La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano
Giacomo Noventa
Giacomo Noventa è nel novero degli autori che ricevono il pensiero di Vico non solo tramite, ma contro la mediazione di Benedetto Croce. Il suo rifiuto della cultura fascista – rappresentata sia dall’«italiano sublime» dell’ermetismo sia dalla filosofia idealistica di Croce e Gentile («errore massimo del pensiero moderno») – lo porta a maturare una coscienza di poeta dialettale, e a opporre ai progetti totalitari il suo cattolicesimo utopico e politico, contrario sia alla deriva clericale dello stato confessionale sia a quella laica dello stato etico. Fortemente inviso al regime, Noventa è quasi sempre all’estero nel periodo 1926-1934, e più volte arrestato per sospetto antifascismo durante i suoi soggiorni in Italia.
«Noventa vede il sole a scacchi», scrive Eugenio Montale a Gianfranco Contini, nel 1935, «sorry, per lui. Sinceramente. Ma resta lo stesso un merlone senza becco giallo, una femmina della tarda covata idealistica». Lo scrittore veneto aveva da poco dato alle stampe su «Solaria» il primo capitolo di un saggio beffardo e polemico nei confronti della sua poesia, liquidata assieme a quella di Ungaretti e di Saba, e che aveva profondamente diviso la redazione della rivista. Il suo titolo, Principio di una scienza nuova, si rifà provocatoriamente al capolavoro di Giambattista Vico. È un invito, rivolto ai «letterati e ai politici fascisti e antifascisti», a stringere una paradossale alleanza in nome della comune matrice vichiana della cultura d’opposizione e di quella di governo. «Voi», scrive, «pretendete di essere avversari e addirittura nemici: se così fosse, il pensiero che ispira i vostri due gruppi dovrebbe essere diverso e addirittura contrario: ma il pensiero a cui i migliori fascisti si ispirano è il pensiero di Gentile: il pensiero a cui i migliori antifascisti si ispirano è quello di Croce: questi due pensieri non sono diversi, e tanto meno contrari [...] sono anzi due aspetti della stessa filosofia: dunque...».
L’analisi è serrata e vorticosa: in uno dei suoi momenti centrali, La sera del sabato, viene discussa l’assenza di un rapporto umano autentico, sia nella dimensione pubblica sia in quella privata. Confrontati con l’altro, scrive Noventa, chiunque è assalito da un pensiero «naturale» ma non sempre «giusto»: «Fremere e questo pregar Dio di poterli considerare apparenze umane soltanto, e in realtà bestie». Ciò ha un esatto corrispettivo nelle pagine che chiudono i Principj di Scienza nuova (1744), nelle quali Vico affronta il termine di un «corso» storico. attraverso il concetto di «ultimo civil malore» – quando, cioè, le persone si abituano a vivere «a guisa di bestie», a pensare unicamente alle «particolari propie utilità di ciascuno». Questo tipo di «barbarie», detta «della riflessione»», è per molti versi opposta a quella primigenia, causata dalla rozzezza dei sensi; e tanto più grave proprio perché fondata sulla maliziosità degli «ingegni». In casi come questi è inevitabile, scrive Vico, il crearsi di «ostinatissime fazioni, e disperate guerre civili», destinate a fare «selve delle città, e delle selve covili d’uomini» fino al ripristino di una nuova barbarie del senso e all’inizio di un nuovo corso.
Quelli in cui Noventa scrive sono per davvero anni di «barbarie della riflessione». Come avrà modo di affermare in più occasioni, «il fascismo non è stato e non è soltanto un errore contro la cultura», ma anche «un errore vero e proprio, un errore della cultura e delle punte estreme della nostra cultura». Il «principio» di cui parla è, esattamente come quelli vichiani, orientato sia a rendere evidenti le origini e le cause di questa situazione sia a proporre un possibile nuovo inizio.
Bibliografia:
G. Noventa, Opere complete, F. Manfriani (a cura di), Marsilio, Venezia, 1986-1990.
A. Arslan, Giacomo Noventa, «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 23, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1979, pp. 166-170.
A. Battistini, Vico e la poesia «sublime» nell’«età della ragione spiegata», «estetica. studi e ricerche», VIII, 2, luglio-dicembre 2018, pp. 217-230.
R. Esposito, La politica e la storia. Machiavelli e Vico, Liguori, Napoli, 1980.
P. Leoncini, Individualità e anime sociali nel linguaggio di Noventa saggista (sondaggi testuali su “Principio di una scienza nuova”), «Quaderni Veneti», 2004.
