Ezio Raimondi: la biblioteca infinita
In pellegrinaggio alla Crusca: i Dialoghi del Tasso
L’opera di Torquato Tasso costituisce un centro cruciale nel percorso di Raimondi a partire dagli anni Cinquanta, quando uno studioso ancora giovane riceve una borsa dall’Accademia della Crusca per preparare l’edizione critica dei Dialoghi del Tasso. Per motivi familiari, come più volte ribadito dallo stesso Raimondi nelle interviste di carattere autobiografico, in un primo momento pensa di rinunciare a questa nuova esperienza formativa.
Senonché Giorgio Pasquali, resosi conto delle oggettive difficoltà in cui versavano il giovane studioso e la madre, propone a Raimondi una soluzione di compromesso, che gli permette di trascorrere a Firenze presso il Centro di Studi di Filologia Italiana soltanto la prima metà della settimana.
Si tratta di un impegno gravoso, che costa più di sette anni di lavoro dal momento che Raimondi deve controllare manoscritti e stampe sparse in molte biblioteche italiane. Da una delle tante relazioni di lavoro conservate all’Accademia della Crusca apprendiamo che fra i primi obiettivi fissati dallo studioso c’è quello di stabilire la cronologia esatta dei dialoghi attraverso un’attenta esplorazione dell’epistolario tassiano curato da Cesare Guasti.
Una lusinghiera relazione di Gianfranco Contini, subentrato a Mario Casella alla direzione del Centro Studi di Filologia Italiana, informa che nel luglio 1956 il lavoro all’edizione critica dei Dialoghi si avvia alla conclusione.
Nel 1958 viene pubblicata l’edizione dei Dialoghi: grazie a questo lavoro Raimondi matura un’idea molto forte del rapporto tra filologia e critica, secondo il binomio lanciato da Lanfranco Caretti, anch’egli studioso di Tasso. Non a caso uno dei primi interventi tassiani che Raimondi presenta, in occasione di un convegno ferrarese del 1954, ha per titolo Il problema filologico e letterario dei «Dialoghi» di Torquato Tasso.