Letture criminali. Intrusioni nel Fondo Bernardi

B.1 Orient express

«Orient Express» nel segno del noir

Il legame fra il genere noir – nella sua più ampia delimitazione che comprende il romanzo poliziesco hard boiled, il thriller psicologico, le trame inquietanti di esistenze borderline – e la rivista «Orient Express» è sempre stato assai stretto, sin dal suo debutto nelle edicole nel giugno 1982, edita da L’Isola Trovata, la piccola casa editrice che Luigi Bernardi aveva fondato quattro anni prima.
Da questo punto di vista, l’esordio in edicola è eloquente: con una meravigliosa copertina, disegnata a pastello da Magnus, si annuncia il ritorno in scena dello Sconosciuto, il personaggio più noir dell’artista bolognese, dato per morto nel finale di Vacanze a Zahlé, sesto e ultimo episodio della miniserie pubblicata nel 1976. La ripresa del personaggio fortemente voluta da Bernardi che vedeva in Magnus un autore ancora inesplorato, ha per titolo Full-Moon a Déndera e sarà seguita, sempre sulla rivista, dalla breve storia La fata dell’improvviso risveglio, nella quale viene raccontato con magistrale regia magnusiana il lasso di tempo che separa la presunta morte di Unknow dalla sua “resurrezione”. Su «Orient Express» Magnus e Bernardi lo riportano letteralmente in vita, nella convinzione che lo si possa far agire in uno scenario più maturo e complesso. Cosa che avverrà con L’uomo che uccise Ernesto "Che" Guevara, la lunga e intricata avventura sudamericana, pubblicata sulla rivista dal luglio 1983 al maggio 1984.
Ma la propensione della rivista per gli intrighi e le trame criminali, venate di giallo o di nero a seconda delle storie raccontate, le ritroviamo anche nell’apparato redazionale: per esempio nei primi numeri, in omaggio alla testata, Loriano Machiavelli, il giallista bolognese che un paio d’anni dopo sceneggerà un racconto di Sarti Antonio, cura Scompartimento omicidi “rubrica mensile su tutto quanto fa giallo, azione e mistero”.
Però sono le storie a fumetti – caratterizzate da una fondamentale presenza di autori italiani capaci di leggere la realtà, di interpretarla ed essere in grado, anche sul piano narrativo, di trasformarla – a dare continuità e spunti narrativi al legame con il genere noir nelle sue diverse gradazioni.
Così, dopo aver fatto esordire Max Fridman in Rapsodia ungherese, intrecata spy story ambientata nell’instabile Europa fra le due guerre, Vittorio Giardino riprenderà i racconti hard boiled di Sam Pezzo, regalandone ai lettori la versione più compiuta e convincente; Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, nel pieno del successo bonelliano di Ken Parker, ambientano nell’America degli anni Venti la prima e unica avventura di Marvin il detective, Il caso di Marion Colman; mentre un giovanissimo Franco Saudelli, che si era fatto le ossa su testate popolari come «Skorpio» e «Lanciostory», prova a mettersi in gioco per un pubblico dai gusti più maturi creando il personaggio di Porfiri, detective privato che affronta i suoi casi nella Germania di fine Novecento.
Nuovi autori e grandi maestri del fumetto “made in Italy”, tutti riuniti nel segno del noir.

di Enrico Fornaroli e Otto Gabos