Monsieur Giuseppe Raimondi tra Bologna e la Francia
Leo Longanesi
Il rapporto tra Raimondi e Leo Longanesi (1905-1957) si stabilisce non tramite uno scambio epistolare ma attraverso la frequentazione diretta dei medesimi ambienti culturali bolognesi. Il loro incontro avviene nel 1926, quando il giovane Longanesi decide di fondare il settimanale di argomento artistico e letterario “L’Italiano” (attivo fino al 1942), che pur essendo esplicitamente fascista polemizza con le direttive culturali del regime. Infatti, egli allo stesso tempo promuove la riscoperta delle tradizioni locali e di un’Italia rurale – schierandosi in favore del movimento “strapaesano” nel dibattito sulla possibilità di creare un’arte fascista – ma sperimenta anche nuove soluzioni tipografiche, riscoprendo il manuale settecentesco di Giambattista Bodoni e ideando una linea grafica molto riconoscibile, rivolta in particolare alla realizzazione di caricature satiriche. Dal canto suo, Raimondi accetta di entrare a far parte della redazione de “L’Italiano” insieme all’amico Riccardo Bacchelli, perché coglie la possibilità di rivalutare la tradizione culturale locale attraverso un progetto editoriale innovativo. Lo scrittore pubblica numerosi articoli e brevi saggi, spesso illustrati dallo stesso Longanesi e da altri amici pittori, come Morandi e Carrà. Il risultato più rilevante della loro collaborazione è la pubblicazione per le edizioni de “L’italiano” del volume di Raimondi Domenico Giordani, avventure di un uomo casalingo (1928), per il quale Longanesi realizza un disegno in cui immagina la figura del protagonista come un uomo malinconico, con la tendenza a nascondersi e scomparire.
Il loro rapporto di amicizia è testimoniato dai numerosi disegni e ritratti, nei quali Longanesi raffigura il caotico lavoro redazionale e il volto dell’amico da diversi punti di vista.
Da notare anche il disegno umoristico della redazione della rivista come se si trattasse di una gita di tre uomini in barca, che vede al centro Longanesi che rema per tutti, mentre a sinistra il “gigante” Morandi e a destra l’occhialuto Raimond.
La loro intensa collaborazione dura un paio di anni, fino al 1928, quando si interrompe a causa di forti dissidi politici, per poi riprendere solo durante la Seconda guerra mondiale. Un segnale di riavvicinamento sembra essere la lettera che Longanesi invia da Roma il 30 novembre 1941 con allegate due foto di Raimondi ritrovate in un cassetto.