La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

Giorgio de Chirico

L’opera di Giorgio de Chirico – pittore, scrittore e teorico dell’arte – è contraddistinta da una notevole profondità filosofica. Infatti, sia che si tratti della produzione di dipinti, prose liriche o del romanzo Ebdomero (1929), appare costante la volontà di risemantizzare attraverso i più diversi mezzi espressivi e generi discorsivi alcuni nuclei filosofici di particolare importanza. In questo contesto risultano fondamentali, come la critica ha avuto modo di ricostruire, le lezioni di Schopenauer e Nietzsche: del primo, per esempio, viene recuperata l’idea dell’opera d’arte come attività connessa al sogno e alla divinazione, mezzi tramite cui dare vita a una vera e propria visione (e non riconoscimento) della realtà; del secondo, invece, l’impulso a creare secondo un paradigma alternativo a quello razionale, e che si potrebbe perciò definire dionisiaco.

Il pensiero di Vico, sebbene non esplicitamente menzionato, risulta altrettanto decisivo per la messa a fuoco delle principali coordinate teoriche della nuova arte metafisica. In una serie di scritti teorici particolarmente importanti, redatti tra il 1912 e il 1920, de Chirico – in linea con le riflessioni di altri pittori metafisici, come Carlo Carrà, e con il pensiero del fratello Francesco, noto con lo pseudonimo di Alberto Savinio – chiarisce quanto il compito dell’arte non consista nella riproduzione verista del reale, bensì nella restituzione artistica del livello più profondo del mondo, che diviene perciò metafisico poiché oltrepassa il dato naturale; inoltre, facendo proprio lo storicismo di Vico, egli sottolinea come la nuova arte costituisca «uno stato fatale dell’umano spirito che, retto da leggi matematicamente fisse, ha flussi e riflussi, partenze e ritorni e rinascite, come tutti gli elementi che si manifestano sul nostro pianeta». Dunque, da questa specola spiccatamente vichiana, l’arte metafisica non emerge quale assoluta novità, bensì come il ritorno a una modalità espressiva che l’umanità ha già sperimentato nella sua epoca originaria, ovvero quando il mondo veniva rappresentato simbolicamente attraverso il linguaggio mitico: «Un popolo sul principio della sua esistenza ama il mito e la leggenda, il sorprendente, il mostruoso, l’inspiegabile e si rifugia in essi; con l’andare dei tempi, maturandosi in una civilizzazione, sgrossa le immagini primitive, le riduce, le plasma secondo le esigenze del suo spirito chiarito, e scrive la sua storia scaturita dai miti originari. Un’epoca europea come la nostra che porta in sé il peso stragrande di tante e poi tante civilizzazioni e la maturità di tanti periodi spirituali è fatale che produca un’arte che da un certo lato somigli a quella delle mitiche inquietudini».

Risulta pertanto evidente come il pittore riprenda Vico in chiave anti-moderna (come buona parte delle riflessioni accolte nella rivista «Valori plastici», centro di riflessione della pittura metafisica) per fondare un’arte nuova che risvegli, proprio come accade nell’artista capace di cogliere l’epifania metafisica, lo stato mitico ed originario dell’uomo. Si tratta di una declinazione che si oppone a quell’idea di modernità che entra in crisi nell’Europa post-Prima Guerra Mondiale («un’epoca europea come la nostra», scrive De Chirico riconoscendo il momento eccezionale): di fronte a questa, il pittore recupera il pensiero del filosofo napoletano a fondamento di un’etica e di un’estetica pienamente modernista – ovvero reattiva e critica nei confronti della modernità andata in frantumi col primo conflitto mondiale.


Bibliografia:

G. de Chirico, Scritti 1910-1978. Romanzi, poesie, scritti teorici, critici, tecnici e interviste, A. Cortellessa, S. d’Angelosante (a cura di), La Nave di Teseo, Milano, 2023.
M. Calvesi, La Metafisica schiarita: Da de Chirico a Carrà, da Morandi a Savinio, Feltrinelli, Milano, 1982.
L. Canova, “Quest’estate ho dipinto dei quadri...” Cronologia della nascita della Metafisica, «Metafisica», XX-XXI, 2021, pp. 31-51.
R. Dottori, Giorgio de Chirico. Immagini metafisiche, La nave di Teseo, Milano, 2018.