Doni di libri. Le dediche di Andrea Battistini nei libri della Biblioteca Umanistica Raimondi
«Sempre grato per tutto»:
Retorica e storia letteraria
Al momento di calarsi nell’arduo procedere della modernità, fra Otto e Novecento, Battistini fu sempre molto attento a congiungere le interne forme profonde dei testi e delle tradizioni formali con l’avvicendarsi, il sovrapporsi e non di rado il collidere delle categorie della storia e della politica. E, nel fare ciò, un occhio di riguardo lo riservava sempre agli spazi contestuali degli epistolari e delle tracce autobiografiche di vita vissuta che affioravano dalle opere scritte, come nel caso di quel condiviso clima culturale, rappresentato per esempio da un Bartolomeo Borghesi (1781-1860), entro il quale la cordialità insita nel genere epistolare si congiungeva alla severità dell’argomentazione, condotta da colui che era contemporaneamente amico di Monti e di Leopardi.
Entrando nel Novecento, non meno esemplari sono le osservazioni a una figura come quella del rondista Antonio Baldini (1889-1962), di cui Battistini amava ricordare le posizioni assunte contro le avanguardie d’inizio secolo, per una precisa presa di posizione a favore dei generi letterari, contro il pressappochismo dei “senza-tetto”. Tale specimen traeva poi forza ulteriore dal suo immediato applicarsi, da un lato al costituirsi di quella koinè medio-borghese, oggi purtroppo molto attuale; e dall’altro al ruolo assieme costruttivo e contrastivo nel formarsi dell’icona storico-critica di ciò che chiamiamo Novecento.
Dediche in apparenza asciutte e distaccate, esse sono in realtà la cifra di quella essenzialità scientifica che impronta ogni scritto di Battistini, che mai indulge alla digressione o al discorso di maniera. L’uso del titolo di professore, sempre rivolto al maestro Raimondi anche quando, dal 1984 i due divennero di fatto colleghi, dimostra l’immutabile gratitudine e rispetto compendiati nelle scarne parole della dedicazione, frutto dell’«immutata dedizione dell’allievo».