La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano
Giovanni Gentile
Non meno di Benedetto Croce – il cui lavoro su Vico ha avuto, grazie alla traduzione di Collingwood, una maggiore risonanza internazionale –, anche Giovanni Gentile, l’altro “alfiere” dell’idealismo italiano, ha dedicato al pensiero vichiano una più che significativa attenzione. Gentile entra in contatto con la filosofia di Vico già negli anni della sua formazione universitaria, segnata dal magistero di Felice Tocco e soprattutto di Donato Jaja, originale prosecutore della teoria storico-filosofica delineata da Bertrando Spaventa. Quest’ultimo aveva, a tale proposito, valorizzato il carattere moderno e anticipatore della Scienza nuova all’interno di una storia intellettuale d’Italia, collocata nel più ampio contesto di una «circolazione» del pensiero europeo.
Se alla linea spaventiana, mediata da Jaja, si devono i suoi primi riferimenti a Vico, come ad esempio nella sua tesi di laurea dedicata a Rosmini e Gioberti del 1898, nella Filosofia di Marx, dell’anno successivo, è possibile rintracciare uno sviluppo autonomo che si rivela nel tentativo di collegare il concetto di «prassi» al principio del verum-factum, esposto nel De Antiquissima Italorum sapientia (1710). Il confronto con Vico prosegue nei primi decenni del Novecento, in cui Gentile elabora i principali motivi dell’idealismo attuale, che ha tra i suoi esiti l’identità di storia e filosofia, in quanto continuo ricrearsi del passato nel presente eterno dell’atto di pensiero. Coerente con questa impostazione è dunque il ripensamento del concetto di «storia della filosofia» e, per quanto attiene a Vico, l’interesse a un’indagine orientata a ricostruire, sulla scia di Spaventa, la genesi della filosofia italiana contemporanea. Impegno che trova un primo riscontro in alcuni saggi sul vichismo: Dal Genovesi al Galluppi (1903), Il figlio di G.B. Vico e gl’inizi dell’insegnamento di letteratura italiana nella R. Università di Napoli (1905) e Un discepolo di G.B. Vico: V. Cuoco pedagogista (1909).
Piuttosto scettico nei confronti del dualismo di fantasia e intelletto che emerge dall’interpretazione in chiave estetica offerta da Croce – come si evince già dalla recensione I primi studi sull’estetica del Vico (1901) –, Gentile definisce il suo punto di vista nei saggi La prima fase della filosofia vichiana (1912) e La seconda e la terza fase della filosofia vichiana (1913), poi confluiti nel volume Studi vichiani (1914). Sebbene anche qui sia ripresa la nota tesi del “precorrimento”, la prospettiva adottata si segnala per l’interesse rivolto allo svolgersi dinamico, pur nella sua unità logica, del pensiero vichiano e dunque alla messa in luce di una sua «preistoria». Difatti alle due fasi già identificate da Croce, corrispondenti alla dottrina critico-empirizzante del De Ratione e del De Antiquissima e a quella storico-metafisica del Diritto universale e della Scienza nuova, Gentile antepone uno stadio primigenio, rappresentato dalle giovanili Orazioni inaugurali (1699-1707). Si tratta di una fase propriamente neoplatonica nella quale è evidente il debito della filosofia rinascimentale, specialmente di Ficino, alla cui influenza risalirebbero quelle intuizioni panteistiche e immanentistiche che «suo malgrado» sono presenti nell’opera di Vico. Da ciò risulta l’assoluta centralità di Vico nella storia del pensiero italiano, di cui «riassume egli il passato e, approfondendo i principii, anticipa l’avvenire», come Gentile ribadisce nell’ultimo intervento sul tema, in occasione della commemorazione del secondo centenario dalla morte (1944).
Bibliografia:
G. Gentile, La filosofia di Marx [1899], Le Lettere, Firenze, 2003.
Id., Studi vichiani [1915], Le Lettere, Firenze, 2023.
P. Piovani, Il Vico di Gentile [1976], in Id. La filosofia nuova di Vico, Morano, Napoli, 1990, pp. 263-320.
F. Rizzo, Gentile e Vico, in Vico e Gentile. Atti delle giornate di studio sulla filosofia italiana organizzate dall’Accademia d’Ungheria in Roma (Roma, 25-27 maggio 1994) in occasione del 50º anniversario della morte di Giovanni Gentile e del 250º anniversario della morte di Giambattista Vico, Janos Kelemen, Jozsef Pal (a cura di), Rubbettino, Soveria Mannelli, 1995, pp. 43-67.
A. Zúnica García, Bases para una interpretación de Gentile a partir de (su) Vico, in «Cuadernos sobre Vico», XXXVII, 2023, pp. 261-281
Id., Fu Gentile spronato da Croce allo studio di Vico?, in «Historia Philosophica. An international journal» XXII, 2024, pp. 123-137.
