Il Segno di Ariosto. Autografi e carte ariostesche nell'Archivio di Stato di Modena.
Item
17. Lettera di Ludovico Ariosto ad Alfonso I d'Este. Castelnuovo, 28 maggio 1523.
Title
17. Lettera di Ludovico Ariosto ad Alfonso I d'Este. Castelnuovo, 28 maggio 1523.
Description
ASMo, Archivio segreto estense, Cancelleria, Archivio per materie, Letterati, b.3, fasc. 24. Edizione Angelo Stella 1984 n. 84.
«Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.
Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Hoggi alcuni modanesi, homini da bene e boni cittadini, e fra gli altri un Francesco Guidone il quale dice essere parente del Capitano Mesino dal Forno, venendo per andare alli Bagni, quando son stati a Frassanoro, dubitando di essere assassinati, hanno tolto in compagnia e scorta mastro Zan Iacomo Cantello con una grossa compagnia di gente; il quale mastro Zan Iacomo gli ha accompagnati fin 4 miglia appresso a San Pelegrino, poi gli disse che non ci era più pericolo, e li lasciò, e diede volta. Non furon slongati un tratto di balestra che furon assaltati da gli assassini che pur sono de la factione di mastro Zan Iacomo, che erano iti inanzi alla posta, et etiam da alcuni di quelli che li havevano accompagnati con mastro Zan Iacomo fin lì, li quali erano tornati indrieto, per modo che presero quel Guidone dicendoli che era de’ lor nimici, e li hanno tolto non solo quelli danari che gli hanno trovato adosso, ma anchora messoli taglia; sì che bisognò che li compagni, chi con 4, chi con sei ducati, e chi con più e chi con meno, lo riscodessono, ché dicevano di volerlo amazzare; e poi hanno levato anchora il resto de li danari c’havevan gli altri compagni. Son venuti a Castelnovo molto di malavoglia, e dànno la colpa che mastro Zan Iacomo sia stato consentiente di questo assassinamento, e molto si lamentano di lui. Io non credo già che la colpa sia di lui, se non quanto non può forse vietare alli suoi seguaci che facciano di simili mal opere; pur io gli ho scritto, e pregatolo che faccia ogni opera possibile per far restituire questi danari, e tanto più quanto la colpa è data a lui: non so quello che mi risponderà. N’ho voluto dar aviso a vostra excellentia, alla quale non voglio già dar ricordo di quello, ch’ ella sa meglio quello che debbe fare, che non so io; pur la certifico che né al bosco, né dentro alle terre, né sarrato in le case nessuno in questo paese è sicuro da li homicidi et assassini. Io fo fare ogni notte la guardia a questa casa, o ròcca che sia, dove habito, e ci fo dormire, oltra li miei famigli, sempre dui balestrieri, perché ogni dì son minacciato che mi verranno a tôrre questo prigione ch’io ci ho per forza. Et a vostra excellentia mi raccomando. Castelnovi, 28 Maij 1523. Servitore Ludovico Ariosto.»
«Illustrissimo et excellentissimo Domino Domino meo singularissimo Domino Duci Ferrariae. Ferrariae.
Illustrissimo et excellentissimo Signor mio. Hoggi alcuni modanesi, homini da bene e boni cittadini, e fra gli altri un Francesco Guidone il quale dice essere parente del Capitano Mesino dal Forno, venendo per andare alli Bagni, quando son stati a Frassanoro, dubitando di essere assassinati, hanno tolto in compagnia e scorta mastro Zan Iacomo Cantello con una grossa compagnia di gente; il quale mastro Zan Iacomo gli ha accompagnati fin 4 miglia appresso a San Pelegrino, poi gli disse che non ci era più pericolo, e li lasciò, e diede volta. Non furon slongati un tratto di balestra che furon assaltati da gli assassini che pur sono de la factione di mastro Zan Iacomo, che erano iti inanzi alla posta, et etiam da alcuni di quelli che li havevano accompagnati con mastro Zan Iacomo fin lì, li quali erano tornati indrieto, per modo che presero quel Guidone dicendoli che era de’ lor nimici, e li hanno tolto non solo quelli danari che gli hanno trovato adosso, ma anchora messoli taglia; sì che bisognò che li compagni, chi con 4, chi con sei ducati, e chi con più e chi con meno, lo riscodessono, ché dicevano di volerlo amazzare; e poi hanno levato anchora il resto de li danari c’havevan gli altri compagni. Son venuti a Castelnovo molto di malavoglia, e dànno la colpa che mastro Zan Iacomo sia stato consentiente di questo assassinamento, e molto si lamentano di lui. Io non credo già che la colpa sia di lui, se non quanto non può forse vietare alli suoi seguaci che facciano di simili mal opere; pur io gli ho scritto, e pregatolo che faccia ogni opera possibile per far restituire questi danari, e tanto più quanto la colpa è data a lui: non so quello che mi risponderà. N’ho voluto dar aviso a vostra excellentia, alla quale non voglio già dar ricordo di quello, ch’ ella sa meglio quello che debbe fare, che non so io; pur la certifico che né al bosco, né dentro alle terre, né sarrato in le case nessuno in questo paese è sicuro da li homicidi et assassini. Io fo fare ogni notte la guardia a questa casa, o ròcca che sia, dove habito, e ci fo dormire, oltra li miei famigli, sempre dui balestrieri, perché ogni dì son minacciato che mi verranno a tôrre questo prigione ch’io ci ho per forza. Et a vostra excellentia mi raccomando. Castelnovi, 28 Maij 1523. Servitore Ludovico Ariosto.»
Date
28-05-1523