Il Segno di Ariosto. Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena.

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31. Lettera di Ludovico Ariosto ad Alfonso I d'Este. Castelnuovo, 20 luglio 1524.

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31. Lettera di Ludovico Ariosto ad Alfonso I d'Este. Castelnuovo, 20 luglio 1524.

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ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 51. Edizione Angelo Stella 1984 n. 156.

«Illustrissimo et excellentissimo Domino d. meo singularissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.
<Illustrissimo et eccellentissimo Sig>nor mio. Io non so quello che vostra excellentia havrà disposto <circa quelli>schioppitieri che gli homini di questa terra m’hanno detto ha<ver domand>ato a quella, e per questo effetto haver mandato Bigo <da Imo>la cavallo leggiero qui, che le ne faccia instantia a <bocc>a; avenga ch’io creda che l’animo di questi che sono stati <prin>cipali a ricercar questo da lei, non sia che vostra excellentia li compiaccia, <m>a più presto che negando dia loro buona excusa che un’altra volta, accadendo il bisogno, si possano rendere a chi li vorrà per subditi; perché publicamente dicono che almeno, poi che quella non li vuol difendere, gli desse licentia e li ponesse in libertà, che si potesson dare a chi fosse atto a poterli difendere e tener in pace. E vostra excellentia non creda che se a questa poca di guerra si sono tenuti et hanno m<an>dato a tôrre persone forestiere a lor spese, che sia stato per amore sì <>rande che portino a quella; ma l’hanno fatto per lor difensione, e 6lt;per> haver scorta da fuggire e da salvarsi, accadendo il bisogno, <et> ancho, se venìa lor ben fatto, per tagliare a pezzi li lor nimici. <La> parte taliana è stato quella c’ha fatto questa ragunanza, e con <que>lli Acontio, avenga che sia francioso di parte, per il nuovo pare<nt>ado c’hanno facto insieme, imperò che vedevano che queste genti del Signore Giovannino havevano con loro li figlioli di Pier Madalen<a> et il Cornacchia et Olivo, che sono di factione francese: <e> se li fanti dei Signore Giovannino fasson stati in più num<ero che non> erano, e se ancho così pochi come erano davano l’assal<to6gt; alla terra, vostra excellentia stia sicura che tutti fuggivano e la <t>erra si abandonava; e di questo n’ho argumento che tutti <e t>utti affatto havevano fuggite le donne e li fanciulli e t<utta la> lor roba, né in questa terra era rimasa altra roba che la mia <che> havevo in ròcca; io dico non ne excettuando alcuno. <Io credo che Pier>ino Magnano procurerà di fare grandi li meriti <di Battistino Magnano e> de li altri band<siti et> assassini suoi seguaci, perché vostra excellentia faccia lor gratia; ma quelli <sono assai> contenti de li homicidij, taglie poste e rapin<amenti> fatti inanzi questa poca guerra, per il che meritano <pena>. Ma non così presto è cessata, che si sono iti a porre <in cami>no in circa 12 o 15, e vanno rubando intorno il <bestiame>, e fanno quivi la beccaria e vendono le carne a gran de<nari>, poi si lievano e vanno alle ville vicine e mettono tag<lie a> chi lor pare; e fra l’altre a un capellano d’un prete hanno ti<rato> tanto li coglioni che gli hanno fatto pagare otto ducati; po<i hanno> trovato il padrone, ma quello si è posto su le gambe, e fugg<ito> fin a Castiglione: e se gli homini di Castiglione non saltava<no> fuor in suo soccorso, lo amazavano. Un altro prete hanno <preso>, e dicevano che lo volevano menare al suo poteste <in> Camporeggiano, cioè a Baptistino Magnano, e quel poverhomo per p<aura> si ha posto taglia e pagato certi ducati, sì che l’hanno <lascia>to. Io anderei troppo in lungo s’io volessi scrivere a vostra ex<cellentia> tutti li richiami ch’io n’ho, ma più ad agio ne farò una lista e la manderò a quella. Non tacerò questo anchora, <che homini> di Salacagnana sono venuti in quattro insieme mo<strando di ve>nire per altro, e quando sono stati a me hanno cominc<iato a> piangere, e non m’hanno voluto dire altro. Io ho lor do<mandato> che voglion da me: m’hanno risposto che non ponno parlare per <esser>e minacciato de la vita se parlano, e per l’amor di Dio <che> non dica che di questo m’habbian fatto motto, e per che <ol>tra la mala inclinatione di questi ribaldi Castelnovo, ve li mandino . <Ser Con>stantino notaro di Camporeggiano è fuggito in questa terra, <e non è per> tornare all’officio, ché questi nuovi officiali <non lo vogliono in> casa sua. Il capitano con suo poco honore <anchor>a credo che faccia quanto essi gli comandano. Io <ho> desiderio di havere questi ribaldi e di farli sùbito, senza udi<re> altro, impiccare; ma io non son sufficiente, parte per<ché> non ho se non dieci balestrieri, et ancho perché di essi <no>n mi fido, ché per il lungo tempo che sono stati in questo paese <n>on sono meno partiali de li grafagnini, ché la maggior <p>arte v’ha moglie e parentado; e per questo ho scritto e <p>regato il capitano di Reggio et il commissario di Setola <c>he mi servino di 30 fanti per uno: non so quello che mi <ri>sponderanno. Se ‘l presente mio scrivere parrà diffente a quello che a’ dì passati, cioè sùbito ch’io fui giunto, io scrissi <a> vostra excellentia, che alhora lodai alcuni di Castelnovo che a salvazione <del6gt; Stato di quella si erano portati benissimo, quella non si maravig<li n>é m’imputi per homo inconstante e leggiero; ma alhora io scriss<i q>uello che mi parea e ch’io credeva: ma il vedere succedere ma<li> effetti mi fa credere e toccare con mano questo che hora io scr<ivo>. Et ancho m’ho da lamentare di Pierino, che di qui si partì con par<ecchi> fanti, et andò a Camporeggiano a parlar a questi ribaldi, et in quella po<vera> terra, secondo che mi riferiro quelli di Camporeggiano, vòlse allogg<iare> a discretione, e dar lor questa giunta oltra li danni che hav<eano p>atito. Io l’ho detto altre volte e son stato male int<eso, pu>r io lo dirò ancho di nuovo, che la salute di questa <terra, sen>za dare altra spesa a vostra excellentia, saria di tenere confi<nati lungi di qui> in perpetuo et in eterno quelli che sono <banditi> <Come sempre scrissi> e son per scrivere liberamente a vostra excellentia tutti <quanti> li andamenti ch’io vegho, son per mutar proposito, <hora a lode>, hora a biasmo, secondo li portamenti; ben prego vostr<a excellentia e li> secretarij che di quello ch’io scrivo o male o bene m<i tengano se>certo, ché Dio mi è testimonio che non affection, n<on odio ch’io> porti più a l’uno che a l’altro, ma l’amore de la giusti<tia mi> spinge a scrivere e dire quello che accade. Appresso, questo ferito Capitano de le genti del Signore Giovannino credo c<he ri&gt:sanerà: quando è stato un poco meglio io l’ho interrogato da l<ui solo e> da me, e poi ho fatto una nota di quanto m’ha risposto, <una> coppia de la quale mando a vostra excellentia. Credo che in parte dica <il vero> et in parte ancho lo taccia: non di meno quella può fare coni<ectura> del resto. Io li manderò ancho alcuni altri testificati ad agio il prete da Soraggio de li Bosi, che ad instantia <e comm>issione di papa Clemente era stato preso, cioè che diede quando <venne qui>: hor hora è morto, dopo un mese ch’era stato amalato. <Non ho> mancato, poi ch’io son stato qui, ch’io non li havesse fatto l<evare> li ferri et andare li medici e li parenti, e padre e fratel<li per> sua cura, e farli tutte quelle provisione che mi sian state poss<ibili>; tuttavolta è morto, e sta ben morto, perché era una mala <bestia>, e teneva in grandissima paura tutto Soraggio, e stupra<va d>onne, e dava ferite e bastonate,et ogni dì n’havevo <richia>mi. Altro non accade: a vostra excellentia sempre mi racc<omando>.
Castelnovi, 20 Iulij 1524.
Servitore Ludovico <Ariosto>.»

Date

20-07-1524