La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

«transition»: Thomas McGreevy

Nel suo saggio, McGreevy esplora l’affascinante connessione tra il pensiero di Giambattista Vico e l’opera di James Joyce, in particolare Work in Progress. Pubblicato per la prima volta nel 1928 su «transition» e successivamente rivisitato per l’Exagmination del 1929, il saggio si interroga sulla religiosità del Work in Progress, rintracciando il legame tra la filosofia ciclica della storia di Vico e la struttura complessa e sperimentale dell’opera joyciana. Sono principalmente due i riferimenti di McGreevy a Vico: il primo sottolinea come la tecnica linguistica di Joyce, che porta il linguaggio ai suoi limiti, sia influenzata dalla concezione vichiana della storia come ciclo ininterrotto. Nella seconda, che viene inserita soltanto nella seconda redazione del testo, il critico si sofferma invece sulla “Vico Road”, una strada nel sobborgo di Dalkey, vicino a Dublino, che Joyce inserisce in Finnegans Wake come simbolo del ricorso storico, della continuità del passato nel presente.

La riflessione di McGreevy evidenzia come Joyce non solo assorba il pensiero vichiano, ma lo rielabori in modo innovativo, incorporandolo alla propria visione. La teoria delle tre età di Vico – quella degli dèi, degli eroi e degli uomini – diventa il cuore pulsante di Work in Progress, dove la lingua del romanzo riflette il continuo flusso delle epoche storiche. McGreevy sottolinea il dinamismo di questa lingua, che emerge come un mosaico di frammenti linguistici e culturali, distorcendo e dissacrando, ad esempio, le frasi liturgiche in latino. In questo contesto, il passo celebre di Finnegans Wake – «Harry me, marry me, bury me, bind me» (414, 31-32) – diventa una rielaborazione delle fasi del ciclo vichiano, trasformando il concetto di nascita, matrimonio, sepoltura e Provvidenza in un gioco linguistico e filosofico che sfida le convenzioni narrative.

Nel rivedere il suo saggio per l’Exagmination, McGreevy aggiunge un dettaglio significativo: la menzione della "Vico Road", che nella prima versione non appariva. In Finnegans Wake, questa strada diventa una potente metafora del ricorso storico, un cammino che ricircola su se stesso, collegando il presente al passato in un movimento continuo. McGreevy (come anche Beckett) osserva che, pur essendo la teoria delle tre età vichiane il fondamento del romanzo, Joyce introduce una quarta fase: quella del ricorso, che si intreccia con la Provvidenza divina. Questo adattamento della teoria vichiana è segno della trasformazione operata da Joyce, che riprende la visione ciclica della storia e la rende parte del suo innovativo meccanismo narrativo.

Il contributo di McGreevy è affascinante soprattutto per il modo in cui esplora la fusione tra la filosofia di Vico e la sperimentazione formale di Joyce. L’aggiunta di una quarta età e la rielaborazione delle fasi storiche vichiane dimostrano come Joyce, pur ispirandosi a Vico, abbia trasformato la sua concezione del tempo e della storia tramite il linguaggio e la letteratura. Questo processo di appropriazione e reinterpretazione diventa un punto cruciale per comprendere non solo l’opera di Joyce, ma anche la relazione tra il pensiero vichiano e la letteratura del primo Novecento, segnata dall’innovazione stilistica e concettuale del modernismo.