:

In tali occasioni, Degani offrì un’ampia panoramica sulle caratteristiche principali e sugli autori più noti della lessicografia greca, evidenziandone le ripercussioni sul piano della storia dei testi e della loro interpretazione. Analoghi interventi furono proposti a Firenze il 30 novembre 1976 e nel marzo 1977 a Padova e in Inghilterra (Liverpool, Londra, Southampton), dove Degani tenne una relazione dal titolo Conjectures to Greek Texts (or Authors). Il 29 aprile dello stesso anno, su invito di Luigi Enrico Rossi, Degani fu a Roma, dove tenne una relazione di grande successo: «forti sono gli echi del tuo seminario romano: ‘formidabile’ e ‘fenomenale’ sono gli aggettivi che più spesso ricorrono fra gli studenti (e ti do solo il giudizio loro, dando per scontato quello degli amici). Il mio: sei stato di cristallina chiarezza e ci hai insegnato un sacco di cose» (lettera di Rossi, 11.5.1977). L’intervento fu infine riproposto, a più di vent’anni di distanza, nel settembre 1998 a La Plata, in Argentina, nel corso del ciclo di conferenze di Degani in Sudamerica. Si riporta qui di séguito l’handout usato a corredo delle conferenze italiane del 1977 per presentare una ricca casistica di riferimento:

Gli esiti di queste relazioni furono raccolti nell’articolo Problemi di lessicografia greca (bibl. Degani nr. 64/1977-1978), «una vera e propria chiave di volta nell’evoluzione dello studioso, che da quel momento elaborò un proprio metodo, capace di coniugare puntualità formale e istanza storicistica, filologia e storia della filologia» (Tosi, FeS, 683s.). L’articolo segnò anche il punto di rottura definitivo con Marzullo, cui Degani contrappose uno storicismo con cui mirava a «razionalizzare, storicizzandole, alcune voci che sembravano, e non sono, incomprensibili o assurde» (Rossi 2005, 386). Lo studioso seppe così dar prova di due principi-guida essenziali in àmbito lessicografico: da un lato, la corretta impostazione del «rapporto fra discorso oggetto dell’esegesi e discorso esegetico, vale a dire fra la parola poetico-letteraria interpretata e la parola interpretante» (Montanari 2002, 87), funzionale ad evitare arbitrarie sovrapposizioni esegetiche; dall’altro lato, il rifiuto di un «eccesso di rischio ricostruttivo e di azzardo nell’ipotizzare esegesi e interventi testuali, quando siano privi dei necessari fondamenti e dunque fuorvianti nei risultati proposti: questo però senza rinunciare a una motivata e documentata interpretazione» (ibid.), che ha sempre rappresentato la cifra essenziale dell’indagine deganiana.
Negli anni successivi lo studioso pubblicò numerose note critico-testuali di argomento lessicografico e contributi sull’importanza delle fonti esegetiche nella storia dei testi (si pensi anche alla conferenza tenuta a Foggia il 23 aprile 1985 e intitolata L’importanza della lessicografia nell’interpretazione dei testi classici), ma anche due contributi di natura più generale, la voce Lessicografi del 1987 (bibl. Degani nr. 147/1987) e La lessicografia del 1995, in cui riconosceva tra i «molteplici meriti» degli eruditi bizantini quello di «averci trasmesso una cospicua quantità di lessici: compilazioni di varia struttura ed estensione, spesso monumentali quanto farraginose, ma d’importanza non di rado incalcolabile, nelle quali si coagula il succo di una tradizione più che millenaria» (bibl. Degani nr. 227/1995, p. 505). A pochi anni di distanza, questi due contributi segnarono anche un’evoluzione nell’interpretazione di Esichio di Alessandria, il lessicografo cui Degani si dedicò maggiormente (bibl. Degani nrr. 18/1965, 19/1965, 25/1966, 29/1967, 30/1967, 35/1968, 57/1976, 60/1977-1978, 108/1984, 141/1987, 336/1998), proprio perché dalle glosse esichiane trasse spesso testimonianze importanti per le sue ricerche sui giambografi arcaici, Archiloco e Ipponatte in primis. Nel collocare l’Alessandrino ancora in periodo tardoantico nel contributo del 1987, ma già all’inizio dell’età bizantina in quello del 1995, lo studioso riconosceva ad Esichio «un’importanza fondamentale […] come summa di tutto un lavorio lessicografico dall’età pre-alessandrina e alessandrina ai secoli dell’impero» (Burzacchini 2003, 21). Si riportano qui alcune sue pagine manoscritte con appunti su Esichio:

D’altra parte, Degani non trascurò gli altri lessicografi: in particolare, si occupò di Fozio (bibl. Degani nrr. 100/1984, 134/1987), per il quale intervenne in merito all’uso della crux desperationis nel primo volume della nuova edizione di Christos Theodoridis (1982), ma anche di Cirillo di Alessandria. Si riporta qui il riassunto manoscritto della voce Kyrillos pubblicata da H. Schultz nella RE, che offre un esempio di quelle tipiche sintesi deganiane di materiali di più o meno recente pubblicazione, che si ritrovano anche per altri generi da lui studiati (si pensi ai suoi riassunti sul dramma e sulla poesia parodica e gastronomica):

Nel leggere le pagine di Degani di àmbito lessicografico, pertanto, «si ha la sensazione che al fitto vaglio dell’autore nessuna fonte antica sia sfuggita, né lessicografica, né scoliografica, né di altro genere erudito» (Arrighetti 2005, 377). Complice una conoscenza della lingua e dei testi eccezionale, la competenza lessicografica di Degani costituì per lo studioso «una marcia in più» (Rossi 2005, 385), che lo indusse sempre a giustificare «la riconquista di una unità lessicale o testuale […] con le condizioni di accettabilità contestuale nel senso più ampio: dietro la riscoperta di una glossa e dietro la scelta o la correzione testuale troviamo un istituto, letterario o latamente culturale che sia» (ibid.).


Abbreviazioni bibliografiche
Arrighetti 2005 = G. A., Sulla filologia di Enzo Degani, «Eikasmós» XVI (2005) 371-382.
Burzacchini 2001 = G. B., Enzo Degani †, «Gnomon» LXXIII (2001) 470-476.
Burzacchini 2003 = G. B., Enzo Degani e la lessicografia bizantina, in AA.VV., L’erudizione scolastico-grammaticale a Bisanzio (lessicografia, trattatistica grammaticale, esegesi, ecc.), «Atti della VII Giornata di Studi Bizantini. Salerno 11-12 aprile 2001», Napoli  2003, 9-25.
Montanari 2002 = F. M., Filologia ed erudizione antica, in AA.VV., Da ΑΙΩΝ a Eikasmós. «Atti della giornata di studio sulla figura e l’opera di Enzo Degani», Bologna 2002, 73-88.
Rossi 2005 = L.E. R., Un esploratore della parola, «Eikasmós» XVI (2005) 383-392.
Schultz, RE = H. S., Kyrillos (2), RE XII/1, 174s.
Tosi 2001 = R. T., Enzo Degani (1934-2000): scienza filologica e storia della filologia, «Paideia» LVI (2001) 169-176.
Tosi, FeS = R. T., introd. a Lessicografia, in E. Degani, Filologia e Storia. «Scritti di Enzo Degani», Zürich-New York 2004, 683s.
Tosi 2022 = R. T., Gli studi italiani di lessicografia e la scuola tedesco-danese, «AAntHung» LXII (2022) 279-284.
Per i contributi di Enzo Degani sulla lessicografia e sul lessico, si rimanda in particolare ai nrr. 1/1961, 4/1962, 7/1962, 18/1965, 19/1965, 25/1966, 29/1967, 30/1967, 35/1968, 36/1968, 46/1973, 57/1976, 60/1977-1978, 64/1977-1978, 78/1981-1983, 100/1984, 108/1984, 134/1987, 135/1987, 136/1987, 141/1987, 147/1987, 157/1988, 199/1992, 227/1995, 312/1997, 336/1998, 343/2000.
Profili su Degani studioso di lessicografia si hanno in Tosi 2001 e FeS, Burzacchini 2003, Arrighetti 2005.