Ezio Raimondi: la biblioteca infinita
Tasso, la Gerusalemme liberata e la lente del Manierismo
Gli studi tassiani di Raimondi proseguono, anche su sollecitazione di Contini, quando inizia a pensare ad una edizione commentata della Gerusalemme liberata, che poi non si realizza. Una traccia importante delle idee che maturano intorno alla Gerusalemme emerge nel 1960, quando Raimondi pubblica su «Convivium» il saggio Vitalità del Tasso (1960), ristampato nel 1994 con il titolo Vitalità di un narratore nella seconda edizione di Rinascimento inquieto (Einaudi).
Un'altra tappa importante di questo percorso è rappresentata dal saggio Un episodio del «Gierusalemme» apparso per la prima volta in «Lettere italiane» (14, 1962), dove Raimondi mette a confronto la cronaca di Historia belli sacri di Guglielmo di Tiro con le ottave del Gierusalemme dedicate alla marcia dei Crociati (ott. 14-19).
Nel 1980 con la pubblicazione del saggio Il dramma nel racconto. Topologia di un poema, presente all’interno di Poesia come retorica (Olschki, 1980), Raimondi si sofferma sulla costruzione dell’ottava tassiana, forma metrica che prende un valore espressivo particolare nel poema, che sembra rimandare all’Eneide ma che lo studioso riconduce ad una asimmetria molto esplicita, grazie alla quale tutto il poema acquista l’aspetto di una grande macchina teatrale. Non a caso Raimondi userà gli scritti di un grande regista e teorico del montaggio, Sergej Ejzenštejn, per spiegare questa costruzione produttrice di grande pathos, con l’emergere delle psicologie dei personaggi, soprattutto quelli femminili, coinvolti in un processo di autoconsapevolezza. La Gerusalemme, sotto questo aspetto, è la comparsa prematura di una tendenza romanzesca e sentimentale che in Italia diventerà attiva solo a fine Settecento.
Per Raimondi, inoltre, il Tasso è il banco di prova per l’elaborazione di un concetto che viene dalla Storia dell’arte, ma che all’inizio degli anni Sessanta comincia a diffondersi anche in ambito letterario, quello di Manierismo. Non a caso, in veste di professore alla Facoltà di Magistero, Raimondi nell’anno accademico 1959-60 tiene un corso dedicato a questa tipologia di problemi intitolato: Una nozione problematica: il Manierismo.
Grazie alle ampie conoscenze dei teorici di area tedesca, da Wölfflin a Dvořák, Raimondi stende una mappa delle possibili estensioni del Manierismo in letteratura, come tensione formale che si sottrae alla categoria più usata, cioè Barocco. Gli studi sul Manierismo entreranno nel volume Rinascimento inquieto (Manfredi, 1965), dove l’aggettivo indica proprio il cedimento delle forme classiche a favore di una nuova sensibilità.
In conclusione, Tasso emerge come l’autore che si colloca al centro di questo complesso sistema, con le tensioni di uomo tormentato dai modelli antichi ma anche dalla prospettiva visionaria con cui prevede quanto accadrà in futuro.