Cantieri di Gadda. Il groviglio della totalità
Introduzione
Questa Mostra virtuale, che riprende la Mostra reale allestita presso lo spazio espositivo Guido Nardi del Politecnico di Milano dal 12 giugno all'11 ottobre 2024, accompagna il visitatore nei Cantieri di Gadda: un’officina sperimentale che genera progetti a ritmo incessante, all’interno di un sistema dove l’abbozzo non è meno importante dell’esecuzione, i piani di lavoro non meno illuminanti dei libri in cui (eventualmente) sfoceranno.
Il percorso espositivo non si limita a mettere in scena lo scrittore al lavoro ma, fedele al suo credo-manifesto,
«Ognun di noi mi appare essere un groppo, o nodo, o groviglio, di rapporti fisici e metafisici»,
lo presenta immerso nel suo mondo. Luoghi, immagini, disegni, libri, riviste, oggetti e utensili, attrezzi della scrittura o della vita, manoscritti, lettere si dispongono negli spazi della mostra, organizzandosi in quattro ambienti principali, ciascuno dei quali è dedicato a un nodo centrale nella vicenda umana e letteraria (i due piani non sono separabili) di Gadda.
All’ingresso, si incontra il giovane alpino, volontario in una guerra destinata a trasformarsi in un cumulo di «avversità feroci e di dolori», ma anche a fare di lui uno scrittore: il Giornale di guerra e di prigionia mostra, di pagina in pagina, la scoperta di un destino. Travagliato dalla rabbiosa delusione per le inadeguatezze militari, distrutto dalla morte dell’amato fratello Enrico, Gadda fa ritorno a casa.
La Milano che accoglie il reduce è quella ricostruita nel secondo spazio della mostra: un mondo borghese, concreto e operoso, cui il futuro scrittore appartiene ma del quale soffre l’opaco conformismo. Con lo sguardo dell’etologo e la verve scatenata del grande umorista, Gadda percorre i luoghi emblematici della città: primo per importanza, il Politecnico, dal quale esce, laureato in ingegneria elettrotecnica, nel luglio 1920. Sfilano i libri, le fotografie, le cose di una Milano dalla quale l’ingegnere ben presto si allontana, perché solo la distanza gli permette di stigmatizzarne, nel grandioso affresco dell’Adalgisa, i riti tribali, i tic e le manie.
L’altra città della vita è Roma, garbuglio di storie e di parlate, spazio deturpato, al pari, dal delitto e dall’odiata figura del Duce, una città-mondo che non è semplice fondale ma comprimaria della detective-story sgranata nel Pasticciaccio.
Trasversale a ogni percorso è infine lo spazio che chiude la mostra, riservato al dispiegarsi di una eccezionale fantasia linguistica. L’avventura di scrivere è stata, per Gadda, rigorosa e complicata, e gli oggetti esposti ne ricostruiscono stimoli esterni e processi compositivi: storie di parole, di invenzioni, di contaminazioni; letture, e incontri che hanno contribuito a plasmare l’unicità di ogni pagina uscita da un cantiere incandescente.
La Mostra è stata curata da Mariarosa Bricchi, Paola Italia, Giorgio Pinotti, Claudio Vela (Centro Studi Gadda), Roberto Dulio, Massimo Ferrari, Claudia Tinazzi (Politecnico di Milano).
I pannelli espositivi e una selezione degli oggetti della Mostra, sono stati pubblicati nel numero 2 della rivista "Il Gaddus" (maggio, 2025).
La Mostra virtuale è stata pubblicata il 16 maggio 2025 sul sito Mostre virtuali dell’Università di Bologna.