La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano
“Finnegans Wake”: toponomastica vichiana
Nella complessa architettura di Finnegans Wake, Joyce dissemina richiami alla filosofia di Vico non solo attraverso concetti e strutture narrative, ma anche tramite riferimenti geografici e toponomastici, che possono avere una valenza figurata e fisica al contempo, sospesa tra realtà e fantasia. Lo si può vedere in un’enigmatica mappa ‘verbivicovisuale’ che Joyce inviò in una lettera del 1926 alla sua mecenate Harriet Shaw Weaver, spiegandole alcuni enigmi del Wake.
Un altro degli esempi più significative all’interno del Wake è la «Vico Road» («The Vico road goes round and round to meet where terms begin. Still onappealed to by the cycles and unappalled by the recoursers we feel all serene, never you fret, as regards our dutyful cask», 452, 21-24), una strada costiera a sud della baia di Dublino realmente esistente, che nella macchina testuale joyciana diventa emblema del movimento ciclico della storia. Già in Ulysses Joyce vi alludeva con una frase che rimandava chiaramente al tema del ricorso storico: la strada non solo si snoda fisicamente lungo la costa, ma suggerisce un percorso figurativo che ricalca l’eterno ritorno della storia e dell’evoluzione umana, concetti centrali della Scienza nuova che non poco affascinavano Joyce.
L’assonanza tra il cognome Vico, il latino vicus e l’italiano vicolo rende questi richiami ancora più pregnanti (già a partire dall’iniziale «commodius vicus of recirculation», 3, 2). Nel Wake, la Vico Road non è solo un luogo fisico, ma anche una via intellettuale, un percorso in cui il passato si intreccia al presente in un moto perenne di corsi e ricorsi. Un’altra occorrenza significativa è l’«Old Vico Roundpoint», una sorta di rotonda simbolica che rappresenta l’ultima tappa di un viaggio attraverso la conoscenza intrapresto da Shem, Shaun e Issy nelle loro night lessons, segnato da luoghi dedicati a pensatori rivoluzionari come Berkeley e Guido d’Arezzo («Quick lunch by our left, wheel, to where. Long Livius Lane, mid Mezzofanti Mall, diagonising Lavatery Square, up Tycho Brache Crescent, shouldering Berkeley Alley, querfixing Gainsborough Carfax, under Guido d’Arezzo’s Gadeway, by New Livius Lane till where we whiled while we whithered. Old Vico Roundpoint. But fahr, be fear! And natural, simple, slavish, filial», 260, 8-16). Qui si suggella il principio fondamentale della filosofia vichiana: la storia non è una linea retta, ma un cerchio che non si ferma mai e ricomincia sempre.
Questo schema interpretativo si estende anche ad altre espressioni enigmatiche di Finnegans Wake, come l’«ordovico» («Teems of times and happy returns. The seim anew. Ordovico or viricordo. Anna was, Livia is, Plurabelle’s to be», 214, 22-24), evocazione dell’ordine ricorsivo su cui si regge la narrazione; o la frase «We’ll circumcivicise all Dublin country» (446, 35), in cui si intrecciano il concetto di circolarità, il movimento della storia e il paesaggio urbano dublinese. Il nome di Vico compare celatamente anche in passaggi più criptici, come «the old vic» (62, 6) o «Vicus Veneris» (551, 34), che potrebbero nascondere ulteriori riferimenti alla sua filosofia.
Un luogo di straordinaria importanza è infine Phoenix Park, punto nodale della geografia joyciana e parco realmente esistente a Dublino, nonché metafora della rinascita ciclica della storia. Qui Joyce raccoglie l’influenza di Jules Michelet, che nel suo Discours sur le système et la vie de Vico trasforma l’immagine della fenice, presente marginalmente nella Scienza nuova («vogliono le Nazioni disperdere sè medesime; e vanno a salvarne gli avanzi dentro le solitudini; donde qual Fenice nuovamente risurgano», V, Conchiusione dell’opera, SN44ISPF p. 345) in un emblema del ricorso storico. L’uccello mitico, che rinasce dalle proprie ceneri, diviene così una perfetta rappresentazione della «Storia Ideal’Eterna» (Dipintura, SN44ISPF p. 16), su cui si fonda la visione vichiana. Con questa scelta, Joyce trasforma Phoenix Park nel grande teatro della storia umana, in cui passato, presente e futuro si sovrappongono, proprio come nella concezione ciclica di Vico.
È attraverso questi molteplici richiami che Finnegans Wake si configura come un esperimento narrativo che riflette e rielabora la visione vichiana della storia, intrecciando la geografia reale di Dublino con un paesaggio mentale e filosofico in cui le coordinate dello spazio e del tempo si dissolvono, per poi ricomporsi in un eterno ritorno.
