La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

Benedetto Croce

Il massimo promotore della fortuna di Vico nella prima metà del Novecento è senza dubbio Benedetto Croce. Nel periodo in questione si assiste in effetti a una tendenza a sovrapporre i due pensatori, tale da spingere numerosi autori a utilizzare proprio Vico come bersaglio di polemiche anticrociane. Di questa identificazione è in parte responsabile lo stesso Croce, il cui incessante impegno vichiano si è profuso sia nell’attività editoriale, sia nella riflessione filosofica e storica.

Quanto al primo punto, si deve in buona misura alla sua mediazione la straordinaria diffusione dei testi vichiani curati da Fausto Nicolini e pubblicati da Laterza a partire dal 1911. Alla riedizione delle opere di Vico si congiunge il tentativo di rendere conto della loro circolazione attraverso la stesura di una Bibliografia vichiana (1904), a più riprese ampliata in collaborazione con Nicolini, e la pubblicazione di scritti inediti e contestuali. Si segnala a questo proposito l’edizione della Difesa dell'autorità della Sacra Scrittura contro G. B. Vico (1768) di G. F. Finetti, introdotta da Croce nel 1936 e significativa per l’intento di emancipare la figura di Vico dalle letture cattoliche più rigide.

Del complesso rapporto che Croce intrattiene con il pensiero vichiano, testimoniato in gran parte della sua opera, si può rintracciare un campione esemplificativo in Ciò che è vivo e ciò che è morto della filosofia di Hegel (1907), dove il filosofo tedesco è presentato come una riproposizione «più matura e consapevole» dei temi storicisti anticipati da Vico. Tale posizione è approfondita nella monografia La filosofia di Giambattista Vico del 1911, nella quale Vico è definito come «secolo decimonono in germe», in quanto precursore delle principali tesi dell’idealismo – «rivendicazione della storia contro lo scetticismo e l’intellettualismo», «celebrazione della fantasia come potenza creatrice», la visione della provvidenza «come oggettività e razionalità della storia» – e perciò antesignano dello stesso Croce che dell’idealismo accoglie l’eredità. Questa identificazione si riflette nella forma letteraria del saggio crociano dove le citazioni sono «frammischiate liberamente» al commento, producendo quella commistione d’idee denunciata dalla critica successiva.

A tale «precursionismo» si ricollega anche l’affermazione secondo cui Vico sarebbe lo scopritore dell’estetica, come «logica poetica» dotata di una sua autonomia espressiva e conoscitiva rispetto alla ragione. In questo caso, sebbene non sia sempre possibile identificare il concetto vichiano di «sapienza poetica» –  che include la morale, il diritto, la storia degli antichi popoli – con la poesia stricto sensu, l’intuizione crociana ha certamente il merito di mettere in luce uno dei tratti più originali del pensiero di Vico: l’«universale fantastico» come prima operazione di sintesi della mente umana in cui prevalgono le facoltà sensibili e segno perciò di una modalità del conoscere che si può definire come estetica. Così in queste forzature, sovrapposizioni o anacronismi, è possibile riconoscere la cifra del lavoro che Croce compie su Vico; un lavoro critico che, anche in virtù della sua natura non strettamente interpretativa, ha saputo riaccendere e aprire al Novecento la discussione sul pensiero di Vico, autore «al quale bisognerà sempre fare capo per sentire italianamente la moderna filosofia, pur pensandola cosmopoliticamente».


Bibliografia:

A. Battistini, «Un libro magnifico»: storia e ricezione della monografia vichiana di Benedetto Croce, in «Annali - Università degli Studi Suor Orsola Benincasa», II, 2021, pp. 83-103.
B. Croce, Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale [1902-1908], F. Audisio (a cura di), Bibliopolis, Napoli, 2014.
Id., La filosofia di G. B. Vico [1911], Bibliopolis, Napoli, 1997.
Id., Saggio sullo Hegel [1912], A. Savorelli (a cura di), Bibliopolis, Napoli, 2006.
M. H. Fish, Croce and Vico, in Thought, Action, and Intuition: A Symposium on the Philosophy of Benedetto Croce, L. M. Palmer, H. S. Harris (a cura di), Georg Ohms Verlag, Hildesheim, 1975, pp. 184–233.
G. Patella, Vico With(out) Croce, in «Rivista di studi italiani», a. XX, fasc. 2, 2002, pp. 162-169.
H.V. White, What is Living and What is Dead in Croce’s Criticism of Vico, in G.B. Vico. An International Symposium, Giorgio Tagliacozzo, Hayden V. White (a cura di), The Johns Hopkins University Press, Baltimore 1969, pp. 379-389.