Il Segno di Ariosto. Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena.

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22. Lettera di Ludovico Ariosto ad Alfonso I d'Este. S.l., 17 luglio 1523.

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22. Lettera di Ludovico Ariosto ad Alfonso I d'Este. S.l., 17 luglio 1523.

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ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 32. Edizione Angelo Stella 1984 n. 103.

«Illustrissimo Signor mio. Havevo mandato il capitano de li balestrieri qui a m. Zoan Ziliolo perché havesse in presto sin a 20 fanti che volevo che venissono di notte per provare se si potean pigliare li fratelli del Moro dal Silico che tuttavia stanno a Cicerana, cioè quelli che assassinaro il prete pisano: et è tornato senza, riferendomi che da vostra excellentia m. Zoanne non ha commissione alcuna di mandar gente di qua; a questo prego vostra excellentia che faccia quella provisione che li pare, secondo che per l’altra mia scrivo. Il Camerlingo di Camporeggiano è qui che non ha portato se non una parte de li danari de li balestrieri, e dice che quelli de le Terre Nuove, cioè Dallo, Ponteccio et il Castello, e l’altre de la Vicaria di sopra, negano di volere più conferire alla provisione di quelli, allegando che ogni modo non gli giovano, ché sono assassinati e depredati da li lombardi e da altri, e non è chi li soccorra; e non solo di questa paga, ma di due passate sono debitori. Io gli ho sùbito fatto far li comandamenti con pretesto se non pagano etc., ma non si truova messo che voglia ire in quel luogo: vederò di mandarli un balestriero, se io potrò. È passato un anno che io feci in scritto alcuni comandamenti alli padri e fratelli di quelli assassini da Ponteccio, e li mandai alli officiali a Camporeggiano, acciò che per uno di quelli messi gli mandassino, e mai non hanno potuto far che messo vi voglia andare; e più che uno dì questi citati in questo tempo è venuto a Camporeggiano a certo parlamento, et il notaro del capitano che havea questi comandamenti in mano non è stato ardito di farline motto: e questo per esser di questo paese, che dice che non vole esser amazzato per questo. Appresso, certi banditi che sono assassini, e sono dui deserti che non hanno né credito né séquito, stanno tuttavia a Camporeggiano, e non solo quelli officiali non si pongono alla prova di pigliarli, ma pur mai non me n’hanno scritto: il che intendendo io per altra via, vi mandai li balestrieri, e giungendo improviso si trovò che uno di questi tristi, detto il Frate, giocava a carte con uno da Camporeggiano col circulo di tutta la terra intorno, e come li balestrieri si scopersono lo ascosero, e lo fêro fuggire in un campo di canape: e tutti lo vedevano e sapevano, né fu alcuno che volesse cennare alli balestrieri, e fra gli altri ci era ser Costantino da Castelnovo ivi notaro, il qual poi si excusa che non vole essere amazzato. Et appresso, colui che ivi fa l’ufficio del cavalliero stette quel dì medesimo a battere su ‘n’ara con questo ribaldo, il quale da 20 giorni in qua ha assassinato circa sei persone in più volte, poverhomini che veniano di Maremma, e tolto loro fin a 15 ducati. M’incresce che par che qui io non habbia da fare altro che di riferir male: pur lo fo perché tutta la colpa, se le cose non vanno bene, non cada sopra di me. A vostra excellentia humiliter mi raccomando.
17 Iulij 1523. Servitore Ludovico Ariosto.»

Date

17-07-1523