Ezio Raimondi: la biblioteca infinita
L'ingegno Barocco: emblema e acutezza
L’interesse di Raimondi per il Seicento deriva in modo esplicito dall’insegnamento di Carlo Calcaterra, ed è una conseguenza dei primi studi su Petrarca e sul petrarchismo italiano, anche se Raimondi si interessa soprattutto alla prosa e alla trattatistica, come dimostra il corposo volume antologico della collana Ricciardi sui Trattatisti e narratori del Seicento, al quale Raimondi si dedica a partire dal 1955, e che viene pubblicato nel 1960. In qualità di docente di Lingua e letteratura italiana presso la facoltà di Magistero, Raimondi nell’anno accademico 1956-57 tiene un corso monografico sui Trattatisti e critici del paralogico barocco; e nell’anno accademico successivo si sofferma sulla figura e l’opera di Daniello Bartoli.
In questa antologia vengono alla luce prosatori ormai dimenticati, ai quali Raimondi offre una seconda vita incorniciandoli in un panorama complesso, che dimostra anche la differenza tra la sua idea di Barocco e quella di Calcaterra. A dominare qui sono innanzitutto i grandi teorici della retorica e dell’eloquenza, a cominciare dal torinese Emanuele Tesauro che costituisce un punto fermo degli interessi di Raimondi per molti anni. Lo studioso ne individua le qualità di scrittore, capace di indagare le metafore implicite nelle immagini e farne il perno dell’intera cultura barocca.
Due altre presenze importanti sono Giulio Cesare Croce e Francesco Fulvio Frugoni, che si collocano agli opposti ma non realizzano quel “romanzo” seicentesco che manca alla cultura italiana (pur con i tentativi di G. A. Marini) che Raimondi sposta in avanti quando indaga la presenza del picaresco in alcune zone dei Promessi sposi, ricorrendo a Ortega y Gasset, a Quevedo e a Cervantes, di cui qui mostriamo una vecchia edizione Mondadori interamente postillata da Raimondi. Inoltre è fondamentale la consultazione dell’Iconologia di Cesare Ripa, da cui Raimondi ricava un metodo di codificazione dei significati delle parole a partire dalle immagini. Grazie a questo testo il rapporto parola-immagine assume un ruolo centrale nell’orizzonte intellettuale e critico dello studioso.
Gli studi raimondiani sul Seicento che usciranno dal lungo lavoro dell’antologia sono Letteratura barocca: studi sul Seicento italiano (Olschki, 1961) e Anatomie Secentesche (Nistri-Lischi, 1966), dove si trova anche la lunga disquisizione sulla ristampa del Parnaso in rivolta di Carlo Calcaterra (il Mulino, 1961). Raimondi rivaluta la ricerca del maestro, capace di sottrarre il Barocco a chi ne aveva fatto una categoria astratta e di vederne i molteplici aspetti calati nei testi. In una lettera a Lanfranco Caretti del 1965 vi è testimonianza di uno schema di lavoro preparatorio del saggio Anatomie secentesche.
Nell’Archivio Ezio Raimondi è presente una preziosa lettera di Marc Fumaroli datata 9 maggio 1968. Fumaroli, all’epoca pressoché sconosciuto in Italia, si presenta come studioso del Seicento francese e chiede notizie bibliografiche su Agostino Mascardi, inserito da Raimondi in un’ampia panoramica sul classicismo barocco presente in Anatomie secentesche. Lo scambio epistolare tra Fumaroli e Raimondi testimonia, tra le altre cose, il prestigio del professore all’estero.