Monsieur Giuseppe Raimondi tra Bologna e la Francia

Carlo Carrà

Il primo incontro tra Raimondi e Carlo Carrà (1881-1966) avviene a Milano in un periodo molto difficile per il pittore: nel 1917 era appena rientrato in città, dopo essere stato ricoverato a Ferrara a causa delle cattive condizioni di salute dovute all’esperienza della guerra, e stava mettendo in discussione tutta la sua arte. Durante il ricovero ha l’occasione di conoscere anche i pittori De Chirico, Savinio e de Pisis, grazie ai quali decide di abbandonare le tematiche del Futurismo per avvicinarsi alla pittura metafisica. Raimondi rimane colpito dai nuovi dipinti realizzati da Carrà, perché rispecchiano il suo modo di sentire il dramma quotidiano dell’umanità durante la Prima guerra mondiale. Raimondi decide di pubblicare nel 1918 un libricino dedicato alla pittura dell’amico, che contiene un suo componimento poetico inedito L’incanto fu teso, un disegno originale di Carrà e significative pagine programmatiche sull’arte metafisica del pittore stesso (che anticipano il Manifesto della pittura metafisica).

Negli stessi anni, Raimondi si confronta con Carrà per dare vita alla sua nuova rivista “La Raccolta”, che avrà sempre un occhio di riguardo per l’arte metafisica. La collaborazione di Carrà alla rivista è assai intensa: sul primo numero viene pubblicato lo scritto metafisico Il ritorno di Tobia e una riproduzione del suo disegno Dio Ermafrodito; nei numeri successivi esce l’ironico testo Tobia futurista. Risulta evidente la convergenza tra la rivista di Raimondi e “Valori Plastici” (1918-21), principale organo per la diffusione dei principi estetici del movimento metafisico. In una cartolina inviata da Milano il 2 dicembre 1918, Carrà – che era solito recarsi a Parigi dove aveva stretto amicizia con intellettuali e artisti del calibro di Picasso, Modigliani, Cendrars – suggerisce di dedicare un numero speciale de “La Raccolta” all’amico Apollinaire, scomparso da poco.

Negli anni successivi, che coincidono con la nascita del “La Ronda”, resta sempre vivo il reciproco interesse per le attività parallele in ambito letterario e artistico, e per la rete di conoscenze comuni che li legano; come testimonia la lettera di Carrà inviata da Milano il 9 marzo 1918, che contiene anche una lettera di Savinio del 18 febbraio 1918.

I contatti proseguono fino agli ultimi anni di vita di Carrà, che ormai ottantenne invia una lettera da Milano l’11 marzo 1961 per ringraziare Raimondi per il bellissimo articolo uscito sul “Resto del Carlino”.