La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

Alberto Savinio

La rivista «Valori Plastici», fondata da Mario Broglio e stampata in 15 volumi tra il 1918 e il 1921, ha svolto un ruolo pressoché incomparabile come cassa di risonanza del progetto estetico proprio alla pittura Metafisica. Particolarmente significativi per l’elaborazione delle linee teoriche espresse dal movimento sono tre dei contributi apparsi nel numero del maggio 1919: Italianismo artistico di Carrà, Sull’Arte Metafisica di de Chirico e Anadioménon. Principî di valutazione dell’Arte contemporanea di Savinio, il cui titolo evoca l’epiteto anadiomene, attribuito ad Afrodite in quanto nata dalle onde del mare (da ἀναδύομαι «emergere»), e quindi l’idea di un’arte associata al palesarsi di quelle zone inesplorate di una realtà stratificata e in perenne trasformazione.

In effetti, rispetto a Carrà e a suo fratello de Chirico, Savinio è maggiormente orientato a definire la posizione della Metafisica all’interno di una filosofia della storia dell’arte che postula una corrispondenza tra le idee filosofiche e le forme artistiche. Secondo questa prospettiva, l’inadeguatezza della pittura francese nel superare le barriere del naturalismo, arrestandosi alla stilizzazione dell’impressione sensibile, è ricondotta alla sua intrinseca compromissione con il positivismo filosofico. La possibilità di fornire un corrispettivo plastico alla «nuova spiritualità» implica pertanto un sostrato filosofico alternativo.

Savinio definisce a tale proposito i punti estremi di una storia della «filosofia spiritualista», collocandone la nascita in Grecia e la fase ultima nel pensiero nietzschiano, in maniera apparentemente analoga a quanto sosterrà Heidegger, il quale, come noto, vedrà in Nietzsche il compimento stesso della tradizione metafisica iniziata con Platone. Ma, nel disegno di Savinio, tra la Grecia e la Germania, si inserisce una fase «napoletana», rappresentata da Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Giambattista Vico.

La connessione di questi filosofi, su cui Savinio tornerà nei suoi scritti del dopoguerra, è interpretabile in riferimento al ruolo attribuito all’arte nel saggio in questione, dunque come momento di sintesi tra il mondo fisico e la realtà metafisica. Dal punto di vista della prassi pittorica, questa istanza si traduce nell’oggettivazione di una volontà artistica capace di identificarsi con la natura, senza tuttavia limitarsi a una riproduzione naturalistica della realtà, e, di conseguenza, portata a coglierne la «spettralità», vale a dire «l’essenza vera, spirituale e sostanziale di ogni aspetto». Se il ruolo di Vico non è qui ancora messo a fuoco, la sua inclusione nel canone delineato da Savinio è senz’altro giustificata: la concezione dell’arte come «rappresentazione della vita non come è, ma come dovrebbe essere» – illustrata da Savinio nei successivi Primi saggi di filosofia delle arti – può riconoscersi in una Scienza nuova nella quale l’eventualità del processo civilizzante è innalzata dalla dimensione del semplice accadere alla necessità dell’ordine provvidenziale. 


Bibliografia:

Alberto Savinio, “Anadioménon”. Principî di valutazione dell’Arte contemporanea, «Valori Plastici», IV-V, 1919, pp. 6-14. 
Id., I - Primi Saggi di filosofia delle arti, «Valori Plastici», II, 1921, pp. 25-29. 
Id., II- Primi saggi di filosofia delle arti, «Valori Plastici», III, 1921, pp. 49-53.
Maurizio Calvesi, La metafisica schiarita. Da de Chirico a Carrà, da Morandi a Savinio, Feltrinelli, Milano 1982.
Conni-Kay Jørgensen, L´eredità vichiana nel Novecento letterario. Pavese, Savinio, Levi, Gadda, Alfredo Guida Editore, Napoli 2007.