Doni di libri. Le dediche di Andrea Battistini nei libri della Biblioteca Umanistica Raimondi
«A un bolognese del Borgo»:
La parola del Novecento
Affermato italianista non vincolato a una specializzazione limitata a secoli definiti, Andrea Battistini - nel corso della sua carriera - ha partecipato a numerosi premi e iniziative in qualità di presidente o membro di commissione. Fra questi spiccava l’annuale Premio Pascoli, dedicato alla poesia contemporanea, da lui presieduto a San Mauro Pascoli. Tra il 2001 e il 2016 Battistini ha donato alla Biblioteca di Italianistica circa 2300 volumi di poesia, ricevuti a sua volta dai partecipanti al concorso: ma di quell’esperienza luminosa conviene ricordare soprattutto il valore ermeneutico delle schede critiche che dedicava agli autori premiati, oltre all’affabilità con la quale faceva critica acuta e intelligente attorno alla tavola imbandita della cerimonia di premiazione, con serate memorabili per acume e simpatia. In alcune occasioni si videro protagonisti autori del calibro di Milo De Angelis o del francese Yves Bonnefoy (1923-2016).
Anche per il Novecento, in ogni caso, l’attenzione ermeneutica di Battistini si appuntava sui rapporti antropologici prima ancora che meramente letterari che legavano cultura alta e cultura popolare, com’è evidente dall’attenzione riservata a un romanzo come L’Agnese va a morire di Agnese Viganò, da mettere in rapporto con le voci di popolo della piazzola bolognese e con le diverse forme espressive assunte dal fascismo in Emilia e in Romagna.
Immediatamente, però, l’attenzione interpretativa di Battistini sapeva trasferirsi a modalità d’invenzione letteraria invece raffinate ed elegantemente acuminate come quelle dei sulfurei Capricci di un Bruno Barilli o le altre dedicate al rapporto fra poesia e cinema da Andrea Zanzotto.
Autodefinirsi nella dedica con umile espressione «bolognese» fuori Porta, in confronto al «bolognese del Borgo» Raimondi, che abitava entro le mura di Bologna nel Borgo di San Pietro, toponimo attestato sin dal XIII secolo con riferimento alla Chiesa cattedrale, è una prova ulteriore di quella modestia sempre alimentata da Battistini davanti al suo maestro, come davanti ai suoi lettori, ai suoi allievi, ai suoi collaboratori.