La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

James Frazer

Nella celebre recensione che T. S. Eliot dedica all’Ulysses (1922) di James Joyce nell’anno della sua pubblicazione, il poeta include Il ramo d’oro dell’antropologo James Frazer tra le fonti che hanno permesso la creazione del cosiddetto «metodo mitico»: «C’è la psicologia (così com’è, che la nostra reazione nei suoi confronti sia ironica o seria), l’etnologia e The Golden Bough hanno concorso a rendere possibile ciò che non lo sarebbe stato fino a pochi anni fa. Invece di un metodo narrativo, noi ora possiamo usare il metodo mitico». Il critico coglie nel segno nell’accostare uno dei più importanti testi di antropologia all’operazione compiuta da Joyce, dal momento che entrambi si interessano alla dimensione mitica dell’esistenza, seppure in modi e con finalità diverse. Ma mentre il rapporto tra Joyce e Vico è esplicitamente rivendicato e documentato, nel caso di Frazer la questione appare più complessa.

Più che a quello con Joyce, il legame tra Vico e Frazer assomiglia maggiormente a quello con Freud: si tratta, infatti, di consonanze tanto generali quanto importanti, che la storia delle idee ricostruisce più sulla base del pensiero che non sulla certezza di prove filologiche. Infatti, mentre sappiamo che Frazer (come Joyce) non nutriva alcun fascino né simpatia nei confronti di Freud (il quale, invece, mosse esplicitamente da Frazer in Totem e tabù), nulla sappiamo di certo su Vico, che non risulta tra le letture documentate dell’antropologo scozzese. Nonostante ciò, l'impianto generale del Ramo d’oro richiama quello della Scienza nuova, essendo comune ad entrambi la volontà di fornire un ritratto completo della storia e della mente dell’uomo, mentre i tre stadi che Frazer attribuisce in chiave evoluzionistica al pensiero umano (ovvero la progressione magia-religione-scienza, che gli costerà non poche critiche, a partire da Bronisław Malinowski e Ludwig Wittgenstein) richiama da vicino le tre età individuate da Vico.

Inoltre, nonostante quest’ultimo non condivida con Frazer l’impianto evoluzionistico (che l’antropologo mutua da Darwin), il ritratto frazeriano del momento aurorale della storia dell’uomo risulta piuttosto vicino a quello immaginato da Vico: «L’uomo arcaico – scrive Frazer – avvezzo a personificare le forze della natura, ad animare le sue fredde astrazioni con le calde tonalità dell’immaginazione e a vestire le sue nude realtà con gli splendidi drappi d’una mitica fantasia, foggiava per se stesso una schiera di dèi e dee, di spiriti e folletti». Infine, anche Frazer ritiene come Vico che il seme della barbarie si possa annidare sotto la superficie della razionalità moderna: se Vico parla della possibilità di «tempi barbari ritornati», Frazer declina questa stessa possibilità nell’immagine di un’umanità seduta «su un vulcano che potrebbe mettersi in qualsiasi momento a eruttare fuoco e fiamme e spargere rovina e devastazione tra i giardini e i luoghi di antica cultura, lavorati così operosamente dalle mani di tante generazioni».

Oltre che nei contenuti, la vicinanza tra la Scienza nuova e Il ramo d’oro si riscontra chiaramente nella storia dei loro effetti. È infatti molto probabilmente grazie alle loro assonanze che entrambi i testi hanno esercitato una profonda influenza sul modernismo europeo: la struttura narrativa della ricostruzione storica, un particolare stile di scrittura e una visione profonda della storia e della psiche dell’uomo non potevano non affascinare quegli scrittori, come Joyce ed Eliot, tra gli altri, che a cavallo tra Ottocento e Novecento cercarono di sondare tramite lo strumento letterario gli stessi anfratti su cui proprio Vico e Frazer avevano cercato di far luce. 


Bibliografia:

R. Ackerman, The Myth and Ritual School: J. G. Frazer and the Cambridge Ritualists, Routledge, London, 2002.
F. Dei, James G. Frazer e la cultura del Novecento. Antropologia, psicoanalisi, letteratura, Carocci, Roma, 2021.
J. G. Frazer, Il ramo d’oro. Studio sulla magia e sulla religione, Bollati Boringhieri, Torino, 2012.
G. Scapelli, I rami d’oro. Dalla magia alla Scienza Nuova: Vico e Frazer, in «Bollettino del centro studi vichiani», L, 2020, pp. 353-379. 
J. Vickery, The Literary Impact of Golden Bough, Princeton University Press, Princeton, 1973.