La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano
Luciano Anceschi
Tra i più importanti critici letterari e teorici dell’estetica italiani del Novecento, Luciano Anceschi mosse i primi passi sotto l’egida di Antonio Banfi, con il quale conseguì la laurea in filosofia con una tesi apparsa per Sansoni nel 1936 con il titolo Autonomia ed eteronomia dell’arte: un vero e proprio libro della vita, di cui i vari volumi pubblicati in seguito vanno considerati aggiunte progressive a un discorso in continuo movimento. Un’idea centrale di quest’opera – espressa già in un intervento apparso sulla rivista «Il Saggiatore» nel 1932 – è una certa insoddisfazione nei confronti della generazione precedente, e in particolare agli ambienti neo-idealistici di area crociana. Le più interessanti polemiche di quel tempo, scrive Anceschi, «sono quelle sulla natura dell’arte e sulla critica letteraria»: avendo posto i problemi estetici alla base della propria giustificazione della vita, quelle figure non avevano nulla da insegnare ai giovani – che, invece, è tutta orientata all’«ossessionante concretezza» e a un clima che «implica una presa di posizione non generica di fronte ad ogni problema della vita». Il binomio autonomia-eteronomia sta dunque a indicare, da un lato, il bisogno di distinguere l’arte dagli altri momenti del reale e della ragione, dall’altro la «consapevolezza teoretica e pragmatica» di inserire l’arte in tutti i piani della vita.
Basterebbe questo per comprendere l’influenza vichiana sul pensiero di Anceschi – il quale, tra l’altro avrebbe dovuto curare per Bompiani una ristampa della Scienza nuova, rimasta tuttavia allo stato di progetto. Vico fa la sua comparsa nei saggi anceschiani composti per la rivista «Letteratura» tra il 1939 e il 1941: si tratta di passaggi in cui il pensatore napoletano fa la sua comparsa sia come teorico dell’infanzia dell’umanità («si è pensato, dopo Vico, all’infanzia come all’età ai miti e alle favole in una creatrice spontaneità fervida di fantasia e di sogno nella gioia dell'individualità che pensa solo a stessa») sia come pietra angolare, assieme a De Sanctis e Croce, di una «tradizione parziale» caratterizzata da un «bianco incanto».
Rispondono all’interesse per Vico anche gli studi intrapresi da Anceschi negli anni bui della Seconda guerra mondiale. «Fammi avere i tuoi saggi sul Vico ‒ o almeno l’indicazione bibliografica», scrive Anceschi a Oreste Macrì nel 1942, «sto facendo uno studio e ne avrei davvero bisogno». Anceschi si riferisce a Eloquenza e filosofia nel Vico, composto per la già citata ristampa della Scienza nuova, apparso una prima volta nel 1943 e quindi, nel 1945, all’interno del volume Civiltà delle lettere. Uno studio a cui, in un’altra lettera a Macrì, Anceschi afferma di aver «messo attenzione e amore», dal momento che «il Vico», scrive, «è uno dei miei “auttori”». Come afferma Andrea Battistini, l’attenzione di Anceschi per il Barocco è collegata alla sua «condizione aurorale», alla «profonda inquietudine» che costituisce, di fatto, il momento originario della modernità.
Alla tradizione del nuovo, Anceschi avrebbe partecipato anche nel secondo dopoguerra, facendosi dapprima promotore della rivista «il verri» e quindi contribuendo a delineare il profilo del Gruppo ’63 e della neoavanguardia italiana. La poesia e la letteratura, scriveva sul primo numero della rivista, «sono attività non seconde e nessuna altra attività», a cui prestare un’attenzione pari a «qualsiasi altro problema, non diciamo solo filosofico e morale, ma anche sociale, economico e politico». Anche in questa convinzione, Vico era rimasto uno dei suoi «auttori».
Bibliografia:
L. Anceschi, Distinzione nell’arte, «Letteratura», II, 3, 1939, pp. 11-20.
L. Anceschi, Giuseppe De Robertis (II), «Letteratura», V, 1, 1941, pp. 80-93.
L. Anceschi, Idea della Lirica, Edizioni di Uomo, Milano, 1945.
L. Anceschi, Eloquenza e filosofia nel Vico, «Rivoluzione», IV, maggio 1943, 11-12, p. 3; poi, come Sviluppo del Vico, in Civiltà delle lettere, Istituto Editoriale Italiano, Milano, 1945, pp. 99-144.
A. Battistini, Studi di L. A. sul Barocco, in M.G. Anceschi, A. Campagna, D. Colombo (a cura di), Il laboratorio di L. A., Scheiwiller, Milano, 1998, pp. 238-244.
D. Collini, «L’altro, il dialogo, lo specchio che si rifrange». Carteggio Anceschi-Macrì (1941-1994), Firenze University Press, Firenze 2020.
