Monsieur Giuseppe Raimondi tra Bologna e la Francia
Blaise Cendrars
Il rapporto epistolare con Blaise Cendrars (1887-1961) prende avvio negli stessi anni di quello con Apollinaire: è sempre il giovane Raimondi a prendere l’iniziativa inviando verso la fine del 1916 una lettera al poeta francese con la richiesta di ricevere qualche testo poetico per la rivista “Avanscoperta”. Cendrars accetta la richiesta e il 20 gennaio 1917 invia da Parigi una lettera accludendo due testi poetici inediti, F.I.A.T. e À Paris. Nel Fondo sono conservate le copie autografe delle due poesie, come testimoniano i fogli su cui è scritto il secondo testo datato ottobre 1916, ma solo il primo viene pubblicato sul n. 3 della rivista “Avanscoperta” nel febbraio 1917. Dallo scambio epistolare emerge un Cendrars diverso dall’immagine dell’avventuriero senza radici che dava di sé (era stato soldato volontario nella legione straniera), rivelando un lato quasi paterno.
Nella lettera inviata il 28 gennaio 1917, Cendrars addirittura ringrazia il giovane bolognese per aver dato notizia dell’uscita del suo ultimo libro sul “Notiziario”, chiede di ricevere la raccolta di poesie di Raimondi, si impegna a trovare altri possibili collaboratori francesi per la rivista “Avanscoperta” e infine si scusa per la scrittura incerta a causa dell’amputazione della mano destra a causa di una ferita di guerra. Raimondi accoglie con curiosità i suggerimenti, nutrendo la speranza di ricevere altri testi inediti per le riviste a cui collabora. In un’altra lettera inviata da Parigi il 6 marzo 1917
Cendrars fornisce aggiornamenti sulle ultime pubblicazioni nel panorama francese, si propone per fare un ciclo di conferenze in Italia e invia una prosa per l’antologia Diana. La particolarità maggiore di questa lettera riguarda la busta, sulla quale lo stesso autore transalpino ha disegnato a matita un ritratto di Raimondi. L’attenzione di Cendrars per il contesto culturale italiano è testimoniata anche da una lettera inviata da Parigi il 15 gennaio 1918 e scritta in italiano, nella quale conferma di aver ricevuto le cartoline di Raimondi. Il rapporto epistolare prosegue rarefatto negli anni successivi, fino alla metà degli anni Cinquanta, dimostrando la riconoscenza di Raimondi nei confronti dello scrittore francese.