Letture criminali. Intrusioni nel Fondo Bernardi

C.1 Bernardi scrittore e sceneggiatore

Nel cuore del Noir

«Letteratura è ansimare vorticoso di qualcosa che ci conosce appena e appena sale di grado scivola nel tentativo di non farsi riprendere». Le sentenze ricorrono in L’intruso, romanzo postumo in cui convergono il Luigi Bernardi scrittore, editor ed editore, un ibrido tra autobiografia, narrativa, cronaca e saggistica letteraria, con riflessioni taglienti sullo stato della letteratura contemporanea. «Lavoro in editoria, lavoro con la scrittura, lavoro sulla scrittura», dice, e la scrittura «è l’aspetto che davvero m’interessa», perché per Bernardi è l’essenza: «Letteratura sono gesti che cercano le parole, non il contrario come molti pensano e insipientemente praticano». Le sentenze appunto non mancano in L’intruso, ma nemmeno negli altri testi di Bernardi. Sono sempre, allo stesso tempo, dirette e allusive; lasciano poco spazio alle digressioni e sono parte fondamentale del suo stile, costruito su una sintassi paratattica, frasi per lo più brevi, incisive, e un lessico mai ricercato ma capace di raccontare situazioni che vanno sempre oltre il particolare. Evocative. Come i titoli dei suoi romanzi, testi per il teatro, sulla cronaca o ibridi: brevi sintagmi quasi esclusivamente nominali, anche di una sola parola, che a volte esprimono precarietà e implicano un dramma imminente o appena compiuto (Crepe, Colpevole, La conta, Musica finita), usando metafore (Fuoco sui miei passi), sinestesie (Atlante freddo), o riferimenti intertestuali, tra cinema, musica e letteratura (A sangue caldo, Pallottole vaganti, Macchie di rosso, I tempi stanno per cambiare). Che rielabori fatti di cronaca (Senza luce), che affronti l’autobiografismo (La foresta dei coccodrilli) o l’avventura (Gaijin), i titoli non sono mai narrativi, né d’azione, ma appunto sempre evocativi: ruotano sempre attorno a una tensione, a un collasso prossimo, o avvenuto. Anche nei rari casi in cui appaiono dei verbi (Erano angeli, Volevo solo ammazzarne venti), tutto è già compiuto. Il male c’è, c’è stato e ci sarà, anche personificato (Il male stanco), e si manifesta all’improvviso, nella cosiddetta normalità: «inizierà tutto con qualche crepa che serpeggerà lungo le pareti, le crepe si allungheranno, si dirameranno lungo i loro percorsi segreti, intaccheranno la forza che tiene unita la materia, la frantumeranno», scrive Bernardi in Crepe. E ci saranno sempre una Vittima facile, una Rosa piccola da gettare in Tutta quell’acqua, e soprattutto una diffusa Complicità. D’altronde, ancora L’intruso ricorda che «Letteratura è sapere che non ce la si fa, non ce la si potrà mai fare, perché il nemico è troppo forte e soprattutto non è nemico». E a poco può servire opporsi: Maddalena e l’apocalissi racconta che se nel Vangelo esiste la redenzione, nella realtà non si scampa a quanto annunciano le crepe. Neanche un magistrato come Antonia Monanni (Niente da capire) può evitarlo, perché con Bernardi non siamo nel poliziesco, l’ordine non torna mai. Siamo nel cuore del noir.

di Alberto Sebastiani