La ricezione di Vico e il primo Novecento italiano

“Finnegans Wake”: il tuono, «Joepeter» e le «thunderwords»

Nel magma linguistico di Finnegans Wake, il motivo del tuono risuona come un’eco primordiale, evocando la grandiosa visione della Storia delineata da Giambattista Vico nella Scienza nuova. Il tuono, per Joyce come per Vico, non è solo un fenomeno atmosferico, ma un’entità soprannaturale, un simbolo archetipico che segna il fluire del tempo umano e il sorgere delle civiltà.

In Vico, il fragore della folgore è il primo segno di un ordine divino che si impone sugli uomini primitivi, atterriti da una natura che ancora non comprendono. Da questo spavento nasce la religione e con essa la civiltà, il linguaggio, il diritto. Il fulmine di Giove diviene così la scintilla che accende il pensiero e la società umana, una visione che Joyce raccoglie e reinventa nel suo universo narrativo.

In Finnegans Wake, il motivo del tuono ricorre ossessivamente, scandendo le fasi del racconto e inscrivendosi nella struttura stessa del testo. Forse ricordando le parole di Vico secondo cui «la stessa sublimità dell’Invenzione della Favola di Giove […] incomincia egualmente sublime la locuzion poetica con l’onomatopea» (II, Corollarj d’intorno all’origini della locuzion poetica, SN44ISPF p. 132), Joyce traduce il boato primigenio in una serie di imponenti neologismi onomatopeici, le celebri thunderwords, composte da cento lettere che inglobano lingue e culture diverse, riflettendo l’idea vichiana di una lingua originaria, poetica e universale. Questo gioco linguistico non è un mero esperimento formale: attraverso il suono e la struttura polifonica del linguaggio, Joyce mette in scena il dinamismo ciclico della Storia, in cui distruzione e rinascita si susseguono in un eterno ritorno.

Il tuono è anche la voce di Giove, un dio che, nella Scienza nuova di Vico, si manifesta come presenza trascendente capace di orientare il destino umano. In Joyce, questa figura divina assume una dimensione panottica e metastorica: joepeter, eco di Jupiter, osserva il passato e il futuro in un’unica visione, incarnando il principio di ciclicità che Vico teorizza («the wieds of pansiful heathvens of joepeter’s gaseytotum as they are telling not but were and will be, all told, scruting foreback into the fargoneahead», 427, 21-23). Nella dissoluzione delle acque del diluvio e nella riorganizzazione del mondo post-catastrofico, Joyce inserisce il rombo di Giove, momento rivelatore che segna la transizione da un’epoca all’altra («bababadalgharaghtakamminarronnkonnbronntonnerronntuonnthunntrovarrhounawnskawntoohohoordenenthurnuk!», 3, 15-16, dove si riconoscerà la parola “tuono” in diverse lingue).

Ma se in Vico il tuono è il segnale di un ordine divino che si impone sugli uomini, in Joyce esso si fa emblema del caos creativo, della simultaneità e della frammentazione della modernità. Il fragore non annuncia solo la legge e la civiltà, ma anche la dissoluzione e il rinnovamento continuo del linguaggio e del pensiero. L’opera joyciana, come la Scienza nuova, non si limita a descrivere la Storia, ma ne riproduce la sostanza e il ritmo, riportando con la parola scritta l’eco di un tuono senza tempo.

La relazione tra Vico e Joyce non si esaurisce in un rimando tematico, ma si esprime in una comune tensione epistemologica: entrambi cercano di restituire il senso profondo della storia umana attraverso una struttura narrativa che ne rifletta l’andamento ciclico. Con la sua scrittura magmatica e multiforme, Joyce reinventa il passato attraverso il linguaggio; Vico, invece, interpreta il divenire umano come un continuo ritorno di archetipi in virtù della sua filosofia della storia. Il tuono, dunque, non è solo un suono che scuote il cielo e la terra, ma diventa metafora di una rivelazione perpetua, il segnale di una conoscenza che si rinnova incessantemente nella voce del tempo; e non meno una cifratura artistica, uno degli imprescindibili elementi che Joyce riprende dalla Scienza nuova e riutilizza a modo proprio, secondo gli scopi e i dettami della sua macchina testuale.