La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

«Solaria»

La presenza di Vico nelle pagine della rivista «Solaria» (1926-1934) risente ancora molto – alle volte anche in termini conflittuali – della mediazione dell’Estetica di Benedetto Croce. Ciò è ravvisabile sin dalla dichiarazione programmatica (I, 1, pp. 3-4) con la quale i redattori della rivista sostenevano, da un lato, di non essere «idolatri di stilismi e purismi esagerati», definendosi però dall’altro «rondeschi» per la loro intransigenza nei confronti di «licenze che non siano pienamente giustificate». Favorire «un’arte singolarmente drammatica e umana» significa, per i solariani, promuovere scritture in grado sia di fare uso dell’intero armamentario stilistico-retorico della tradizione (il «bel ritmo», la «proprietà di linguaggio»), sia di abbandonarlo laddove si tratti di esprimere una «passione». È il binomio intuizione-espressione di cui parla Croce nell’Estetica; ma in questa unione è solida la permanenza della degnità vichiana secondo la quale «il più sublime lavoro della Poesia è alle cose insensate dare senso, e passione» (SN44, XXXVII).

L’esperienza di «Solaria» si apre e si chiude nel nome di Vico, nominato in modo esplicito in dieci interventi saggistici nel corso delle quasi decennali attività della rivista. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di menzioni che, tramite il ricorso al nome del filosofo, ne sottintendono il complesso dell’opera e, appena più in là, tutta una genealogia del pensiero italiano moderno:  una vera e propria antonomasia critica – «abituati a intender la filosofia come la intendeva Vico» (A. Del Massa), «uno di quei libricciuoli tutti pieni di cose proprie di cui parla Vico» (L. Ferrero) – o, alternativamente, un esemplare collettore di massime e concetti universalmente validi: «certo della coscienza» (leggi: «coscienza del certo», in B. Tecchi, con significativo lapsus), «lingua mentale comune» (B. Fallaci), «bestione» (A. Romano). Si tratta di uno dei più visibili effetti della mediazione crociana, che aveva fatto del pensiero di Vico un capitolo inaggirabile della storia delle idee e dell’educazione scolastica, portando il suo nome e i suoi principali concetti all’ordine del giorno nel discorso critico. 

Eppure, a questo Vico se ne contrappone un altro, ancora sotterraneo e segreto. Emerge solamente nell’ultimo numero di una «Solaria» già sequestrata dalla censura fascista, in un saggio in due puntate intitolato emblematicamente Principio d’una scienza nuova, composto da uno degli autori che più tardi erano entrati nella costellazione della rivista, Giacomo Noventa. Questo lungo e articolato intervento, destinato a proseguire sulle pagine della «Riforma letteraria» (rivista fondata, al termine dell’esperienza solariana, insieme al suo ex-direttore Alberto Carocci), è tra le prime testimonianze di un nuovo modo di avvicinare l’opera di Vico, non più mediato dal pensiero di Croce e Gentile e interessato più allo sguardo del pensatore napoletano sulle cose che non alla sua dottrina vera e propria. Ciò che sempre di più inizia a contare, dell’esperienza di Vico, non è più il risultato della sua ricerca, quanto il suo modo di cercare, di procedere e di investigare il presente attraverso il passato. D’altronde, il Principio d’una scienza nuova di cui andava in cerca Noventa era tale, come avrebbe chiarito lui stesso, «appunto perché rifiutava ogni interpretazione vichiana del titolo». Non si trattava di adattare le scoperte di Vico al proprio tempo, ma di procedere in maniera analoga, avventurandosi nelle stesse «tenebre» che, con le parole del filosofo, costituivano «la materia di questa Scienza incerta, informe, oscura».


Bibliografia:

B. Tecchi, L’anima moderna, «Solaria», I, 1, 1926, p. 44. 
A. Del Massa, Recensione a L. Vivante, Note sopra la originalità di pensiero, «Solaria», I, 3, 1926, p. 58.
L. Ferrero, Recensione a A. Gerbi, La politica nel Settecento, «Solaria», IV, 9-10, 1929, pp. 67-70.
B. Fallaci, Parabasi: della chiarezza, «Solaria», V, 4, 1930, p. 45. 
C. Lombroso, Osservazioni sul mondo esterno e sull’io: Diario giovanile (1854-1857), «Solaria», VI, 11, 1931, p. 40. 
A. Romano, Recensione a L. Giusso, Tre profili (Dostoevskij, Freud, Ortega y Gasset), «Solaria», VII, 1932, 9-10, pp. 60-1. 
A. Romano, Appunti su Sorel, «Solaria», VIII, 4-5, 1933, pp. 89-91. 
G. Debenedetti, Commemorazione di Francesco De Sanctis, «Solaria», IX, 3, 1934, p. 11. 
G. Noventa, Principio di una scienza nuova (I), «Solaria», IX, 4, 1934.
Id., Principio di una scienza nuova (II-III), «Solaria», IX, 5-6, 1934.