La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

William Butler Yeats: citazioni vichiane implicite

Nonostante la Scienza nuova di Vico non appaia citata esplicitamente in A Vision, quanto più rimaneggiata dalla lezione crociana; e nonostante Yeats abbia conosciuto Vico soltanto dopo la prima edizione di A Vision, tra i due autori vi sono alcune curiose comunanze implicite. Nell’architettura concettuale del trattato yeatsiano, si riscontrano corrispondenze sotterranee con alcuni dei peculiari nodi teorici vichiani: la circolarità della storia, la metamorfosi delle civiltà, il parallelismo tra individuo e collettività, la centralità dell’immaginazione come facoltà fondativa del senso. È dunque possibile ipotizzare una ricezione diretta, un incontro obliquo, che agisce più come una sintonizzazione (per dirla in ottica yeatsiana) che come influenza.

Al cuore della cosmologia di A Vision vi è il concetto di gyre, la spirale che descrive la vita individuale e il divenire storico. Nata durante esperienze di scrittura automatica, questa figura geometrica rappresenta il moto rotatorio dell’anima e delle civiltà: ogni gyre cresce o decresce, si incrocia e si interseca con altri, componendo un universo dinamico in perenne trasformazione. Analoga alla spirale vichiana evocata da Croce nella sua monografia su Vico, essa incarna un’idea di storia non lineare ma ciclica, composta dai canonici (e apocrifi) corsi e ricorsi.

Proprio il principio del ricorso — secondo cui le nazioni, come la fenice, rinascono dalle proprie ceneri — struttura anche la visione della storia in Yeats. Le civiltà attraversano fasi che si susseguono con una regolarità quasi mitica, e l’anima degli individui, in una parabola che ricalca la teoria vichiana delle tre età, compie un ciclo di reincarnazioni attraverso le epoche, seguendo uno schema ciclico e spirituale di sviluppo. Se Vico coglie in questa ripetizione una legge ideale, Yeats la declina poeticamente: il passato ritorna non identico, ma trasformato, come in un sogno che si ripete mutando.

Anche il concetto stesso di civiltà diventa, per Vico quanto per Yeats, un organismo vivente: nasce, cresce, si trasforma e talvolta decade. In A Vision, Yeats immagina la civiltà moderna sul punto di esaurire la propria luce, pronta a spegnersi o, più probabilmente, a trasfigurarsi; e, con il Vico di Croce, vede in questa crisi il preludio alla rinascita. Come la natura umana matura nel tempo, così le nazioni evolvono, accumulando esperienza, memoria, consapevolezza: in altre parole, l’ontogenesi dell’individuo si specchia nella filogenesi dell’umanità.